"Vorrei che potessimo un giorno dire: abbiamo partecipato al funerale di una santa"

"Vorrei che potessimo un giorno dire: abbiamo partecipato al funerale di una santa"
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Borgomanero – Suor Nemesia (al secolo Maria Mora) una vita dedicata ai più bisognosi, morta domenica mattina all’età di 86 anni alla Fondazione “Maugeri” di Veruno dove era ricoverata da quattro mesi ha fatto ritorno martedì pomeriggio a Santa Cristina. Nella frazione borgomanerese era nata il 19 giugno 1930. Entrata nel 1950 a far parte della Congregazione delle Sorelle della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret per 33 anni aveva prestato servizio presso l’Ospedale Maggiore di Novara. Nel 1995 dopo il “pensionamento” aveva fondato a Novara con un gruppo di medici amici, l’Ambulatorio di pronta accoglienza con l’obiettivo di aiutare le persone che si trovavano in uno stato di bisogno, offrendo loro assistenza medica, farmacologica e psicologica, senza distinzione di etnia o religione. Instancabile , suor Nemesia era un personaggio carismatico, dal carattere forte e con una grande capacità di ascolto e una profonda umanità. Virtù che nel 1998 le avevano fatto assegnare il sigillo di “novarese dell’anno” che le era stato consegnato dall’allora Sindaco Gianni Correnti. Martedì la chiesa parrocchiale di Santa Cristina era stracolma. Ad accogliere la bara il parroco don Marco Gaiani. In molti nonostante la calura hanno voluto portare l’estremo saluto alla religiosa, simbolo del mondo del volontariato che in chiesa era rappresentato anche dai labari della Croce Rossa Italiana e dell’Oftal. Tanti esponenti delle istituzioni ma anche tante gente comune che ha trovato posto tra i banchi o in piedi  accanto alle suore della Carità, a condividere un momento di grande commozione e ringraziare con la preghiera Suor Nemesia per tutto quello che durante la sua esistenza ha fatto di buono per aiutare gli ammalati, i poveri, i diseredati, gli ultimi. A presiedere il rito funebre il Vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla che suor Nemesia la conosceva personalmente e che all’omelia ha voluto ricordarla con grande affetto. “Dopo una settimana caratterizzata da notizie così terribili – ha detto il Vescovo -  il Signore ci concede di guardare a una vita che è un unico segno senza ombre della carità di Dio. Nemesia è una sorella che ha fatto diventare tutta la sua vita un segno della carità senza resto. Tre gesti- ha ricordato -  rendono la sua vita eloquente, come dice Papa Francesco. Si tratta dell'eloquenza del nome, dei gesti compiuti, del dolore vissuto. Il primo. Senza di lei forse non avremo mai sentito il nome Nemesia. Ho cercato il suo significato: è un fiore molto bello. E ricorda quello di suor Nemesia Valle dello stesso ordine, beatificata da Giovanni Paolo II. Era l'angelo di Tortona: si era dedicata all’assistenza delle giovani e poi in un cammino nella carità. Per Nemesia è stato il primo input, il primo slancio. Il secondo: i suoi gesti. I gesti che faceva tutti i giorni da infermiera all’ospedale e poi, andata in pensione, all’ambulatorio di pronta accoglienza. Gesti che non possono che impressionare. Ricordo la fila di pazienti che c’era spesso all’ambulatorio. Anche io l'ho fatta quando sono andato a trovarla. Mi sono messo in fila prima di incontrarla. E le ho detto quanto lei fosse un segno importante per tutti. E che io ci sarei sempre stato per lei. Ora faccio appello: non facciamo cadere questo segno di una carità gratuita. Quanta gente ha incontrato! Lei non chiedeva di che religione fossero, non guardava al colore della pelle e aveva sempre una medicina o un pannolino, un gesto per ognuno. Questa è la vera carità, questo è Carlo Panizza

 

 

 

