Violentò una 19enne, condannato a 22 mesi

Violentò una 19enne, condannato a 22 mesi
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NOVARA, Un anno e 10 mesi di reclusione pena sospesa, con riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Questa la condanna inflitta giovedì pomeriggio, in Tribunale a Novara, a un egiziano di 30 anni, finito alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una giovane italiana, che – all’epoca dei fatti, era la primavera del 2013 – aveva solo 19 anni. Il pm Mario Andrigo, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione con la concessione delle generiche, essendo il 30enne incensurato. Il difensore dell’uomo, l’avvocato Fabio Fazio, aveva chiesto invece l’assoluzione perché il fatto non sussiste o il minimo della pena.

Stando a quanto emerso nelle udienze, una sera della primavera 2013, la giovane aveva accettato l’invito di un ragazzo conosciuto attraverso alcuni amici solo una settimana prima in paese. Un’occasione che avrebbe dovuto essere un semplice aperitivo, invece, stando alle accuse, si è trasformato in qualcosa di più. La ragazza, infatti, stando alla Procura, è stata violentata. In un’udienza dello scorso maggio aveva parlato proprio la vittima, che si è costituita parte civile. Riferì della sera che accettò l’invito per un aperitivo: «Mentre ci trovavamo su una panchina, ha cercato di baciarmi e toccarmi, ma io l’ho spinto indietro. Non so perché poi ho accettato di salire a casa sua, forse perché mi era stato descritto come un ragazzo a modo». Lui, invece, stando al racconto della ragazza, l’avrebbe spogliata, messa su un divano e violentata. La ragazza aveva così scritto su Facebook agli amici, lamentandosi che l’avevano ingannata nel consigliarle di uscire con lui. Tutto era stato riferito ai genitori, con cui la giovane è andata a fare denuncia. L’imputato rigetta gli addebiti sin dall’inizio, sostenendo come pensava che la ragazza fosse consenziente. Per il pm non ci sono dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati dalla giovane, da qui la richiesta di condanna, cui si è accodata la parte civile, che ha chiesto un risarcimento di 15mila euro. Un racconto che, invece, il difensore dell’egiziano reputa non veritiero o, quantomeno, con diverse contraddizioni, «che mai sono state superate».

mo.c.

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 8 aprile

NOVARA, Un anno e 10 mesi di reclusione pena sospesa, con riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Questa la condanna inflitta giovedì pomeriggio, in Tribunale a Novara, a un egiziano di 30 anni, finito alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una giovane italiana, che – all’epoca dei fatti, era la primavera del 2013 – aveva solo 19 anni. Il pm Mario Andrigo, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione con la concessione delle generiche, essendo il 30enne incensurato. Il difensore dell’uomo, l’avvocato Fabio Fazio, aveva chiesto invece l’assoluzione perché il fatto non sussiste o il minimo della pena.

Stando a quanto emerso nelle udienze, una sera della primavera 2013, la giovane aveva accettato l’invito di un ragazzo conosciuto attraverso alcuni amici solo una settimana prima in paese. Un’occasione che avrebbe dovuto essere un semplice aperitivo, invece, stando alle accuse, si è trasformato in qualcosa di più. La ragazza, infatti, stando alla Procura, è stata violentata. In un’udienza dello scorso maggio aveva parlato proprio la vittima, che si è costituita parte civile. Riferì della sera che accettò l’invito per un aperitivo: «Mentre ci trovavamo su una panchina, ha cercato di baciarmi e toccarmi, ma io l’ho spinto indietro. Non so perché poi ho accettato di salire a casa sua, forse perché mi era stato descritto come un ragazzo a modo». Lui, invece, stando al racconto della ragazza, l’avrebbe spogliata, messa su un divano e violentata. La ragazza aveva così scritto su Facebook agli amici, lamentandosi che l’avevano ingannata nel consigliarle di uscire con lui. Tutto era stato riferito ai genitori, con cui la giovane è andata a fare denuncia. L’imputato rigetta gli addebiti sin dall’inizio, sostenendo come pensava che la ragazza fosse consenziente. Per il pm non ci sono dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati dalla giovane, da qui la richiesta di condanna, cui si è accodata la parte civile, che ha chiesto un risarcimento di 15mila euro. Un racconto che, invece, il difensore dell’egiziano reputa non veritiero o, quantomeno, con diverse contraddizioni, «che mai sono state superate».

mo.c.

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