«Una rotonda in meno e rinasce Casa Bossi»

«Una rotonda in meno e rinasce Casa Bossi»
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NOVARA - Il messaggio è chiaro: «Una rotonda in meno e si recupera Casa Bossi». Esplicito come sempre Vittorio Sgarbi, critico e storico dell’arte, venerdì scorso in visita a Novara ospite del Comitato d’Amore. Invitato a parlare del suo libro, “La Costituzione e la Bellezza”, scritto insieme al giurista Michele Ainis, ne approfitta per una full immersion nel patrimonio artistico della città. Parte da Lumellogno, dove è attratto da una pala di Tanzio da Varallo, “La Vergine col Bambino adorata dai Santi Domenico e Francesco” conservata nella chiesa parrocchiale. Poi a Novara. In Duomo e nel palazzo della Curia, con una guida d’eccezione: il vescovo Franco Giulio Brambilla. Un corteo che si sposta di tesoro in tesoro: con lui anche il sindaco Alessandro Canelli e Roberto Tognetti, presidente del Comitato d’Amore per Casa Bossi. La Cattedrale antonelliana è “setacciata” in ogni suo anfratto da Sgarbi che, con l’aiuto di una pila, ne illumina i particolari. Poi in Vescovado dove monsignor Brambilla gli omaggia il libro “La Parete Gaudenziana” dedicato all'affresco del Santuario di Santa Maria delle Grazie a Varallo Sesia di cui ha curato il progetto. Vuole ammirare i quadri di Filippo Abbiati: per queste opere è venuto a Novara. «Ha fatto il giro classico – ci dice Francesca Bergamaschi, la guida che lo ha accompagnato –: nell’atrio del palazzo vescovile ha ammirato i quadroni di Abbiati, parte di un ciclo che ne comprendeva 31. Altri Abbiati li ha visti in Duomo dove è stato affascinato dal quadro del Guercino e dal mosaico pavimentale, dalla Sacrestia del Lanino e dalla Cappella di San Siro». Poi la visita ancora in Vescovado nella Sala della Maddalena e in appartamenti non aperti al pubblico, «stanze che monsignor Brambilla non utilizza dal punto di vista istituzionale» e che, chiosa il Vescovo, «io ho lasciato, prima di papa Francesco!». Quadri, affreschi, sculture: esamina, commenta e racconta, affascinato da quanto osserva. Come quel dipinto che attribuisce al Cerano («fa parte – ancora Bergamaschi – di opere non ancora catalogate»). Dai Fiammenghini alla collocazione della nuova urna di Sant’Agabio. Esce. La vista della Cupola antonelliana lo esalta. E chiama il suo autista che, entrando in via XX Settembre, poco prima aveva definito Novara brutta. «Ma che brutta, è una bella città. Guardate che spettacolo. Neanche a Isfahan in Persia!». Vuole andare a rivedere il Battistero, un altro gioiello che Novara conserva. È sempre il Vescovo a fare da cicerone, raccontandogli quello che si può ammirare oggi e quello che c’era un tempo. Poi i saluti: si congeda da Brambilla chiamandolo cardinale. È tempo di andare a Casa Bossi per presentare il libro. «Mi alzo sereno, ma poi ora dopo ora mi inc… perché vedo che molte cose non funzionano. I cittadini hanno attenzione per la loro città, ma si sentono traditi dagli amministratori persi dietro a obiettivi sbagliati. Bastano due rotatorie e due pale eoliche in meno per restaurare Casa Bossi. In Italia siamo circondati da rotonde che hanno configurato l’Italia in nome della prudenza ma spesso sono rettilinei per andare in camporella. E che costano due milioni l'una. Fondi vincolati, è vero. Poi l’artista alla fine ci mette la sua scultura. Come a Benevento dove ieri ho visto una rotatoria con una statua di Padre Pio che in motocicletta sale verso il cielo. Non solo un orrore. Soldi buttati per questi interventi mentre i grandi teleri di Filippo Abbiati che voi avete a Novara giacciono abbandonati, senza telaio. Possibile che si trascuri questo patrimonio per una rotatoria? Una perversione anche se incomincio a vedere un lieve mutamento». Dopo la presentazione del libro la visita a Casa Bossi. Lo dice Tognetti e lo conferma lo staff di Sgarbi che il critico ha dato la sua disponibilità per una iniziativa culturale nell’edificio antonelliano. Quindi tornerà in città... Il suo pomeriggio novarese si conclude nella chiesa di Sant’Eufemia («ha apprezzato il grande quadro del Pianca – ancora Bergamaschi -, meravigliandosi che una città di provincia abbia tanti tesori») e poi in cima alla Cupola antonelliana. Novara città d’arte. Da conoscere e valorizzare. Parola (anche) di Vittorio Sgarbi. 
Eleonora Groppetti 

