Sfascia i vetri di tredici auto per farsi arrestare

Sfascia i vetri di tredici auto per farsi arrestare
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GRAVELLONA TOCE - E’ tornata in libertà, al termine dell’udienza di convalida sabato 25, la 40enne albanese che, venerdì 24, aveva sfasciato i vetri di 13 auto per farsi arrestare. La donna, da tempo affetta da problemi psichici, ha sfasciato la prima auto, una Peugeot posteggiata in via Roma da un giovane di Omegna, alle 10,20 di venerdì. Poi era andata ad autodenunciarsi ai carabinieri della locale stazione chiedendo d’essere arrestata. Quando i militari le hanno spiegato che il reato appena confessato non era tale da giustificare l’arresto, ha dato in escandescenze. I carabinieri avevano telefonato al 118 che l’avevano portata al reparto d’Igiene mentale dell’ospedale Castelli. Da dove, dopo averla visitata e calmata, l’hanno dimessa. Tornata a Gravellona, la donna, nel pomeriggio di venerdì ha infranto i vetri di 13 auto parcheggiate all’esterno del centro commerciale “La Pineta” poi s’è ripresentata ai carabinieri, ai quali peraltro aveva preannunciato ciò che avrebbe fatto se non l’avessero arrestata, e ha chiesto di nuovo d’essere incarcerata. Questa volta i militari al comando del luogotenente Giovanni Martinella l’hanno “accontentata”, l’hanno rinchiusa nella camera di sicurezza fino all’udienza di convalida durante la quale il pubblico ministero, Fabrizio Argentieri, aveva chiesto l’obbligo di dimora nelle ore serali e notturne in attesa del processo, fissato per giovedì 30. Richiesta che il giudice Raffaella Zappatini non ha potuto accogliere perché la donna è senza fissa dimora. Ha potuto soltanto imporre l’obbligo di firma, sempre alla stazione di Gravellona Toce.

Dalla vicenda affiora una situazione di estremo disagio che affligge la donna da anni. I Servizi sociali l’avevano sistemata in un alloggio di comunità a Domodossola, dal quale s’era allontanata spontaneamente chiedendo ospitalità ad un amico di Gravellona. Il quale, però, l’aveva riaccompagnata a Domodossola perché, così aveva spiegato, gli creava problemi con i vicini. La 40enne s’era nuovamente allontanata ed era in attesa di una nuova sistemazione, sempre in un alloggio di comunità, a Possaccio (Verbania). Avrebbe bivaccato per qualche giorno a Gravellona, non più dall’amico che non era più disposto ad ospitarla, ma in giro fino al doppio tentativo di farsi arrestare.

Mauro Rampinini

GRAVELLONA TOCE - E’ tornata in libertà, al termine dell’udienza di convalida sabato 25, la 40enne albanese che, venerdì 24, aveva sfasciato i vetri di 13 auto per farsi arrestare. La donna, da tempo affetta da problemi psichici, ha sfasciato la prima auto, una Peugeot posteggiata in via Roma da un giovane di Omegna, alle 10,20 di venerdì. Poi era andata ad autodenunciarsi ai carabinieri della locale stazione chiedendo d’essere arrestata. Quando i militari le hanno spiegato che il reato appena confessato non era tale da giustificare l’arresto, ha dato in escandescenze. I carabinieri avevano telefonato al 118 che l’avevano portata al reparto d’Igiene mentale dell’ospedale Castelli. Da dove, dopo averla visitata e calmata, l’hanno dimessa. Tornata a Gravellona, la donna, nel pomeriggio di venerdì ha infranto i vetri di 13 auto parcheggiate all’esterno del centro commerciale “La Pineta” poi s’è ripresentata ai carabinieri, ai quali peraltro aveva preannunciato ciò che avrebbe fatto se non l’avessero arrestata, e ha chiesto di nuovo d’essere incarcerata. Questa volta i militari al comando del luogotenente Giovanni Martinella l’hanno “accontentata”, l’hanno rinchiusa nella camera di sicurezza fino all’udienza di convalida durante la quale il pubblico ministero, Fabrizio Argentieri, aveva chiesto l’obbligo di dimora nelle ore serali e notturne in attesa del processo, fissato per giovedì 30. Richiesta che il giudice Raffaella Zappatini non ha potuto accogliere perché la donna è senza fissa dimora. Ha potuto soltanto imporre l’obbligo di firma, sempre alla stazione di Gravellona Toce.

Dalla vicenda affiora una situazione di estremo disagio che affligge la donna da anni. I Servizi sociali l’avevano sistemata in un alloggio di comunità a Domodossola, dal quale s’era allontanata spontaneamente chiedendo ospitalità ad un amico di Gravellona. Il quale, però, l’aveva riaccompagnata a Domodossola perché, così aveva spiegato, gli creava problemi con i vicini. La 40enne s’era nuovamente allontanata ed era in attesa di una nuova sistemazione, sempre in un alloggio di comunità, a Possaccio (Verbania). Avrebbe bivaccato per qualche giorno a Gravellona, non più dall’amico che non era più disposto ad ospitarla, ma in giro fino al doppio tentativo di farsi arrestare.

Mauro Rampinini

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