Grande successo per la poesia e la musica di Roberto Vecchioni al Phenomenon

Grande successo per la poesia e la musica di Roberto Vecchioni al Phenomenon
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NOVARA - Ha aperto con “L’ultimo spettacolo” e ha chiuso con altri due suoi cavalli di battaglia, “Luci a San Siro” e “Samarcanda”, entrambi brani intonati a gran voce da tutto il pubblico presente (adulti, ragazzi e anche molti bambini). Nel mezzo riflessioni sulla vita, sulla morte (con la solita ironia che contraddistingue il ‘prof’ della musica italiana), sulla pubblicità, sulla guerra. Il tutto nel suo tipico interloquire con il pubblico, che ha ogni volta risposto con applausi e, in qualche caso, da parte di qualche fan seduto in prima fila, dialogando proprio con il grande cantautore.

Una serata, quella al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna, in cui Roberto Vecchioni, che  qui ha fatto tappa per “Il mercante di luce Tour 2015”, ha incantato ed entusiasmato il pubblico giunto ad ascoltare i suoi brani ricchi di poesia, in un percorso tra pezzi storici e canzoni più recenti: un tragitto nella storia della musica cantautorale italiana di ben mezzo secolo. Vecchioni, infatti, ha iniziato a scrivere le sue prime canzoni nei primi anni ’60 e non ha mai smesso di raccontare, in musica, in parole, nel suo impegno di docente nelle scuole e nei suoi libri.

Due ore di spettacolo in un intenso e intimo dialogo tra l’artista, classe 1943, e il pubblico, che, sin dalle prime parole pronunciate sul palco (intorno alle 21,40), ha iniziato ad applaudirlo, incurante di qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto di avvio del concerto. Del resto, il ‘prof’ è un musicista a tutto tondo e che si fa subito apprezzare. «Mi mancava da un po’ l’essere da queste parti – ha esordito – Che bel posto, che bel luogo, grazie di essere qui». E poi via con le note de “L’ultimo spettacolo” (1977). «Inizio sempre con canzoni un po’ difficili. La prima volta che la cantai – ha poi detto al termine dell’esecuzione – volevano portarmi alla neurodeliri». E giù i primi applausi e i primi sorrisi. Una performance che ha toccato pietre miliari del suo repertorio, come la splendida “Dentro gli occhi”, la sanremese “Chiamami ancora amore”, “A te” e “Vincent”. E poi, dedicandola «a tutte le ragazze che sono qua, non proprio quelle giovani giovani, ma a quelle che hanno qualche anno in più», “Le mie ragazze”, brano che il cantautore ha dedicato a una sua grande amica scomparsa, Franca Rame.

Tra gli altri brani, la recente “Due madri”, dall’album “Io non appartengo più”, scritta per le sue due nipotine Nina e Cloe, che, come ha raccontato, «hanno due madri. Sì, perché? Sono due ragazze che si sono incontrate e si sono amate. Per me non ci sono problemi. Spero anche per voi. E se a qualcuno darà fastidio, a me … non frega niente».

Monica Curino

 

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 28 novembre

 


NOVARA - Ha aperto con “L’ultimo spettacolo” e ha chiuso con altri due suoi cavalli di battaglia, “Luci a San Siro” e “Samarcanda”, entrambi brani intonati a gran voce da tutto il pubblico presente (adulti, ragazzi e anche molti bambini). Nel mezzo riflessioni sulla vita, sulla morte (con la solita ironia che contraddistingue il ‘prof’ della musica italiana), sulla pubblicità, sulla guerra. Il tutto nel suo tipico interloquire con il pubblico, che ha ogni volta risposto con applausi e, in qualche caso, da parte di qualche fan seduto in prima fila, dialogando proprio con il grande cantautore.

Una serata, quella al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna, in cui Roberto Vecchioni, che  qui ha fatto tappa per “Il mercante di luce Tour 2015”, ha incantato ed entusiasmato il pubblico giunto ad ascoltare i suoi brani ricchi di poesia, in un percorso tra pezzi storici e canzoni più recenti: un tragitto nella storia della musica cantautorale italiana di ben mezzo secolo. Vecchioni, infatti, ha iniziato a scrivere le sue prime canzoni nei primi anni ’60 e non ha mai smesso di raccontare, in musica, in parole, nel suo impegno di docente nelle scuole e nei suoi libri.

Due ore di spettacolo in un intenso e intimo dialogo tra l’artista, classe 1943, e il pubblico, che, sin dalle prime parole pronunciate sul palco (intorno alle 21,40), ha iniziato ad applaudirlo, incurante di qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto di avvio del concerto. Del resto, il ‘prof’ è un musicista a tutto tondo e che si fa subito apprezzare. «Mi mancava da un po’ l’essere da queste parti – ha esordito – Che bel posto, che bel luogo, grazie di essere qui». E poi via con le note de “L’ultimo spettacolo” (1977). «Inizio sempre con canzoni un po’ difficili. La prima volta che la cantai – ha poi detto al termine dell’esecuzione – volevano portarmi alla neurodeliri». E giù i primi applausi e i primi sorrisi. Una performance che ha toccato pietre miliari del suo repertorio, come la splendida “Dentro gli occhi”, la sanremese “Chiamami ancora amore”, “A te” e “Vincent”. E poi, dedicandola «a tutte le ragazze che sono qua, non proprio quelle giovani giovani, ma a quelle che hanno qualche anno in più», “Le mie ragazze”, brano che il cantautore ha dedicato a una sua grande amica scomparsa, Franca Rame.

Tra gli altri brani, la recente “Due madri”, dall’album “Io non appartengo più”, scritta per le sue due nipotine Nina e Cloe, che, come ha raccontato, «hanno due madri. Sì, perché? Sono due ragazze che si sono incontrate e si sono amate. Per me non ci sono problemi. Spero anche per voi. E se a qualcuno darà fastidio, a me … non frega niente».

Monica Curino

 

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