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NOVARA - Il messaggio è chiaro: «Una rotonda in meno e si recupera Casa Bossi». Esplicito come sempre Vittorio Sgarbi, critico e storico dell’arte, venerdì scorso in visita a Novara ospite del Comitato d’Amore. Invitato a parlare del suo libro, “La Costituzione e la Bellezza”, scritto insieme al giurista Michele Ainis, ne approfitta per una full immersion nel patrimonio artistico della città. Parte da Lumellogno, dove è attratto da una pala di Tanzio da Varallo, “La Vergine col Bambino adorata dai Santi Domenico e Francesco” conservata nella chiesa parrocchiale. Poi a Novara. In Duomo e nel palazzo della Curia, con una guida d’eccezione: il vescovo Franco Giulio Brambilla. Un corteo che si sposta di tesoro in tesoro: con lui anche il sindaco Alessandro Canelli e Roberto Tognetti, presidente del Comitato d’Amore per Casa Bossi. La Cattedrale antonelliana è “setacciata” in ogni suo anfratto da Sgarbi che, con l’aiuto di una pila, ne illumina i particolari. Poi in Vescovado dove monsignor Brambilla gli omaggia il libro “La Parete Gaudenziana” dedicato all'affresco del Santuario di Santa Maria delle Grazie a Varallo Sesia di cui ha curato il progetto. Vuole ammirare i quadri di Filippo Abbiati: per queste opere è venuto a Novara. «Ha fatto il giro classico – ci dice Francesca Bergamaschi, la guida che lo ha accompagnato –: nell’atrio del palazzo vescovile ha ammirato i quadroni di Abbiati, parte di un ciclo che ne comprendeva 31. Altri Abbiati li ha visti in Duomo dove è stato affascinato dal quadro del Guercino e dal mosaico pavimentale, dalla Sacrestia del Lanino e dalla Cappella di San Siro». Poi la visita ancora in Vescovado nella Sala della Maddalena e in appartamenti non aperti al pubblico, «stanze che monsignor Brambilla non utilizza dal punto di vista istituzionale» e che, chiosa il Vescovo, «io ho lasciato, prima di papa Francesco!». Quadri, affreschi, sculture: esamina, commenta e racconta, affascinato da quanto osserva. Come quel dipinto che attribuisce al Cerano («fa parte – ancora Bergamaschi – di opere non ancora catalogate»). Dai Fiammenghini alla collocazione della nuova urna di Sant’Agabio. Esce. La vista della Cupola antonelliana lo esalta. E chiama il suo autista che, entrando in via XX Settembre, poco prima aveva definito Novara brutta. «Ma che brutta, è una bella città. Guardate che spettacolo. Neanche a Isfahan in Persia!». Vuole andare a rivedere il Battistero, un altro gioiello che Novara conserva. È sempre il Vescovo a fare da cicerone, raccontandogli quello che si può ammirare oggi e quello che c’era un tempo. Poi i saluti: si congeda da Brambilla chiamandolo cardinale. È tempo di andare a Casa Bossi per presentare il libro. «Mi alzo sereno, ma poi ora dopo ora mi inc… perché vedo che molte cose non funzionano. I cittadini hanno attenzione per la loro città, ma si sentono traditi dagli amministratori persi dietro a obiettivi sbagliati. Bastano due rotatorie e due pale eoliche in meno per restaurare Casa Bossi. In Italia siamo circondati da rotonde che hanno configurato l’Italia in nome della prudenza ma spesso sono rettilinei per andare in camporella. E che costano due milioni l'una. Fondi vincolati, è vero. Poi l’artista alla fine ci mette la sua scultura. Come a Benevento dove ieri ho visto una rotatoria con una statua di Padre Pio che in motocicletta sale verso il cielo. Non solo un orrore. Soldi buttati per questi interventi mentre i grandi teleri di Filippo Abbiati che voi avete a Novara giacciono abbandonati, senza telaio. Possibile che si trascuri questo patrimonio per una rotatoria? Una perversione anche se incomincio a vedere un lieve mutamento». Dopo la presentazione del libro la visita a Casa Bossi. Lo dice Tognetti e lo conferma lo staff di Sgarbi che il critico ha dato la sua disponibilità per una iniziativa culturale nell’edificio antonelliano. Quindi tornerà in città... Il suo pomeriggio novarese si conclude nella chiesa di Sant’Eufemia («ha apprezzato il grande quadro del Pianca – ancora Bergamaschi -, meravigliandosi che una città di provincia abbia tanti tesori») e poi in cima alla Cupola antonelliana. Novara città d’arte. Da conoscere e valorizzare. Parola (anche) di Vittorio Sgarbi. 
Eleonora Groppetti 

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