Violenza sulle donne: da inizio anno 146 accessi al Pronto Soccorso
Al Centro antiviolenza 73 le richieste di aiuto, di cui 20 in emergenza; 18 le donne collocate in accoglienza protetta
Quello della violenza di genere è un fenomeno, purtroppo, che non subisce flessioni.
Lo racconta Laura Cavalli sul Corriere di Novara
Le vittime
I “numeri” della violenza sulle donne a Novara. Un quadro dalle molte sfaccettature che coinvolge, come spesso accade, non solo le vittime dirette ma anche i figli, vittime a loro volta di quella che viene definita “violenza assistita”. E che fotografa, purtroppo, solo una fetta di una realtà in cui ancora molti episodi restano “sommersi” e confinati in un ambito strettamente domestico: paura di denunciare il proprio carnefice, retaggi culturali, isolamento psicologico ma anche economico sono infatti fattori che inducono molte donne a subire in silenzio.
Negli anni, però, qualcosa è cambiato e sono sempre più numerose le donne che cercano aiuto, spesso spinte da amici o parenti, molte volte indirizzate dalle forze dell’ordine o dall’ospedale. E anche l’”identikit” si è modificato: sempre più sono le donne italiane a denunciare ed è aumentata anche l’età media. «Dall’inizio dell’anno, sono 46 le donne che abbiamo preso in carico, iniziando un percorso: 20 di loro hanno denunciato l’autore delle violenze, le altre 26 no... - ha detto Luisella Perucca, da cinque anni coordinatrice dello Sportello antiviolenza dell’Aied - Quello che possiamo sottolineare è un incremento dei casi che coinvolgono donne over 60: sul totale di 46, sono 9, due delle quali addirittura ottantenni. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di donne coniugate o divorziate, con figli. Ma abbiamo avuto anche 12 donne celibi».
Delle 46 donne seguite, la maggior parte sono diplomate o laureate, ma solo la metà ha un lavoro. Quanto alla tipologia delle violenze subite, «abbiamo avuto 29 casi di violenza fisica e psicologica, 2 di violenza sessuale, 1 di stalking e 1 di mobbing, 13 di violenza psicologica».
I dati del Centro antiviolenza
Chi, ormai sempre più frequentemente, si trova a confronto con situazioni di emergenza sono le operatrici del Centro antiviolenza del Comune, gestito da “Liberazione e speranza”, che garantisce un’operatività sette giorni su sette, h 24. La presidente dell’associazione, Elia Impaloni, ha tracciato un quadro a partire dal 2021, «quando gli accessi al Cav furono 105, 77 dei quali di donne italiane, con 53 figli minori coinvolti. Sul totale, 53 avevano già denunciato, altre 50 no. 13 gli accessi in emergenza, su chiamata delle forze dell’ordine o dell’Azienda ospedaliera, e altrettante le collocazioni in protezione».
Leggermente in calo i dati riferiti al 2022, con 83 accessi, di cui 59 di donne italiane, e un totale di 73 minori coinvolti. «Ma in questo caso - ha sottolineato Impaloni - a preoccupare è stato il raddoppio dei casi di interventi in emergenza: 26, rispetto ai 13 del 2021». Un trend che purtroppo non si è arrestato: nei primi nove mesi di quest’anno le emergenze sono state 20, sul totale di 73 accessi (16 solo a settembre). Nel periodo 2022-23 sono state 18 le donne collocate in accoglienza protetta, in 14 casi con indagini in corso. «Durante l’accoglienza - ha ricordato Impaloni - ci occupiamo del trasferimento scolastico dei bambini e del loro inserimento in strutture educative e ludiche sul territorio (oratori, centri estivi...), provvediamo all’erogazione del vitto e alla formulazione di piani individuali a sostegno della donna e della genitorialità, oltre che per il reinserimento lavorativo. E, è cosa di questi giorni, ci occupiamo anche di sostenere coloro che, vittime di violenza, abbiano preso la difficile scelta di continuare la gravidanza, garantendo loro il parto in anonimato».
