Spaccio di droga nella Lomellina: uno dei canali di rifornimento era nel Novarese
NOVARA, Spacciavano droga e il ricavato lo utilizzavano nella ristrutturazione di bar e locali. E’ l’esito di un’operazione, seguito di un'indagine della scorsa estate (operazione che aveva portato all’arresto di 45 persone per associazione a delinquere volta al traffico di armi, una realtà dedita anche a rapine, danneggiamenti e incendi), condotta nelle prime ore di oggi dai Carabinieri di Vigevano, coadiuvati dalle Compagnie di Novara e di Stradella (PV). Il gruppo aveva preso il controllo dello smercio di cocaina nei locali di Vigevano e della Lomellina.
Uno dei canali di rifornimento della droga, come emerso, giungeva anche dal Novarese. Il 21 marzo, i militari di Vigevano, coadiuvati da quelli delle Compagnie di Novara e Stradella, hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Pavia, nei confronti di 18 soggetti (indagandone in stato di libertà, nell’ambito dello stesso procedimento altri 23), resisi responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti. Tra le persone oggetto di perquisizione due si sono aggiunte agli arrestati perché trovate in possesso di quantitativi di stupefacente (cocaina) tali da non poterne giustificare la detenzione per uso personale, portando così il numero delle persone sottoposte a limitazione della libertà personale a 20. Un totale che, sommando le due fasi dell’operazione, arriva a 65 arrestati e quasi 90 denunciati in stato di libertà.
Come quanto accaduto a luglio, anche questa “costola” di indagine, ha confermato trattarsi a tutti gli effetti di un modello criminale che ha tentato di assumere il pieno controllo della città ducale, grazie ad una marcata penetrazione nel tessuto sociale e commerciale e “con aderenze in alcuni settori della pubblica amministrazione – si legge in una nota dei carabinieri - che ne hanno amplificato la pericolosità”. Questa parte di attività investigativa è stata denominata “Coffe time” in quanto nel linguaggio allusivo intercorso tra gli spacciatori e i loro clienti spesso per fissare l’appuntamento per gli acquisti di droga dicevano frasi del tipo: “…il tempo di un caffè”, ci vediamo tra dieci minuti per il caffè” ecc…, dove i minuti indicavano il numero di grammi di cocaina richiesti.
Fulcro dello spaccio a Vigevano era zona Piazza Mercato e in particolare “un pub, frequentatissimo, ma anche altri due bar del centro e l’esterno di almeno due pizzerie”. “In particolare – spiegano i militari nella loro ricostruzione - mentre nei pub e nei bar avveniva lo smercio della cocaina, anche ad opera dei proprietari, presso le due pizzerie avveniva, ad opera dei soli pizzaioli – rilevano i Carabinieri - e ad insaputa dei proprietari, lo smercio della marijuana”. L’operazione, in fase di riscontro, ha già consentito l’arresto in flagranza di reato di 15 persone e la denuncia in stato di libertà di altre 3, il recupero di numerose armi: 9 pistole, 1 fucile semiautomatico, 1 fucile “a canne mozze”, 1 fucile a pompa, 4 carabine con sistemi di precisione ottici (armi sequestrate, sia corte che lunghe, con matricola abrasa o provento di furto), 1 penna/pistola, una bomba artigianale, migliaia di cartucce e proiettili, nonché passamontagna e maschere per compiere rapine.
L’operazione ha puntato prima a recuperare tutte le armi in possesso del gruppo, per renderlo meno pericoloso e quindi ha sviluppato la parte relativa allo spaccio. I militari hanno individuato i canali di rifornimento della cocaina e arrestato in flagranza gli indagati. Il giro di spaccio emerso era di cinque chilogrammi di marijuana a settimana e di circa due chilogrammi di cocaina al mese. Sono stati prudentemente operati alcuni riscontri che hanno permesso complessivamente il sequestro di 3 chilogrammi di marijuana e di un chilogrammo di cocaina pura, nonché il sequestro di denaro in contante. Il denaro ricavato dalla droga veniva riciclato nell’acquisto e nella ristrutturazione dei locali (in particolare bar), nell’acquisto di auto di grossa cilindrata e nell’acquisto di armi clandestine da vendere o utilizzare nella commissione di reati più gravi. L’indagine ha interessato non solo la città ma anche altri comuni limitrofi, a testimonianza della capillarità della rete gestita dai soggetti indagati, centinaia di acquirenti già noti consumatori di stupefacenti emersi nel corso di pregresse attività di indagine.
Il fatto di essere alcuni di loro titolari di locali, o comunque impegnati in attività lavorative a contatto con il pubblico, ha permesso a questi di sviluppare un notevole volume d’affari quantificabile nell’ordine dei 150-250 grammi di cocaina venduta settimanalmente a un prezzo variabile tra i 70 e i 90 euro al grammo. La marijuana invece veniva venduta a mezzo chilo per volta ad un prezzo di 1500. Il gruppo criminale che controllava lo spaccio della cocaina e marijuana in città era composto da circa 40 soggetti tra fornitori, organizzatori, spacciatori all’ingrosso e “cavallini” per lo spaccio al dettaglio. Due i canali di rifornimento principali, uno a Santa Maria la Versa (PV) capeggiato da un albanese, all’apparenza imprenditore edile, “ma di fatto ben inserito nel mondo del narcotraffico, l’altro nel Novarese”.
mo.c.
