Processo

Strage Mottarone: il piccolo Eitan risarcito con oltre 3 milioni “esce” dal processo

"Alla fine i veri condannati siamo noi che per tutta la vita ci porteremo avanti rabbia e dolore"

Strage Mottarone: il piccolo Eitan risarcito con oltre 3 milioni “esce” dal processo
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Martedì 27 febbraio, sempre a Fondotoce, è proseguita a porte chiuse l’udienza preliminare davanti alla gup Rosa Maria Fornelli chiamata, come primo atto, a pronunciarsi sull’ammissione o no delle parti civili: 10 le richieste avanzate e, tra loro, quelle di Regione Piemonte e Comune di Stresa, che sono proprietari dell’impianto e si ritengono danneggiati, e dell’Anmil. La decisione del gup sulla ammissibilità delle parti civili arriverà però nella prossima udienza, fissata per il 12 marzo.

Il piccolo Eitan

Intanto è stato interamente risarcito Eitan, l’unico superstite che oggi ha 9 anni e che nel crollo della funivia perse i genitori, il fratellino e i bisnonni materni. Assistito dall’avvocato Fabrizio Ventimiglia, che ha ritirato la costituzione di parte civile ed espresso soddisfazione, riceverà un risarcimento di oltre 3 milioni. Ammonta a una cifra che varia tra i 25 e i 30 milioni la somma totale dei risarcimenti versati ai parenti delle 14 vittime. Una cifra stanziata da Leitner e da Reale Mutua, l’assicurazione delle Ferrovie del Mottarone.

La procuratrice capo di Verbania Olimpia Bossi e la sostituta Laura Carrera hanno già chiesto di mandare a giudizio sei persone e due società. Si tratta dell’ex gestore della funivia Luigi Nerini, dell’ex capo servizio, il borgomanerese Gabriele Tadini, dell’ex direttore di esercizio Enrico Perocchio, di Anton Seeber, presidente del Cda di Leitner Spa, di Martin Leitner e Peter Rabanser, consigliere delegato e addetto al customer care della società altoatesina, e delle società Funivie del Mottarone Srl e Leitner Spa. Le accuse per tutti sono disastro, omicidio e lesioni gravissime. Per Nerini, Tadini e Perocchio anche attentato alla sicurezza dei trasporti e rimozione di cautele contro gli infortuni, mentre per Tadini e Perocchio pure di falso per non aver annotato sui registri guasti e anomalie.

La ricostruzione

Le indagini dei carabinieri e della procura avevano consentito di risalire alle cause delle strage, come poi avvalorato dai periti nelle conclusioni della lunga fase di incidente probatorio: 1.000 pagine di fascicolo. Quella domenica verso mezzogiorno, stando a quanto ricostruito sin qui, la cabina era precipitata nel bosco quando era a pochi metri della vetta a causa della fune traente che si era spezzata per via dell’usura e del logorio e per i forchettoni rossi inseriti per disattivare il sistema frenante ed evitare, in questo modo, i ripetuti blocchi dell’impianto che si erano già verificati in passato. Questo, secondo la procura e secondo le complesse perizie tecniche e stando a quanto avrebbe raccontato agli inquirenti il borgomanerese Tadini, che poche ore dopo la tragedia avrebbe confessato l’inserimento dei ceppi. Il suo avvocato, Marcello Perillo, martedì 27 ha chiesto l’esclusione dalle parti civili di chi è già stato rimborsato e di sapere chi, tra Regione e Comune di Stresa, è proprietario dell’impianto «perché ha adempimenti importanti». A breve giro ha risposto la sindaca Marcella Severino: «E’ della Regione». Il gup ha fissato un fittissimo calendario, con udienze ogni due settimane a partire dal 12 marzo e fino almeno al 4 giugno 2024.

L’altro giorno hanno colpito le parole di Vincenza Minutella, mamma di Silvia Manati, una delle 14 vittime, presente a Fondotoce: «Alla fine i veri condannati siamo noi che per tutta la vita ci porteremo avanti rabbia e dolore». Intanto l’assessore regionale Matteo Marnati ha confermato che «l’obiettivo resta riaprire la funivia per l’estate 2025». In arrivo ci sarebbero 20 milioni di finanziamento da Governo e Regione.

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