Bambini e adulti, di ogni credo religioso, in piazza per chiedere la pace

Bambini e adulti, di ogni credo religioso, in piazza per chiedere la pace
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NOVARA – “Non è difficile fare la pace. Tutti possono, anche tu sei capace”, “Il sole è giallo, il cielo è blu, per favore di guerre non facciamone più”. E ancora “La pace è tutto, la pace dà vita, non queste guerre. Facciamola finita”.

Sono i messaggi lanciati dai tanti bambini e dai tanti ragazzi che giovedì primo gennaio hanno partecipato alla tradizionale Marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Novara. Un messaggio lanciato dai piccoli ai grandi della Terra e trascritto su tanti cartelloni colorati che hanno portato anche i più piccoli per tutto il corteo, a partire da piazza Cavour, punto di ritrovo, sino a piazza Duomo, dove c’è poi stato il momento finale, con tante testimonianze, la lettura del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace, quest’anno dal titolo “Vinci l’indifferenza e conquista la pace” e un caldo abbraccio, per iniziare bene l’anno.

A prendere parte alla Marcia, alcune centinaia di persone, di ogni credo religioso e di ogni colore. Tra loro anche tanti giovani profughi, giunti negli ultimi mesi nel capoluogo novarese, dopo drammatici viaggi della speranza. C’erano bambini, adulti, intere famiglie, tutti a chiedere un ritorno alla pace, un impegno a far finire tutte le guerre attualmente in corso nel mondo.

Tra i presenti, il vice direttore della Caritas diocesana, don Giorgio Borroni, e monsignor Mario Bandera, direttore del Centro missionario e dell’Ufficio della Pastorale del Lavoro.

Sui cartelli esposti dai manifestanti tutti i nomi dei Paesi ancora alle prese con conflitti e guerre che sembrano senza fine, a terrorismo, violenza e schiavitù. A introdurre la giornata, la responsabile regionale della Comunità di Sant’Egidio, Daniela Sironi. “In questa giornata – ha detto – vogliamo accogliere l’appello di papa Francesco a vincere l’indifferenza e a guadagnare la pace. C’è una grande richiesta di pace. Ringrazio tutti i profughi che oggi sono qui con noi e hanno preso parte alla marcia. Vogliamo tutti vivere nella pace e in solidarietà, per tutti i piccoli, per i malati, per gli anziani. Vogliamo esprimere sentimenti di pace e costruire questi sentimenti nella nostra città, nelle nostre città, per tutto il mondo”.

E’ poi intervenuta Zeineb Zouair, rappresentante della sezione novarese dei Giovani Musulmani d’Italia. “Siamo qui anche noi per la pace, perché crediamo nella pace. Ringraziamo gli organizzatori e partecipiamo all’iniziativa, perché ci crediamo. Siamo sempre disponibili alla pace, alla pace per tutti. Il nome del nostro Dio è un nome di pace. Il nostro augurio è di tanta serenità in tutto il mondo”. “Uno dei frutti più belli della pace – ha aggiunto Sironi – è l’amicizia tra le religioni”.

Sono quindi seguite le testimonianze, lette dagli stessi ragazzi giunti da altri Paesi del mondo e dagli insegnanti di italiano della scuola di S. Egidio, che li seguono. Oumar ha 21 anni e arriva dalla Guinea Conakry. “Son venuto via dal mio Paese dal 2010, dopo aver perso i miei genitori. Mia madre è morta nel 2006”. Nel 2010 Ouman ha perso anche il papà, ucciso da alcuni poliziotti dopo una serie di proteste scoppiate a Conakry. “Così a 16 anni ho lasciato il mio Paese e sono andato in Mali con un mio vicino. Da lì siamo andati in Burkina Faso, dove c’era un fratello del mio amico, ma non ha potuto aiutarmi. Ho venduto un po’ d’oro che mi aveva lasciato mio papà (che era commerciante di gioielli, ndr) e son andato in Libia, dove ho lavorato come muratore, fino a quando non ho potuto venire in Italia, viaggiando attraverso il mare. Era il luglio del 2014. Ringrazio l’Italia, che mi ha salvato e qui si son risolti anche alcuni miei problemi di salute. Poco prima di Natale ho avuto una bella notizia: la concessione di un permesso di soggiorno di 2 anni per motivi umanitari. Vorrei rifarmi una vita qui, lavorando e vivendo finalmente nella pace. A tutti un anno di pace e misericordia”. Issra, 13 anni, siriana: “sono fuggita con la mia famiglia da Aleppo, una delle città più belle del mondo, oggi distrutta dalla guerra. Voglio dire, a nome di tutti i bambini, che per fermare tutte le guerre bisogna stare uniti, costruendo la pace un mattone dopo l’altro e prima o poi ci riusciremo”. Mohamed, della Scuola della Pace: “auguro un anno di pace e soprattutto lo auguro ai bambini che vivono in mezzo alla guerra”. Paola, albanese dei Giovani per la Pace, ha raccontato della sua esperienza in aiuto agli anziani con il movimento “Viva gli anziani”. Natalia, dello Sri Lanka, 16 anni: “voglio dire che la pace è una grande parola, di cui alcune persone non sanno neppure il significato. La pace porta gioia, felicità, amicizia, quindi un mondo da mantenere senza odio e senza guerra”.

Una giornata chiusa con un caldo abbraccio tra tutti i partecipanti alla Marcia, preceduta dalla banda musicale di Castelletto Ticino. A seguire, la messa celebrata in cattedrale.

