Processo

Tragedia del Mottarone: chiesta la riformulazione dei capi d'accusa

La gup ha sostanzialmente accolto le tesi difensive, chiedendo di l’aggravante della violazione delle norme antinfortunistica

Tragedia del Mottarone: chiesta la riformulazione dei capi d'accusa
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Tragedia del Mottarone: in aula la gup ha chiesto di riformulare i capi d'accusa nei confronti delle persone e delle società indagate per poter proseguire con il procedimento penale.

L'intervento della gup: "Riformulate le accuse"

Martedì 23 luglio al tribunale di Verbania era in programma l’ultima e attesa udienza preliminare, quella dove avrebbe dovuto esprimersi la gup, per la tragedia del Mottarone. Nel 2021 la cabina numero 3 della funivia, giunta a pochi metri dalla vetta, cadde nel bosco sottostante per la rottura della fune traente usurata e perché l’entrata in funzione dei freni di emergenza che avrebbero potuto scongiurare il disastro, era stata inibita tramite l’inserimento di apposite ganasce. Dopo le arringhe delle difese, l’altro giorno è stata dunque la volta della gup Rosa Maria Fornelli, che al termine della camera di consiglio durata poco più di un’ora non si è pronunciata sulle richieste di rinvio a giudizio formulate dalla procura. Accogliendo le tesi difensive, ha chiesto, invece, alla procuratrice capo facente funzioni Olimpia Bossi di riformulare i capi d’accusa, togliendo l’aggravante della violazione delle norme antinfortunistica e di definire con precisione se si contestano reati di natura dolosa oppure colposa.

Il rischio di "indeterminatezza"

La nuova udienza è stata fissata per il 12 settembre: se i pm non raccoglieranno la sollecitazione del giudice, il fascicolo verrà restituito alla procura per indeterminatezza nelle accuse. La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per Luigi Nerini, titolare della ex concessionaria della funivia, Gabriele Tadini, il caposervizio di Borgomanero cui è stato negato il patteggiamento e che aveva ammesso di aver messo i “forchettoni”, Enrico Perocchio, l’ingegnere biellese direttore d’esercizio che era l’unico presente in aula, Martin Leitner, consigliere delegato di Leitner e Peter Rabanser, responsabile del customer service della stessa azienda. Insieme a loro anche per Funivia del Mottarone e Leitner, le due società coinvolte. Era stato chiesto il proscioglimento, invece, per il presidente del Cda della multinazionale di Vipiteno, Anton Seeber.

Le posizioni degli accusati

Nelle udienze precedenti, va ricordato, i legali degli accusati avevano sostanzialmente contestato i capi d’imputazione, negando ogni responsabilità. L’impostazione della pubblica accusa, insomma, a loro dire non reggerebbe. Secondo il pool difensivo di Leitner “la causa unica, precisa ed accertata dell’incidente è stata la rimozione dei freni di sicurezza. L’evento lesivo non discende in alcun modo dall’attività di manutenzione, che l’azienda di Vipiteno ha puntualmente svolto”. Per il difensore di Nerini “l’esercente non era la figura preposta a verificare che il trasporto che gestisce con la sua impresa fosse sicuro”. Sono cinque in tutto dunque, più le due società, i soggetti nei confronti dei quali Bossi e la sostituta Laura Carrera, avevano chiesto il rinvio a giudizio con le accuse a vario titolo di disastro, attentato ai trasporti, omicidio plurimo colposo e lesioni gravissime del piccolo sopravvissuto; a Nerini, Perocchio e Tadini viene contestata anche la rimozione di cautele contro gli infortuni, a Perocchio e Tadini il falso nella gestione dei registri dell’impianto. Sulla vicenda c’è stata una maxi perizia discussa con la formula dell'incidente probatorio, mentre sul tema dei risarcimento, pur dichiarandosi estranea a qualsiasi profilo di responsabilità, Leitner ne ha offerto in anticipo uno “maxi” ai congiunti delle vittime, mentre l’impresa in liquidazione di Nerini ha messo a disposizione 10 milioni di euro. Per conto del Comune di Stresa, parte civile, l’avvocato Riccardo Tacca aveva riferito che non è ancora stato raggiunto un accordo con Leitner e va rimarcato che anche la Regione, comproprietaria dell’impianto, si è costituita parte civile, così come alcuni famigliari, non di primo grado.

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