Tutto esaurito per Lino Guanciale al Maggiore con “After Miss Julie”

Tutto esaurito per Lino Guanciale al Maggiore con “After Miss Julie”
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Hanno conquistato gli spettatori del piccolo schermo con il poliziesco in salsa mistery “La Porta Rossa” in onda sulla Rai. Ora sono di nuovo insieme, ma sul palco. Lino Guanciale e Gabriella Pession stasera, giovedì 12 dicembre, alle 21 protagonisti al Centro Eventi “Il Maggiore” di Verbania con lo spettacolo “After Miss Julie” inserito nella rassegna “Prosa e…”. Tutto esaurito per la pièce in riallestimento in riva al lago dallo scorso fine settimana, come ha voluto il direttore Renata Rapetti: «Il Maggiore deve diventare una casa per molte compagnie che qui provano e riallestiscono le loro produzioni per poi ripartire con la tournée». Così è stato per questo spettacolo firmato dal Teatro Franco Parenti con la regia di Giampiero Solari: è la prima messinscena in Italia di “After Miss Julie” di Patrick Marber, sceneggiatore già candidato all’Oscar 2005 per “Closer”: una trasposizione moderna, drammatica e seduttiva del classico di Strindberg, costruita attorno alla figura di Miss Julie, nata e cresciuta in una famiglia dell’alta società inglese. Julie vuole fuggire dalla sua vita di agio eipocrisie; vittima dell’eredità della sua anacronistica posizione, è una outsider della nuova società europea. I rapporti tra classi, l’emancipazione femminile e la liberazione sessuale sono al centro dell’opera.

Una nuova ambientazione quella che proponete con questa produzione.

«Marber - ci dice al telefono Lino Guanciale – ha calato la vicenda nell’Inghilterra del 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo la vittoria dei laburisti. Molto oculata la scelta del nostro regista che si è collocato nello stesso periodo storico, ambientandola però al tempo della liberazione di Milano. Una scelta che contribuisce a esaltare il contrasto tra classi sociali e partiti politici e aiuta a colorare meglio il rapporto erotico e di contrapposizione tra i due protagonisti».

Gabriella Pession è la Signorina Giulia, giovane donnadell’alta società italiana che decide di abbandonarsi alla trasgressione: tra le sue “vittime” c’è Gianni, il giovane autista e capo della servitù sedotto in maniera ossessiva dalla Signorina Giulia che usa il suo ruolo da “padrona di casa”. E nei panni di Gianni c’è Lino Guanciale.

Quali sono i tratti caratteristici del personaggio che interpreti?

«Gianni è un uomo non istruito, un autodidatta, ma rispetto ai servi della casa è il più colto e avanti intellettualmente, anche in virtù del rapporto quasi filiale con il padrone di casa. Quell’astio sociale che prova nasconde anche un forte germe maschilista. E in lui ritrovo quelle caratteristiche che ancora oggi permeano spesso i rapporti tra i due sessi. Un personaggio nuovo per me: ho cercato di fare leva sul suo lato simpatico, senza perdere di vista quello che di meschino c’è in lui. E per un motivo preciso: saperriconoscere questo germe e prenderne atto è il primo modo per superarlo prima che generi quelle tragedie che ancora oggi sono all’ordine del giorno. Chi si macchia di femminicidio non è un mostro alieno, perché quella creatura purtroppo è dentro di noi».

Grande la tua intesa artistica con Gabriella Pession. Dalla tv al teatro.

«Sì, vero. Io sono nato in teatro e qui continuo a lavorare, anche con la mia prima regia. Per Gabriella era una sfida. Si è buttata a capofitto con tenacia e determinazione raggiungendo grandi risultati ripagati dall’affetto del pubblico».

In un Paese in cui tanti teatri chiudono quella del Maggiore è una bellissima avventura che va controcorrente.

«Non solo, è un posto stupendo. Il luogo ideale per accogliere le compagnie: dalla sala prove al palco all’organizzazione, tutto è perfetto. Per di più in un paesaggio da favola, con una architettura ardita che fa specchiare nel lago l’immagine del teatro. Che non è qualcosa di polveroso: è un evergreren sempre giovane».

Una domanda è d’obbligo. Tornerà “La Porta Rossa’”? I fan sono in fremente attesa.

«Ci sarà la terza stagione, questo è sicuro. Ma il capitolo finale dovrà essere perfetto a livello di sceneggiatura. E non deluderà».

Eleonora Groppetti

 

 

 

 

 

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