Cultura

Guerra e pace, immagini che parlano

Guerra e pace, immagini che parlano
Cultura 22 Febbraio 2017 ore 11:26

Il fotoreporter di guerra galliatese Alessandro Rota è l’autore delle immagini esposte a Milano nella mostra “Alessandro Rota: Fotografie di Guerra - Fotografie di un Progetto di Pace” che sarà inaugurata domani, giovedì 23 febbraio, alle ore 18. Prodotta e promossa dalla Galleria Expowall di Milano (via Curtatone 4) rimarrà aperta fino a sabato 11 marzo (orario: da martedì a sabato 15/18). Il giovane ma già affermato professionista, che in questi anni ha operato in Afghanistan, Iraq, Sud-Sudan e Somalia testimoniando i conflitti di questi Paesi per importanti testate internazionali, ha anche risposto all’invito di Expowall di realizzare un reportage, realizzato in Senegal, nel dicembre 2016. Le testimonianze fotografiche, in questo caso, dovevano documentare la pace, lo sviluppo e la cultura di alcuni villaggi posti attorno a Fimela (distretto amministrativo di Fatik) nel delta del Sinè-Saloum dove, da quindici anni, opera Yungar per la Pace, onlus fondata dall’avvocato milanese Gianfranco Candela e da sua moglie Maria Cristina Koch epistemologa, psicoterapeuta e saggista. Il progetto della onlus è quello di fornire aiuti affiancandosi ai residenti, partendo dalle donne a cui vengono offerti corsi di alfabetizzazione e sui diritti civili, lottando contro la tubercolosi e potenziando l’Ospedale di Diofor (costruito grazie ad una tassazione spontanea degli abitanti del villaggio) a cui è dedicata parte della mostra. Grazie anche al supporto della Fondazione Monzino l’associazione ha dotato l’ospedale di un gabinetto dentistico, di un laboratorio per la diagnosi della tubercolosi e di un reparto di radiologia. Le incisive immagini fotografiche di Rota si collocano fra due realtà contemporanee accostate senza retorica, nelle quali sempre presente è il rispetto per il dolore e per la dignità umana.  Negli scatti che riguardano la guerra vengono documentati il dolore, la distruzione, la morte. Non solo con immagini tese e violente nei colori, crude nelle  scene, ma anche fissando attraverso l’obiettivo semplici oggetti che nascondono crudeltà sconvolgenti come la sua famosa fotografia dell’orsacchiotto imbottito di esplosivo, arma letale preparata per colpire i bambini delle zone del conflitto. Nelle immagini dedicate alla pace prevalgono la calma dei paesaggi fluviali, i toni sfumati dei cieli inondati di luce, il lavoro quotidiano degli uomini. Non solo quando sono immersi nella natura ma anche quando operano nelle città, nell’ospedale di Diofor salvando vite. Una mostra in cui le parole sono superflue. Scrive l’autore: “Afghanistan, Iraq, Sud Sudan e Somalia sono Paesi lontani: lontani geograficamente, lontani dal vissuto quotidiano e da tutto ciò a cui siamo abituati. Paesi che ho visitato nel corso degli ultimi tre anni per raccontare storie di conflitto. Considero la fotografia un linguaggio ed ogni immagine fotografica un frammento di realtà rubato allo scorrere inesorabile del tempo. Un’immagine è capace di avvicinare le società e scuotere gli animi mettendoci davanti alla condizione di altri esseri umani. Istanti di crudeltà e attimi di gioia”. A confronto. Per invitare tutti a riflettere.
Emiliana Mongiat

Il fotoreporter di guerra galliatese Alessandro Rota è l’autore delle immagini esposte a Milano nella mostra “Alessandro Rota: Fotografie di Guerra - Fotografie di un Progetto di Pace” che sarà inaugurata domani, giovedì 23 febbraio, alle ore 18. Prodotta e promossa dalla Galleria Expowall di Milano (via Curtatone 4) rimarrà aperta fino a sabato 11 marzo (orario: da martedì a sabato 15/18). Il giovane ma già affermato professionista, che in questi anni ha operato in Afghanistan, Iraq, Sud-Sudan e Somalia testimoniando i conflitti di questi Paesi per importanti testate internazionali, ha anche risposto all’invito di Expowall di realizzare un reportage, realizzato in Senegal, nel dicembre 2016. Le testimonianze fotografiche, in questo caso, dovevano documentare la pace, lo sviluppo e la cultura di alcuni villaggi posti attorno a Fimela (distretto amministrativo di Fatik) nel delta del Sinè-Saloum dove, da quindici anni, opera Yungar per la Pace, onlus fondata dall’avvocato milanese Gianfranco Candela e da sua moglie Maria Cristina Koch epistemologa, psicoterapeuta e saggista. Il progetto della onlus è quello di fornire aiuti affiancandosi ai residenti, partendo dalle donne a cui vengono offerti corsi di alfabetizzazione e sui diritti civili, lottando contro la tubercolosi e potenziando l’Ospedale di Diofor (costruito grazie ad una tassazione spontanea degli abitanti del villaggio) a cui è dedicata parte della mostra. Grazie anche al supporto della Fondazione Monzino l’associazione ha dotato l’ospedale di un gabinetto dentistico, di un laboratorio per la diagnosi della tubercolosi e di un reparto di radiologia. Le incisive immagini fotografiche di Rota si collocano fra due realtà contemporanee accostate senza retorica, nelle quali sempre presente è il rispetto per il dolore e per la dignità umana.  Negli scatti che riguardano la guerra vengono documentati il dolore, la distruzione, la morte. Non solo con immagini tese e violente nei colori, crude nelle  scene, ma anche fissando attraverso l’obiettivo semplici oggetti che nascondono crudeltà sconvolgenti come la sua famosa fotografia dell’orsacchiotto imbottito di esplosivo, arma letale preparata per colpire i bambini delle zone del conflitto. Nelle immagini dedicate alla pace prevalgono la calma dei paesaggi fluviali, i toni sfumati dei cieli inondati di luce, il lavoro quotidiano degli uomini. Non solo quando sono immersi nella natura ma anche quando operano nelle città, nell’ospedale di Diofor salvando vite. Una mostra in cui le parole sono superflue. Scrive l’autore: “Afghanistan, Iraq, Sud Sudan e Somalia sono Paesi lontani: lontani geograficamente, lontani dal vissuto quotidiano e da tutto ciò a cui siamo abituati. Paesi che ho visitato nel corso degli ultimi tre anni per raccontare storie di conflitto. Considero la fotografia un linguaggio ed ogni immagine fotografica un frammento di realtà rubato allo scorrere inesorabile del tempo. Un’immagine è capace di avvicinare le società e scuotere gli animi mettendoci davanti alla condizione di altri esseri umani. Istanti di crudeltà e attimi di gioia”. A confronto. Per invitare tutti a riflettere.
Emiliana Mongiat

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