Borgomanero – Suor Nemesia (al secolo Maria Mora) una vita dedicata ai più bisognosi, morta domenica mattina all’età di 86 anni alla Fondazione “Maugeri” di Veruno dove era ricoverata da quattro mesi ha fatto ritorno martedì pomeriggio a Santa Cristina. Nella frazione borgomanerese era nata il 19 giugno 1930. Entrata nel 1950 a far parte della Congregazione delle Sorelle della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret per 33 anni aveva prestato servizio presso l’Ospedale Maggiore di Novara. Nel 1995 dopo il “pensionamento” aveva fondato a Novara con un gruppo di medici amici, l’Ambulatorio di pronta accoglienza con l’obiettivo di aiutare le persone che si trovavano in uno stato di bisogno, offrendo loro assistenza medica, farmacologica e psicologica, senza distinzione di etnia o religione. Instancabile , suor Nemesia era un personaggio carismatico, dal carattere forte e con una grande capacità di ascolto e una profonda umanità. Virtù che nel 1998 le avevano fatto assegnare il sigillo di “novarese dell’anno” che le era stato consegnato dall’allora Sindaco Gianni Correnti. Martedì la chiesa parrocchiale di Santa Cristina era stracolma. Ad accogliere la bara il parroco don Marco Gaiani. In molti nonostante la calura hanno voluto portare l’estremo saluto alla religiosa, simbolo del mondo del volontariato che in chiesa era rappresentato anche dai labari della Croce Rossa Italiana e dell’Oftal. Tanti esponenti delle istituzioni ma anche tante gente comune che ha trovato posto tra i banchi o in piedi  accanto alle suore della Carità, a condividere un momento di grande commozione e ringraziare con la preghiera Suor Nemesia per tutto quello che durante la sua esistenza ha fatto di buono per aiutare gli ammalati, i poveri, i diseredati, gli ultimi. A presiedere il rito funebre il Vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla che suor Nemesia la conosceva personalmente e che all’omelia ha voluto ricordarla con grande affetto. “Dopo una settimana caratterizzata da notizie così terribili – ha detto il Vescovo -  il Signore ci concede di guardare a una vita che è un unico segno senza ombre della carità di Dio. Nemesia è una sorella che ha fatto diventare tutta la sua vita un segno della carità senza resto. Tre gesti- ha ricordato -  rendono la sua vita eloquente, come dice Papa Francesco. Si tratta dell'eloquenza del nome, dei gesti compiuti, del dolore vissuto. Il primo. Senza di lei forse non avremo mai sentito il nome Nemesia. Ho cercato il suo significato: è un fiore molto bello. E ricorda quello di suor Nemesia Valle dello stesso ordine, beatificata da Giovanni Paolo II. Era l'angelo di Tortona: si era dedicata all’assistenza delle giovani e poi in un cammino nella carità. Per Nemesia è stato il primo input, il primo slancio. Il secondo: i suoi gesti. I gesti che faceva tutti i giorni da infermiera all’ospedale e poi, andata in pensione, all’ambulatorio di pronta accoglienza. Gesti che non possono che impressionare. Ricordo la fila di pazienti che c’era spesso all’ambulatorio. Anche io l'ho fatta quando sono andato a trovarla. Mi sono messo in fila prima di incontrarla. E le ho detto quanto lei fosse un segno importante per tutti. E che io ci sarei sempre stato per lei. Ora faccio appello: non facciamo cadere questo segno di una carità gratuita. Quanta gente ha incontrato! Lei non chiedeva di che religione fossero, non guardava al colore della pelle e aveva sempre una medicina o un pannolino, un gesto per ognuno. Questa è la vera carità, questo è uno degli ambiti del genio femminile. Il terzo è stata l'eloquenza del dolore. In questo anno ha dato testimonianza non solo nel segno della carità, ma di condivisione per i suoi malati. Ha voluto condividere anche la sofferenza dei malati. E l'ha offerta. È un segno grande che ci lascia. Vorrei – ha concluso il Vescovo - che potessimo un giorno dire: abbiamo partecipato al funerale di una santa”. Poi dopo il rito funebre la salma è stata tumulata nel vicino cimitero nella tomba di famiglia. Nella foto, di Panizza, il rito funebre officiato da monsignor Franco Giulio Brambilla.

Carlo Panizza

 

 

 

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