I numeri del Pronto soccorso
Quelli che arrivano in Pronto soccorso sono purtroppo già casi di violenza conclamata e spesso reiterata. E, anche in questo caso, sono numeri che denotano un trend in crescita. Nel 2020 gli accessi erano stati 203, nel 2021 231 e al 30 agosto di quest’anno se ne contavano già 146. «Quelle che vediamo - ha detto la dottoressa Edit Shahi, dirigente medico all’Aou - sono violenze di tutti i tipi: sulle donne, sui minori, tra pari. Solo nel 2023 abbiamo avuto 35 casi di violenza sui minori, di cui 15 casi di bullismo. Non vanno dimenticate poi le violenze in famiglia che hanno come vittime anziani e disabili: ricordo almeno due casi di uomini in sedia a rotelle malmenati dalla moglie o dai figli». La maggior parte degli accessi al Pronto soccorso «avviene con mezzi propri e la nazionalità delle vittime è per lo più italiana: 112 su 146».
L'attività della Polizia
Anche la Polizia di Stato monitora attentamente i fenomeni di violenza domestica e si impegna attivamente in attività formative e informative in particolare nelle scuole. «Nel 2022 - ha detto il sovrintendente capo Roberto Musco, responsabile dell’Ufficio minori e vittime vulnerabili della Questura di Novara - abbiamo trattato 40 richieste di ammonimento per atti persecutori, di cui 16 emesse, 6 archiviate su richiesta della parte e 12 rigettate, spesso per sopraggiunta denuncia. Abbiamo trattato anche due ammonimenti per casi di cyberbullismo e 1 per violenza domestica».
Uno sportello rivolto alle vittime di violenza è attivo anche in Provincia, al quale - ha ricordato la consigliera delegata alle Pari opportunità Annaclara Iodice, «nel 2021 si sono rivolte 15 vittime, nel 2022 13, di cui 9 italiane».
"Fare rete"
E se a finire alla ribalta delle cronache sono le ormai quotidiane notizie di femminicidi, esiste una lunga, lunghissima casistica di violenze domestiche che per fortuna riesce ad essere gestita prima di sfociare in esiti più drammatici, grazie al coraggio delle sempre più numerose donne che denunciano e fanno scattare attorno a se' una “rete” di protezione fatta di interventi in emergenza, messa in sicurezza e successivi percorsi di reinserimento sociale e accompagnamento psicologico verso la libertà.
E proprio la parola “rete” è quella che è tornata più volte lo scorso mercoledì 4 ottobre nel corso della riunione della Commissione comunale alle Pari Opportunità (la prima presieduta da Maria Luisa Astolfi, affiancata dall’assessore Giulia Negri) che ha fatto il punto sul fenomeno grazie al contributo di istituzioni (l’Azienda ospedaliera e la Polizia di Stato) e associazioni (Liberazione e speranza e Aied) che ogni giorno, sul campo, impegnano i propri operatori al fianco delle donne vittime di violenza.
Una rete che il Comune, in primis, ha scelto come “modus operandi”: «Dal 1° settembre - ha infatti spiegato la responsabile del Settore Servizi sociali, Patrizia Spina - per gli interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli è stata scelta la strada della coprogettazione, con l’indizione di un avviso pubblico al quale hanno aderito “Liberazione e speranza” e la cooperativa Elios. Dopo una serie di tavoli, si è arrivati alla stesura di un progetto finale che si articola in cinque azioni: la gestione del Centro antiviolenza; gli interventi per l’accoglienza in emergenza; l’accoglienza di secondo livello; programmi rivolti agli uomini maltrattanti, anche a seguito dell’emanazione di apposite linee guida nazionali; interventi per il sostegno abitativo, il reinserimento lavorativo e per l’accompagnamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza».
Un percorso - della durata di tre anni - per il quale ad oggi è stata preventivata una spesa di 220.000 euro, dei quali 80.000 da contributo regionale e 30.000 da risorse che arrivano dal terzo settore. «Proprio questo - ha sottolineato Spina - è lo spirito della coprogettazione, quello di mettere insieme le risorse di tutti: economiche, ma anche - e soprattutto - di competenze».