Chat pericolose

Ruba l’identità di un 15enne novarese morto per adescare una 13enne a Peschiera, incastrato da “Le Iene”

Il padre ha scoperto che la ragazza parlava con un "15enne" che le faceva delle domande molto spinte e che parlava spesso di sesso.

Ruba l’identità di un 15enne novarese morto per adescare una 13enne a Peschiera, incastrato da “Le Iene”
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Il padre ha notato che la figlia si comportava in modo strano e ha chiesto a un’amica di famiglia di aiutarlo per indagare. Servizio dei colleghi di primadituttoverona.it

 

La pericolosità delle chat

Una semplice conversazione sui social stava per trasformarsi in una violenza sessuale. La storia di Emily (nome di fantasia), di Peschiera del Garda, è stata raccontata da “Le Iene” ieri sera, martedì 13 ottobre 2020, che hanno aiutato l’amica del padre della 13enne ad incastrare un uomo che da mesi aveva iniziato a chattare con la minorenne su Instagram, fingendosi un 15enne.

I primi contatti

Come molte adolescenti, anche Emily ha trascorso una parte delle giornate di lockdown sui social network e in quel periodo era stata contattata da un utente che ha come foto del profilo il noto picchio dei cartoni animati. Fin qui tutto bene se non fosse che le conversazioni sono diventate sempre più spinte.

Emily purtroppo da anni ha perso la mamma e il padre, che si occupa amorevolmente di lei, ha notato che la figlia era diventata sempre più nervosa. Una notte il padre ha deciso di prendere il telefono della ragazza e di vedere se c’era qualcosa di strano che la potesse turbare e, infatti, trovò le conversazioni che la figlia aveva avuto con questo profilo. Il padre ha scoperto che lei parlava con un 15enne che le faceva delle domande molto spinte e che parlava spesso di sesso. Il padre ha deciso di parlare del fatto alla sua cara amica.

Ha usato la foto di un ragazzo deceduto

L’amica preoccupata propone al padre della 13enne di chattare con questa persona per cercare di scoprire chi si celava veramente dietro a quel profilo. Veronica Ruggeri, inviata de “Le Iene”, ha aiutato l’amica di famiglia nell’indagare sulla vicenda e, inserendo nel motore di ricerca la foto del ragazzo che l’utente aveva inviato alla minorenne, si scopre che la stessa appartiene a un ragazzo morto a causa di una grave malattia nel novarese. L’amica del padre decide di chiedere un incontro all’utente. L’uomo accetta e lo stesso ha spiegato alla minorenne che avrebbe potuto ospitarla un “suo amico adulto”, nello specifico un carabiniere e che, se per caso aveva intenzione di scappare di casa, lei poteva rimanere da lui. A una condizione però, per poter essere ospitata, questa persona chiedeva in cambio di avere un rapporto sessuale.

L’incontro con il malintenzionato

Nel servizio si vede quindi il giorno dell’incontro però l’uomo si trova davanti Veronica Ruggeri e l’amica del padre della minorenne. Di fronte alle accuse, l’uomo ha tentato di difendersi in diversi modi: prima ha dichiarato di aver capito che la 13enne in questione aveva bisogno di aiuto e di aver voluto appositamente inviare dei messaggi spinti per provocazione, solo per capire fino a che punto lei si sarebbe spinta. La versione poi è cambiata e ha ammesso di avere dei problemi, assicurando alle due donne che avrebbe contattato qualcuno per riuscire a risolverli. L’uomo ha voluto poi parlare in privato con l’amica di famiglia per cercare di evitare la denuncia.

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