La protesta del sindacato

Violenza shock nel carcere di Verbania: poliziotti aggrediti da detenuto

L’aggressore ha problemi psichiatrici.

Violenza shock nel carcere di Verbania: poliziotti aggrediti da detenuto
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Ennesima giornata di sangue e violenza in un carcere del Piemonte, segnatamente nella Casa circondariale di Verbania dove ieri diversi poliziotti sono stati aggrediti e feriti da un detenuto.

Le parole del Sindacato di polizia

Spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: ”Nel pomeriggio di ieri, un detenuto con problemi psichiatrici si è scagliato improvvisamente e con violenza contro cinque appartenenti alla Polizia Penitenziaria, procurando ferite per le quali l’Ospedale civile ha dato loro diversi giorni di prognosi. Un elogio ai colleghi che lavorano nell'istituto di Verbania e in particolare a coloro che sono stati vittime di questo episodio, che hanno comunque scongiurato il peggio.

E' l'ennesima aggressione da parte di detenuti con problemi psichici nei confronti degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ancora una volta sottovalutata dall'Amministrazione Penitenziaria che da scarsa attenzione sulla difficile gestione di detenuti con problemi psichiatrici all'interno delle strutture penitenziarie, la stessa divenuta sempre più difficile da affrontare”.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria torna a denunciare come “la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri piemontesi e del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non sia ancora state in grado di trovare una soluzione. Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. E anche la gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che hanno invaso le carceri dopo la chiusura degli O.P.G. e fatto aumentare il numero degli eventi critici, merita attenzione ed una urgente e compiuta risoluzione”.

Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal Capo del DAP Renoldi”, denuncia. “La situazione delle carceri del Piemonte e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

Le richieste alla Meloni

Poi Capece si rivolge direttamente a Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Premier in pectore”: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.

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