NOVARA, Spacciavano droga e il ricavato lo utilizzavano nella ristrutturazione di bar e locali. E’ l’esito di un’operazione, seguito di un'indagine della scorsa estate (operazione che aveva portato all’arresto di 45 persone per associazione a delinquere volta al traffico di armi, una realtà dedita anche a rapine, danneggiamenti e incendi), condotta nelle prime ore di oggi dai Carabinieri di Vigevano, coadiuvati dalle Compagnie di Novara e di Stradella (PV). Il gruppo aveva preso il controllo dello smercio di cocaina nei locali di Vigevano e della Lomellina.
Uno dei canali di rifornimento della droga, come emerso, giungeva anche dal Novarese. Il 21 marzo, i militari di Vigevano, coadiuvati da quelli delle Compagnie di Novara e Stradella, hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Pavia, nei confronti di 18 soggetti (indagandone in stato di libertà, nell’ambito dello stesso procedimento altri 23), resisi responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti. Tra le persone oggetto di perquisizione due si sono aggiunte agli arrestati perché trovate in possesso di quantitativi di stupefacente (cocaina) tali da non poterne giustificare la detenzione per uso personale, portando così il numero delle persone sottoposte a limitazione della libertà personale a 20. Un totale che, sommando le due fasi dell’operazione, arriva a 65 arrestati e quasi 90 denunciati in stato di libertà.
Come quanto accaduto a luglio, anche questa “costola” di indagine, ha confermato trattarsi a tutti gli effetti di un modello criminale che ha tentato di assumere il pieno controllo della città ducale, grazie ad una marcata penetrazione nel tessuto sociale e commerciale e “con aderenze in alcuni settori della pubblica amministrazione – si legge in una nota dei carabinieri - che ne hanno amplificato la pericolosità”. Questa parte di attività investigativa è stata denominata “Coffe time” in quanto nel linguaggio allusivo intercorso tra gli spacciatori e i loro clienti spesso per fissare l’appuntamento per gli acquisti di droga dicevano frasi del tipo: “…il tempo di un caffè”, ci vediamo tra dieci minuti per il caffè” ecc…, dove i minuti indicavano il numero di grammi di cocaina richiesti.
Fulcro dello spaccio a Vigevano era zona Piazza Mercato e in particolare “un pub, frequentatissimo, ma anche altri due bar del centro e l’esterno di almeno due pizzerie”. “In particolare – spiegano i militari nella loro ricostruzione - mentre nei pub e nei bar avveniva lo smercio della cocaina, anche ad opera dei proprietari, presso le due pizzerie avveniva, ad opera dei soli pizzaioli – rilevano i Carabinieri - e ad insaputa dei proprietari, lo smercio della marijuana”. L’operazione, in fase di riscontro, ha già consentito l’arresto in flagranza di reato di 15 persone e la denuncia in stato di libertà di altre 3, il recupero di numerose armi: 9 pistole, 1 fucile semiautomatico, 1 fucile “a canne mozze”, 1 fucile a pompa, 4 carabine con sistemi di precisione ottici (armi sequestrate, sia corte che lunghe, con matricola abrasa o provento di furto), 1 penna/pistola, una bomba artigianale, migliaia di cartucce e proiettili, nonché passamontagna e maschere per compiere rapine.
L’operazione ha puntato prima a recuperare tutte le armi in possesso del gruppo, per renderlo meno pericoloso e quindi ha sviluppato la parte relativa allo spaccio. I militari hanno individuato i canali di rifornimento della cocaina e arrestato in flagranza gli indagati. Il giro di spaccio emerso era di cinque chilogrammi di marijuana a settimana e di circa due chilogrammi di cocaina al mese. Sono stati prudentemente operati alcuni riscontri che hanno permesso complessivamente il sequestro di 3 chilogrammi di marijuana e di un chilogrammo di cocaina pura, nonché il sequestro di denaro in contante. Il denaro ricavato dalla droga veniva riciclato nell’acquisto e nella ristrutturazione dei locali (in particolare bar), nell’acquisto di auto di grossa cilindrata e nell’acquisto di armi clandestine da vendere o utilizzare nella commissione di reati più gravi. L’indagine ha interessato non solo la città ma anche altri comuni limitrofi, a testimonianza della capillarità della rete gestita dai soggetti indagati, centinaia di acquirenti già noti consumatori di stupefacenti emersi nel corso di pregresse attività di indagine.
Il fatto di essere alcuni di loro titolari di locali, o comunque impegnati in attività lavorative a contatto con il pubblico, ha permesso a questi di sviluppare un notevole volume d’affari quantificabile nell’ordine dei 150-250 grammi di cocaina venduta settimanalmente a un prezzo variabile tra i 70 e i 90 euro al grammo. La marijuana invece veniva venduta a mezzo chilo per volta ad un prezzo di 1500. Il gruppo criminale che controllava lo spaccio della cocaina e marijuana in città era composto da circa 40 soggetti tra fornitori, organizzatori, spacciatori all’ingrosso e “cavallini” per lo spaccio al dettaglio. Due i canali di rifornimento principali, uno a Santa Maria la Versa (PV) capeggiato da un albanese, all’apparenza imprenditore edile, “ma di fatto ben inserito nel mondo del narcotraffico, l’altro nel Novarese”.
mo.c.