Zion Smart Shop: game over

Zion Smart Shop: game over
Pubblicato:

NOVARA - Una verifica sullo Zion Smart Shop sul sito dell’Agenzia delle Entrate, e poi anche alla Camera di commercio, e la conferma delle voci circolate nelle ultime ore: partita Iva chiusa, ovvero cessazione dell’attività. In due parole: la “ditta” di Davinio Zanetti non esiste più. Rimane lui, persona fisica, impegnato a rimborsare - come riconferma l’avvocato Agostino Scialla - i tanti clienti in attesa di cellulari e pc già pagati ma non consegnati nei tempi pattuiti. Il sipario sull’avventura iniziata il 1° aprile 2014 è calato martedì scorso, con appunto la chiusura della partita Iva. La cosa deve ulteriormente preoccupare chi è in attesa dei rimborsi? La si può interpretare in diversi modi, ma di certo - spiegano gli avvocati Possis e Costa Barbè, dell’Unione consumatori, che sta seguendo la vicenda - «Zanetti, come titolare della ditta individuale, continua a rispondere civilmente e penalmente. La responsabilità penale è sempre personale». Più o meno dello stesso tenore il commento del legale di Zanetti, l’avvocato Agostino Scialla, da noi interpellato ieri: «Non sono al corrente della chiusura della partita Iva - ci ha detto - ma se così fosse dal punto di vista pratico sostanzialmente non cambierebbe nulla. Siamo impegnati nei rimborsi nell’ambito di una difficile situazione debitoria che stiamo quantificando. Tornando alla partita Iva: ripeto, non ne sono al corrente, ma è comprensibile non averne più bisogno, con tanto di risparmio dei relativi oneri, a fronte di una attività necessariamente cessata per via di aggressioni e ripetute minacce. Zanetti, sia chiaro, non è fuggito: stiamo facendo un sorta di inventario per procedere gradualmente nei rimborsi». 

Centinaia di clienti in attesa si sono rivolti all’Uci: «Stiamo approntando una tutela dei consumatori - dicono Possis e Costa Barbè - a 360° gradi, improntata alla massima celerità». Altri clienti, un po’ in tutta Italia, risulta abbiano presentato esposti alle Forze dell’ordine e alla magistratura, esposti che, almeno per quanto ne sappiamo da buone fonti, starebbero convergendo per competenza territoriale alla Procura di Novara. 

Tutto, nel negozio Zion di viale Volta (da giorni con le serrande abbassate) e soprattutto sul web (ora il sito non è più on line) era sostanzialmente filato liscio fino alla fine dell’anno scorso: prodotti a prezzi davvero (troppo?) allettanti ordinati, pagati e consegnati (a volta magari solo con qualche giorno di ritardo rispetto ai 15 indicati). Poi però, a quanto è parso di capire, il giro si sarebbe allargato a dismisura, con migliaia di clienti in tutta Italia. E sono cominciati i veri ritardi. Stando a Zanetti, sarebbe poi iniziata sul web una sorta di campagna diffamatoria che avrebbe scatenato «un isterismo di massa», con richieste di consegne immediate e di rimborsi, che avrebbero tolto l’ossigeno a «un giovane imprenditore in difficoltà» - parole del suo legale - forse anche «vittima della sua poca esperienza». Certamente ancora qualche consegna ma una valanga di clienti a dir poco spazientiti. Il contorno parla anche di raccomandate a Zanetti tornate indietro, di telefono muto o sempre occupato, di promesse di rimborsi rimaste tali. Spartiacque l’episodio del 30 aprile, con Zanetti aggredito da un cliente.

Paolo Viviani

NOVARA - Una verifica sullo Zion Smart Shop sul sito dell’Agenzia delle Entrate, e poi anche alla Camera di commercio, e la conferma delle voci circolate nelle ultime ore: partita Iva chiusa, ovvero cessazione dell’attività. In due parole: la “ditta” di Davinio Zanetti non esiste più. Rimane lui, persona fisica, impegnato a rimborsare - come riconferma l’avvocato Agostino Scialla - i tanti clienti in attesa di cellulari e pc già pagati ma non consegnati nei tempi pattuiti. Il sipario sull’avventura iniziata il 1° aprile 2014 è calato martedì scorso, con appunto la chiusura della partita Iva. La cosa deve ulteriormente preoccupare chi è in attesa dei rimborsi? La si può interpretare in diversi modi, ma di certo - spiegano gli avvocati Possis e Costa Barbè, dell’Unione consumatori, che sta seguendo la vicenda - «Zanetti, come titolare della ditta individuale, continua a rispondere civilmente e penalmente. La responsabilità penale è sempre personale». Più o meno dello stesso tenore il commento del legale di Zanetti, l’avvocato Agostino Scialla, da noi interpellato ieri: «Non sono al corrente della chiusura della partita Iva - ci ha detto - ma se così fosse dal punto di vista pratico sostanzialmente non cambierebbe nulla. Siamo impegnati nei rimborsi nell’ambito di una difficile situazione debitoria che stiamo quantificando. Tornando alla partita Iva: ripeto, non ne sono al corrente, ma è comprensibile non averne più bisogno, con tanto di risparmio dei relativi oneri, a fronte di una attività necessariamente cessata per via di aggressioni e ripetute minacce. Zanetti, sia chiaro, non è fuggito: stiamo facendo un sorta di inventario per procedere gradualmente nei rimborsi». 

Centinaia di clienti in attesa si sono rivolti all’Uci: «Stiamo approntando una tutela dei consumatori - dicono Possis e Costa Barbè - a 360° gradi, improntata alla massima celerità». Altri clienti, un po’ in tutta Italia, risulta abbiano presentato esposti alle Forze dell’ordine e alla magistratura, esposti che, almeno per quanto ne sappiamo da buone fonti, starebbero convergendo per competenza territoriale alla Procura di Novara. 

Tutto, nel negozio Zion di viale Volta (da giorni con le serrande abbassate) e soprattutto sul web (ora il sito non è più on line) era sostanzialmente filato liscio fino alla fine dell’anno scorso: prodotti a prezzi davvero (troppo?) allettanti ordinati, pagati e consegnati (a volta magari solo con qualche giorno di ritardo rispetto ai 15 indicati). Poi però, a quanto è parso di capire, il giro si sarebbe allargato a dismisura, con migliaia di clienti in tutta Italia. E sono cominciati i veri ritardi. Stando a Zanetti, sarebbe poi iniziata sul web una sorta di campagna diffamatoria che avrebbe scatenato «un isterismo di massa», con richieste di consegne immediate e di rimborsi, che avrebbero tolto l’ossigeno a «un giovane imprenditore in difficoltà» - parole del suo legale - forse anche «vittima della sua poca esperienza». Certamente ancora qualche consegna ma una valanga di clienti a dir poco spazientiti. Il contorno parla anche di raccomandate a Zanetti tornate indietro, di telefono muto o sempre occupato, di promesse di rimborsi rimaste tali. Spartiacque l’episodio del 30 aprile, con Zanetti aggredito da un cliente.

Paolo Viviani

 

Seguici sui nostri canali