Rifiuti illeciti alla cava Marcoli: parte dell’indagine raccontata da un finanziere
NOVARA, “Siamo stati chiamati a intervenire nelle indagini relative all’omicidio Marcoli da subito. Come Guardia di Finanza abbiamo avuto l’incarico di indagare su eventuali appalti per le imprese legate alla famiglia dell’imprenditore ucciso. Poi, ad agosto 2010 (il delitto è del gennaio precedente, ndr), terminata questa attività, ci è stato chiesto di indagare sulla cava, nel posto già esaminato anche dalla Forestale. Abbiamo coinvolto così la Provincia, l’Arpa e la Regione, Enti con maggiori conoscenze in materia rispetto alle nostre. Abbiamo anche scandagliato il laghetto con un sonar di una ditta esterna. Un’attività proseguita quasi tutti i giorni per settembre, ottobre e novembre”.
A parlare è un finanziere, testimone all’ultima udienza del processo relativo alla vicenda degli sversamenti illeciti nella cava Marcoli di Romentino. Una situazione venuta alla luce proprio nell’ambito delle indagini per l’omicidio. Alla sbarra si trovano 13 imputati, essenzialmente collaboratori o titolari di ditte che portavano rifiuti nella struttura romentinese. Tra loro anche il padre dell’imprenditore, Ezio Marcoli. Stando all’accusa, avrebbero smaltito circa 90mila metri cubi di materiale senza le necessarie autorizzazioni, in un periodo compreso tra il 2009 e il 2010. Quanto veniva svolto alla cava era in una chiavetta che uno degli odierni imputati, Mauro Ruaro, al tempo collaboratore contabile dei Marcoli, aveva consegnato agli inquirenti, in modo che potessero ricostruire gli accessi alla cava e i vari viaggi dei mezzi, ma anche le tipologie dei rifiuti depositati, tra cui anche il ‘caffè’, ossia le terre contaminate. Prossima udienza il 23 settembre.
mo.c.
NOVARA, “Siamo stati chiamati a intervenire nelle indagini relative all’omicidio Marcoli da subito. Come Guardia di Finanza abbiamo avuto l’incarico di indagare su eventuali appalti per le imprese legate alla famiglia dell’imprenditore ucciso. Poi, ad agosto 2010 (il delitto è del gennaio precedente, ndr), terminata questa attività, ci è stato chiesto di indagare sulla cava, nel posto già esaminato anche dalla Forestale. Abbiamo coinvolto così la Provincia, l’Arpa e la Regione, Enti con maggiori conoscenze in materia rispetto alle nostre. Abbiamo anche scandagliato il laghetto con un sonar di una ditta esterna. Un’attività proseguita quasi tutti i giorni per settembre, ottobre e novembre”.
A parlare è un finanziere, testimone all’ultima udienza del processo relativo alla vicenda degli sversamenti illeciti nella cava Marcoli di Romentino. Una situazione venuta alla luce proprio nell’ambito delle indagini per l’omicidio. Alla sbarra si trovano 13 imputati, essenzialmente collaboratori o titolari di ditte che portavano rifiuti nella struttura romentinese. Tra loro anche il padre dell’imprenditore, Ezio Marcoli. Stando all’accusa, avrebbero smaltito circa 90mila metri cubi di materiale senza le necessarie autorizzazioni, in un periodo compreso tra il 2009 e il 2010. Quanto veniva svolto alla cava era in una chiavetta che uno degli odierni imputati, Mauro Ruaro, al tempo collaboratore contabile dei Marcoli, aveva consegnato agli inquirenti, in modo che potessero ricostruire gli accessi alla cava e i vari viaggi dei mezzi, ma anche le tipologie dei rifiuti depositati, tra cui anche il ‘caffè’, ossia le terre contaminate. Prossima udienza il 23 settembre.
mo.c.