Zion Smart Shop, il pm esamina esposti e rimborsi

Zion Smart Shop, il pm esamina esposti e rimborsi
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NOVARA - Caso Zion Smart Shop, chiusa (salvo ricorsi) la partita con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che come noto ha inflitto al titolare Davinio Zanetti una sanzione da 120mila euro per pratiche commerciali per così dire “allegre”, proseguono le indagini a livello penale: titolare dell’inchiesta, per l’ipotesi di truffa, è il sostituto procuratore Marco Grandolfo, cui sono confluite da mezza Italia le denunce di clienti che avevano ordinato e pagato on line cellulari e pc al piccolo negozio di viale Volta, e poi non avevano ottenuto il prodotto e nemmeno visto il rimborso. Centinaia, forse migliaia di casi, a partire dall’inizio di quest’anno e fino alla cessazione dell’attività (a fine aprile). Molti clienti, da soli o appoggiati ad esempio dall’Unione consumatori italiani, avevano cercato più strade per recuperare quanto versato. Tra febbraio e giugno erano pervenute alla sola Autorità garante del mercato ben 136 segnalazioni di clienti beffati. E come detto l’Autorità è intervenuta, dapprima bloccando l’attività di Zanetti e poi sanzionandolo pesantemente. Ma veniamo all’aspetto penale. Al riguardo sul web negli ultimi tempi si sono diffuse voci del tutto incontrollate, che spaziano dall’allargarsi dell’inchiesta ad altri soggetti fino alla chiusura della stessa. A noi tutto ciò non risulta, come non risulta agli avvocati Alessandra Possis e Antonio Costa Barbè, referenti locali dell’Unione consumatori italiani. Ai due legali risulta semplicemente che appunto nell'ambito del procedimento penale pendente per il caso Zion, l'avvocato Scialla, difensore del titolare Zanetti, abbia fatto pervenire alla Procura «un elenco di nominativi di persone alle quali sarebbe stato restituito l'importo a suo tempo versato per gli acquisti effettuati. Il tutto è ora al vaglio della Procura stessa per i necessari accertamenti». In altre parole, per quanto ne sappiamo e abbiamo potuto capire (vige ovviamente il segreto d’indagine): sul tavolo del magistrato ci sono decine, forse centinaia, di esposti, “novaresi” e non, tutti più o meno simili. La difesa ha fatto appunto pervenire un elenco di clienti rimborsati, presumibilmente (ma non ne siamo certi, visto che Zanetti e il suo legale non parlano più con il “Corriere”) lo stesso fattoci avere a fine maggio, per dimostrare che rimborsi erano stati effettuati e altri erano in corso, almeno per quanto possibile e in base alle risorse disponibili. Nomi di 249 clienti dunque rimborsati, stando all’avvocato Scialla, per un totale di oltre 110 mila euro. Facile ipotizzare che molti di questi siano anche autori di relativi (precedenti) esposti. Par di capire che il pm voglia innanzitutto verificare se sia effettivamente così, e in tal caso se il rimborso sia stato reale e se a questo punto l’autore (quindi soddisfatto) dell’esposto voglia ciononostante proseguire nella causa. Tutto ciò giusto per eventualmente scremare gli esposti. Dopodichè verrebbe esaminato caso per caso, per puntare poi alla conclusione di una inchiesta a quel punto “razionalizzata”. Ci vorrà dunque tempo. Sono, in tanti, almeno a quanto ci risulta, che stanno alla finestra col fiato sospeso.

Paolo Viviani

NOVARA - Caso Zion Smart Shop, chiusa (salvo ricorsi) la partita con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che come noto ha inflitto al titolare Davinio Zanetti una sanzione da 120mila euro per pratiche commerciali per così dire “allegre”, proseguono le indagini a livello penale: titolare dell’inchiesta, per l’ipotesi di truffa, è il sostituto procuratore Marco Grandolfo, cui sono confluite da mezza Italia le denunce di clienti che avevano ordinato e pagato on line cellulari e pc al piccolo negozio di viale Volta, e poi non avevano ottenuto il prodotto e nemmeno visto il rimborso. Centinaia, forse migliaia di casi, a partire dall’inizio di quest’anno e fino alla cessazione dell’attività (a fine aprile). Molti clienti, da soli o appoggiati ad esempio dall’Unione consumatori italiani, avevano cercato più strade per recuperare quanto versato. Tra febbraio e giugno erano pervenute alla sola Autorità garante del mercato ben 136 segnalazioni di clienti beffati. E come detto l’Autorità è intervenuta, dapprima bloccando l’attività di Zanetti e poi sanzionandolo pesantemente. Ma veniamo all’aspetto penale. Al riguardo sul web negli ultimi tempi si sono diffuse voci del tutto incontrollate, che spaziano dall’allargarsi dell’inchiesta ad altri soggetti fino alla chiusura della stessa. A noi tutto ciò non risulta, come non risulta agli avvocati Alessandra Possis e Antonio Costa Barbè, referenti locali dell’Unione consumatori italiani. Ai due legali risulta semplicemente che appunto nell'ambito del procedimento penale pendente per il caso Zion, l'avvocato Scialla, difensore del titolare Zanetti, abbia fatto pervenire alla Procura «un elenco di nominativi di persone alle quali sarebbe stato restituito l'importo a suo tempo versato per gli acquisti effettuati. Il tutto è ora al vaglio della Procura stessa per i necessari accertamenti». In altre parole, per quanto ne sappiamo e abbiamo potuto capire (vige ovviamente il segreto d’indagine): sul tavolo del magistrato ci sono decine, forse centinaia, di esposti, “novaresi” e non, tutti più o meno simili. La difesa ha fatto appunto pervenire un elenco di clienti rimborsati, presumibilmente (ma non ne siamo certi, visto che Zanetti e il suo legale non parlano più con il “Corriere”) lo stesso fattoci avere a fine maggio, per dimostrare che rimborsi erano stati effettuati e altri erano in corso, almeno per quanto possibile e in base alle risorse disponibili. Nomi di 249 clienti dunque rimborsati, stando all’avvocato Scialla, per un totale di oltre 110 mila euro. Facile ipotizzare che molti di questi siano anche autori di relativi (precedenti) esposti. Par di capire che il pm voglia innanzitutto verificare se sia effettivamente così, e in tal caso se il rimborso sia stato reale e se a questo punto l’autore (quindi soddisfatto) dell’esposto voglia ciononostante proseguire nella causa. Tutto ciò giusto per eventualmente scremare gli esposti. Dopodichè verrebbe esaminato caso per caso, per puntare poi alla conclusione di una inchiesta a quel punto “razionalizzata”. Ci vorrà dunque tempo. Sono, in tanti, almeno a quanto ci risulta, che stanno alla finestra col fiato sospeso.

Paolo Viviani

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