‘Sconto’ in Appello per don Rasia: condanna a 4 anni

‘Sconto’ in Appello per don Rasia: condanna a 4 anni
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TORINO – Si è concluso martedì 7 luglio, a Torino, il processo d’Appello nei confronti di don Marco Rasia, 43 anni, sacerdote novarese accusato di violenza sessuale, anche su minori, arrestato il 12 aprile 2013 dalla Squadra Mobile di Novara in esecuzione di un’ordinanza del gip. Dopo aver trascorso un periodo ai domiciliari a casa dei genitori, ora si trova ospite di una comunità religiosa.
La scorsa settimana il procuratore generale aveva chiesto una condanna a cinque anni con le attenuanti, uno in meno rispetto a quanto ottenuto in primo grado a Novara, nell’aprile del 2014.

Martedì, la sentenza della Corte d’Appello. Il sacerdote, assistito dall’avvocato Cosimo Palumbo del foro di Torino, è stato condannato a 4 anni di reclusione, due in meno, quindi, rispetto allo scorso anno. Un risultato che è l’esito, soprattutto, dell’esclusione di un’aggravante che era stata riconosciuta a Novara, ossia quella dell’aver compiuto i fatti all’interno o nei pressi di oratori, e che ora è stata reputata insussistente. Il sacerdote ha iniziato un percorso di reinserimento, ragione che aveva portato l’accusa a chiedere la concessione delle attenuanti.
Stando alla difesa, come spiegato in primo e secondo grado, non esisterebbe nulla di provato e nulla che si possa definire come molestia sessuale. Una sola la parte civile, rappresentata dall’avvocato Giulia Vistoli: un ragazzo ora 23enne, che, a quanto risulta, sarebbe stato oggetto di molestie tra i 16 e i 18 anni e che ora dovrà essere risarcito del danno. “Sono state concesse le attenuanti – sostiene l’avvocato – ma la condanna ha comunque confermato quella parte che riguarda i fatti di cui è stato vittima il mio assistito, che per molto tempo, per questa vicenda, ha avuto problemi e ripercussioni”.
Coadiutore per 12 anni a Castelletto e negli ultimi tempi, prima dell’arresto, a Omegna, don Rasia si è sempre professato innocente sin da quando è emersa la storia. In tutte le occasioni, come spiegato dal difensore dell’epoca, aveva fornito elementi difensivi, spiegando la propria posizione. Gli episodi contestati al 43enne risalirebbero a diversi anni fa, alcuni anche agli inizi del 2000.

mo.c.

TORINO – Si è concluso martedì 7 luglio, a Torino, il processo d’Appello nei confronti di don Marco Rasia, 43 anni, sacerdote novarese accusato di violenza sessuale, anche su minori, arrestato il 12 aprile 2013 dalla Squadra Mobile di Novara in esecuzione di un’ordinanza del gip. Dopo aver trascorso un periodo ai domiciliari a casa dei genitori, ora si trova ospite di una comunità religiosa.
La scorsa settimana il procuratore generale aveva chiesto una condanna a cinque anni con le attenuanti, uno in meno rispetto a quanto ottenuto in primo grado a Novara, nell’aprile del 2014.

Martedì, la sentenza della Corte d’Appello. Il sacerdote, assistito dall’avvocato Cosimo Palumbo del foro di Torino, è stato condannato a 4 anni di reclusione, due in meno, quindi, rispetto allo scorso anno. Un risultato che è l’esito, soprattutto, dell’esclusione di un’aggravante che era stata riconosciuta a Novara, ossia quella dell’aver compiuto i fatti all’interno o nei pressi di oratori, e che ora è stata reputata insussistente. Il sacerdote ha iniziato un percorso di reinserimento, ragione che aveva portato l’accusa a chiedere la concessione delle attenuanti.
Stando alla difesa, come spiegato in primo e secondo grado, non esisterebbe nulla di provato e nulla che si possa definire come molestia sessuale. Una sola la parte civile, rappresentata dall’avvocato Giulia Vistoli: un ragazzo ora 23enne, che, a quanto risulta, sarebbe stato oggetto di molestie tra i 16 e i 18 anni e che ora dovrà essere risarcito del danno. “Sono state concesse le attenuanti – sostiene l’avvocato – ma la condanna ha comunque confermato quella parte che riguarda i fatti di cui è stato vittima il mio assistito, che per molto tempo, per questa vicenda, ha avuto problemi e ripercussioni”.
Coadiutore per 12 anni a Castelletto e negli ultimi tempi, prima dell’arresto, a Omegna, don Rasia si è sempre professato innocente sin da quando è emersa la storia. In tutte le occasioni, come spiegato dal difensore dell’epoca, aveva fornito elementi difensivi, spiegando la propria posizione. Gli episodi contestati al 43enne risalirebbero a diversi anni fa, alcuni anche agli inizi del 2000.

mo.c.

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