“Human”, per comprendere. E andare verso l’Altro

“Human”, per comprendere. E andare verso l’Altro
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Human, umano ma anche la sua negazione con quella linea nera che lo attraversa. HUMAN. E allora il titolo diventa così… Un tema di forte attualità quello che Lella Costa e Marco Baliani portano sulla scena domani, domenica 30 ottobre, al Teatro “Il Maggiore” di Verbania alle 21. Danno il la al cartellone “Prosa e…” con un testo impegnato nel contenuto ma che non deve per questo allontanare il pubblico. Anzi. Lo vuole conquistare. Si parla di umanità e anche di migrazioni, di incontro con l’Altro e di sguardo verso l’Altro: ieri, oggi, domani.

Human, uomo, umanità, migrare e migrazioni. Un tema attuale. Per trasmettere quale messaggio? Per raccontare che cosa?

«Più che trasmettere messaggi vogliamo comunicare e condividere dubbi, inquietudini, domande. Partendo dalla linea orizzontale che attraversa il titolo vogliamo capire fino a che punto siamo disposti a spostare l’asticella che ci fa diventare umani o disumani. Lo facciamo mossi dalla profonda necessità condivisa da tanti per provare a raccontarci, a narrare storie. E di fronte alle persone che scappano dal proprio Paese vogliamo andare alle radici delle migrazioni. Dal mito di Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto, prende avvio lo spettacolo. Ricordiamo la vicenda di Enea, che è stata la prima ispirazione, e poi arriviamo ai primi del Novecento per raccontare la nostra storia, quella dell’Italia. Uno spettacolo corale, con una serie di scene e non una narrazione lineare. Ci sono anche momenti di sollievo, che fanno sorridere. Insomma vogliamo capire fino a che punto siamo smarriti rispetto a quello che sta succedendo e cosa possiamo fare partendo dal nostro sgomento, dalle nostre contraddizioni. Abbiamo fatto due repliche a Vigevano: alla fine uno spettatore, che si è definito qualunque e che ha ammesso di aver partecipato alla serata prevenuto, ci ha detto che non abbiamo fatto la solita cosa che ci fa sentire in colpa e ci fa cadere nel buonismo e nell’indignazione. E cercava il telefono del produttore per dirglielo. Un grande regalo per noi. Questo è uno spettacolo che vuole farsi ascoltare e se riesce a toccare cuore e testa siamo molto più contenti».

“Human” però non termina sul palcosecnico. Ha già coinvolto tante altre persone.

«Un progetto cominciato fuori dal palco, raccogliendo testimonianze e narrazioni, un viaggio col sito (www.progettohuman.eu, ndr) per vivere tanti percorsi. Un bellissimo accompagnamento che ci ha permesso una verifica costante delle tematiche tra emozioni, pensieri e riflessioni. Per questo dico al pubblico, non abbiate paura, è uno spettacolo coinvolgente e non pesante, che vola via, tra musiche e scenografie straordinarie, con quattro giovani attori sempre più bravi. È la dimensione dell’incantamento e della bellezza».

Eleonora Groppetti

Human, umano ma anche la sua negazione con quella linea nera che lo attraversa. HUMAN. E allora il titolo diventa così… Un tema di forte attualità quello che Lella Costa e Marco Baliani portano sulla scena domani, domenica 30 ottobre, al Teatro “Il Maggiore” di Verbania alle 21. Danno il la al cartellone “Prosa e…” con un testo impegnato nel contenuto ma che non deve per questo allontanare il pubblico. Anzi. Lo vuole conquistare. Si parla di umanità e anche di migrazioni, di incontro con l’Altro e di sguardo verso l’Altro: ieri, oggi, domani.

Human, uomo, umanità, migrare e migrazioni. Un tema attuale. Per trasmettere quale messaggio? Per raccontare che cosa?

«Più che trasmettere messaggi vogliamo comunicare e condividere dubbi, inquietudini, domande. Partendo dalla linea orizzontale che attraversa il titolo vogliamo capire fino a che punto siamo disposti a spostare l’asticella che ci fa diventare umani o disumani. Lo facciamo mossi dalla profonda necessità condivisa da tanti per provare a raccontarci, a narrare storie. E di fronte alle persone che scappano dal proprio Paese vogliamo andare alle radici delle migrazioni. Dal mito di Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto, prende avvio lo spettacolo. Ricordiamo la vicenda di Enea, che è stata la prima ispirazione, e poi arriviamo ai primi del Novecento per raccontare la nostra storia, quella dell’Italia. Uno spettacolo corale, con una serie di scene e non una narrazione lineare. Ci sono anche momenti di sollievo, che fanno sorridere. Insomma vogliamo capire fino a che punto siamo smarriti rispetto a quello che sta succedendo e cosa possiamo fare partendo dal nostro sgomento, dalle nostre contraddizioni. Abbiamo fatto due repliche a Vigevano: alla fine uno spettatore, che si è definito qualunque e che ha ammesso di aver partecipato alla serata prevenuto, ci ha detto che non abbiamo fatto la solita cosa che ci fa sentire in colpa e ci fa cadere nel buonismo e nell’indignazione. E cercava il telefono del produttore per dirglielo. Un grande regalo per noi. Questo è uno spettacolo che vuole farsi ascoltare e se riesce a toccare cuore e testa siamo molto più contenti».

“Human” però non termina sul palcosecnico. Ha già coinvolto tante altre persone.

«Un progetto cominciato fuori dal palco, raccogliendo testimonianze e narrazioni, un viaggio col sito (www.progettohuman.eu, ndr) per vivere tanti percorsi. Un bellissimo accompagnamento che ci ha permesso una verifica costante delle tematiche tra emozioni, pensieri e riflessioni. Per questo dico al pubblico, non abbiate paura, è uno spettacolo coinvolgente e non pesante, che vola via, tra musiche e scenografie straordinarie, con quattro giovani attori sempre più bravi. È la dimensione dell’incantamento e della bellezza».

Eleonora Groppetti

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