Monica Curino

Foto Martignoni


NOVARA – “Non è difficile fare la pace. Tutti possono, anche tu sei capace”, “Il sole è giallo, il cielo è blu, per favore di guerre non facciamone più”. E ancora “La pace è tutto, la pace dà vita, non queste guerre. Facciamola finita”.

Sono i messaggi lanciati dai tanti bambini e dai tanti ragazzi che giovedì primo gennaio hanno partecipato alla tradizionale Marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Novara. Un messaggio lanciato dai piccoli ai grandi della Terra e trascritto su tanti cartelloni colorati che hanno portato anche i più piccoli per tutto il corteo, a partire da piazza Cavour, punto di ritrovo, sino a piazza Duomo, dove c’è poi stato il momento finale, con tante testimonianze, la lettura del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace, quest’anno dal titolo “Vinci l’indifferenza e conquista la pace” e un caldo abbraccio, per iniziare bene l’anno.

A prendere parte alla Marcia, alcune centinaia di persone, di ogni credo religioso e di ogni colore. Tra loro anche tanti giovani profughi, giunti negli ultimi mesi nel capoluogo novarese, dopo drammatici viaggi della speranza. C’erano bambini, adulti, intere famiglie, tutti a chiedere un ritorno alla pace, un impegno a far finire tutte le guerre attualmente in corso nel mondo.

Tra i presenti, il vice direttore della Caritas diocesana, don Giorgio Borroni, e monsignor Mario Bandera, direttore del Centro missionario e dell’Ufficio della Pastorale del Lavoro.

Sui cartelli esposti dai manifestanti tutti i nomi dei Paesi ancora alle prese con conflitti e guerre che sembrano senza fine, a terrorismo, violenza e schiavitù. A introdurre la giornata, la responsabile regionale della Comunità di Sant’Egidio, Daniela Sironi. “In questa giornata – ha detto – vogliamo accogliere l’appello di papa Francesco a vincere l’indifferenza e a guadagnare la pace. C’è una grande richiesta di pace. Ringrazio tutti i profughi che oggi sono qui con noi e hanno preso parte alla marcia. Vogliamo tutti vivere nella pace e in solidarietà, per tutti i piccoli, per i malati, per gli anziani. Vogliamo esprimere sentimenti di pace e costruire questi sentimenti nella nostra città, nelle nostre città, per tutto il mondo”.

E’ poi intervenuta Zeineb Zouair, rappresentante della sezione novarese dei Giovani Musulmani d’Italia. “Siamo qui anche noi per la pace, perché crediamo nella pace. Ringraziamo gli organizzatori e partecipiamo all’iniziativa, perché ci crediamo. Siamo sempre disponibili alla pace, alla pace per tutti. Il nome del nostro Dio è un nome di pace. Il nostro augurio è di tanta serenità in tutto il mondo”. “Uno dei frutti più belli della pace – ha aggiunto Sironi – è l’amicizia tra le religioni”.

Sono quindi seguite le testimonianze, lette dagli stessi ragazzi giunti da altri Paesi del mondo e dagli insegnanti di italiano della scuola di S. Egidio, che li seguono. Oumar ha 21 anni e arriva dalla Guinea Conakry. “Son venuto via dal mio Paese dal 2010, dopo aver perso i miei genitori. Mia madre è morta nel 2006”. Nel 2010 Ouman ha perso anche il papà, ucciso da alcuni poliziotti dopo una serie di proteste scoppiate a Conakry. “Così a 16 anni ho lasciato il mio Paese e sono andato in Mali con un mio vicino. Da lì siamo andati in Burkina Faso, dove c’era un fratello del mio amico, ma non ha potuto aiutarmi. Ho venduto un po’ d’oro che mi aveva lasciato mio papà (che era commerciante di gioielli, ndr) e son andato in Libia, dove ho lavorato come muratore, fino a quando non ho potuto venire in Italia, viaggiando attraverso il mare. Era il luglio del 2014. Ringrazio l’Italia, che mi ha salvato e qui si son risolti anche alcuni miei problemi di salute. Poco prima di Natale ho avuto una bella notizia: la concessione di un permesso di soggiorno di 2 anni per motivi umanitari. Vorrei rifarmi una vita qui, lavorando e vivendo finalmente nella pace. A tutti un anno di pace e misericordia”. Issra, 13 anni, siriana: “sono fuggita con la mia famiglia da Aleppo, una delle città più belle del mondo, oggi distrutta dalla guerra. Voglio dire, a nome di tutti i bambini, che per fermare tutte le guerre bisogna stare uniti, costruendo la pace un mattone dopo l’altro e prima o poi ci riusciremo”. Mohamed, della Scuola della Pace: “auguro un anno di pace e soprattutto lo auguro ai bambini che vivono in mezzo alla guerra”. Paola, albanese dei Giovani per la Pace, ha raccontato della sua esperienza in aiuto agli anziani con il movimento “Viva gli anziani”. Natalia, dello Sri Lanka, 16 anni: “voglio dire che la pace è una grande parola, di cui alcune persone non sanno neppure il significato. La pace porta gioia, felicità, amicizia, quindi un mondo da mantenere senza odio e senza guerra”.

Una giornata chiusa con un caldo abbraccio tra tutti i partecipanti alla Marcia, preceduta dalla banda musicale di Castelletto Ticino. A seguire, la messa celebrata in cattedrale.

Monica Curino

Foto Martignoni


 

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