Ha 15 anni

Torino “sposa bambina” chiama disperata il Telefono Azzurro: nozze annullate

L'adolescente ha anche denunciato i maltrattamenti per obbligarla a sposare uno sconosciuto molto più vecchio di lei.

Torino “sposa bambina” chiama disperata il Telefono Azzurro: nozze annullate
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Sposa bambina si ribella e chiama il Telefono Azzurro: intervento delle autorità, nozze annullate e condannata la madre degenere che aveva promesso la propria figlia a uno sconosciuto.

Lo riportano i colleghi di primaTorino.it 

Aveva solamente quindici anni

I fatti avvengono in una famiglia di egiziani residenti a Torino: all’epoca, Rachida aveva 15 anni e conduceva una vita normale tra scuola e le amicizie tipiche dell’adolescenza. Ma un giorno la madre l’ha promessa in sposa ad un uomo molto più vecchio di lei e sconosciuto. Alla malcapitata ragazzina non sarebbe più stato permesso di incontrare le amiche o di vestirsi come voleva. E, se protestava, veniva maltrattata e perfino segregata in casa. Quando usciva doveva essere sempre in compagnia di un parente. Usanze tribali di violenza sulle donne, che resistono nei Paesi del Terzo Mondo ma che non dovrebbero avere cittadinanza in una società libera ed emancipata come la nostra. Eppure… Eppure il fenomeno delle spose-bambine e dei maltrattamenti femminili, purtroppo, non di rado balza agli onori della cronaca.

Disperata, chiama il Telefono Azzurro

Notevole la prontezza d’animo della giovanissima, comunque: al culmine della disperazione ha chiamato il Telefono Azzurro. Lapidaria la comunicazione all’operatore: “Ho 15 anni, fra due giorni mi sposo. Non so con chi. Mia mamma mi obbliga ma io non voglio“. Subito è partita una segnalazione agli organi competenti, poi della pratica si sono interessati la Questura e il Tribunale dei Minori. Le nozze obbligate sono state annullate e la vicenda giunge oggi a compimento: il processo alla madre-aguzzina. La donna è stata condannata a 16 mesi di reclusione, periodo detentivo che quasi sicuramente sconterà agli arresti domiciliari. Sperabile che la figlia, nel frattempo, non debba vivere nella stessa casa della madre… La pubblica accusa (Pm Dionigi Tibone) aveva chiesto una pena più severa, due anni, ma il Tribunale l’ha ridotta.

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