Truffavano anziani in Italia e all’estero: chieste sette condanne in abbreviato
NOVARA – Cinque anni e cinque mesi per Ryszars e Zofia Lakatosz, considerati dagli inquirenti tra i promotori della presunta organizzazione criminale di rom di origine polacca che si sarebbe dedicata a truffe ai danni di anziani e quattro anni, invece, per tutti gli altri a processo in abbreviato davanti al gup Elena Ceriotti, ossia Barbara e Sara Lakatosz, Samuel Kovalski, Ursula Sabo e Mirko Kopacsz.
Sono le condanne chieste, in Tribunale a Novara, dal pm Ciro Caramore, per la vicenda relativa all’operazione “Caro nipote”. Un’indagine che, coordinata dalla locale Procura, nel luglio dello scorso anno, aveva portato a scoprire, con i Carabinieri di Genova, 253 truffe ai danni di anziani tra Italia, Svizzera, Repubblica Ceca, Canada, Usa, Germania e Svezia. Serie di colpi che avevano fruttato oltre un milione di euro.
NOVARA – Cinque anni e cinque mesi per Ryszars e Zofia Lakatosz, considerati dagli inquirenti tra i promotori della presunta organizzazione criminale di rom di origine polacca che si sarebbe dedicata a truffe ai danni di anziani e quattro anni, invece, per tutti gli altri a processo in abbreviato davanti al gup Elena Ceriotti, ossia Barbara e Sara Lakatosz, Samuel Kovalski, Ursula Sabo e Mirko Kopacsz.
Sono le condanne chieste, in Tribunale a Novara, dal pm Ciro Caramore, per la vicenda relativa all’operazione “Caro nipote”. Un’indagine che, coordinata dalla locale Procura, nel luglio dello scorso anno, aveva portato a scoprire, con i Carabinieri di Genova, 253 truffe ai danni di anziani tra Italia, Svizzera, Repubblica Ceca, Canada, Usa, Germania e Svezia. Serie di colpi che avevano fruttato oltre un milione di euro.
Base operativa, in Italia, sarebbe stata proprio Novara, in particolare tra il campo di Agognate e l’abitazione posta all’angolo tra corso Trieste e strada Due Ponti, a S. Agabio. Dei 71 iniziali indagati sono, al momento, già arrivati nelle aule di giustizia in nove. Il processo si è già, infatti, scisso in due parti. In due stanno seguendo il rito ordinario, con dibattimento e discussione; gli altri sette, invece, quelli dell’udienza di giovedì, sono ricorsi al rito abbreviato (procedimento che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena).
Stando a quanto emerse dalle indagini (avviate nel 2010 a seguito della denuncia di una vittima) i componenti si sarebbero spacciati per nipoti, cugini e parenti di persone in genere anziane e sole, e avrebbero detto di avere necessità di denaro, di un aiuto economico. Per l’accusa avrebbero puntato subito a persone con qualche anno in più, senza alcun famigliare e, spesso, anche ammalate. Le avrebbero scelte da nomi sulle rubriche del telefono, nomi particolari che, per loro, indicavano una certa età, come ‘Cesira’ o ‘Ernestina’. La truffa iniziava con una telefonata: «Zia come stai? Mi riconosci?». Dopo aver conquistato la loro fiducia, con altri complici, le avrebbero derubate dei risparmi, di denaro, polizze in pegno e gioielli.
I sette del rito abbreviato sono seguiti dagli avvocati Andrea La Francesca di Novara e William Voarino di Torino, legali che hanno chiesto per i propri assistiti l’assoluzione per il reato associativo. «Per noi non sussiste in alcun modo l’organizzazione – sostiene l’avvocato La Francesca – Non ci sono prove dell’associazione a delinquere». L’udienza è stata aggiornata al 7 luglio per eventuali repliche e per la sentenza. Il processo ordinario, che riguarda, invece, Jan Lakatosz e Maria Kierpacz, sempre assistiti dall’avvocato La Francesca, riprenderà il 6 ottobre. All’ultima udienza è stato affidato l’incarico al perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, molte delle quali in lingua rom (stando alle indagini esisteva un vero e proprio call center, che chiamava ogni giorno dalla Polonia numerose anziane, che sarebbero state poi le vittime della presunta banda).
Monica Curino
Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 23 maggio