«Il teatro deve scendere in platea»
Quando esco dal teatro con Giovanni Esposito i fan cercano Rocco. Lo cercano già. Giovedì 25 febbraio, Teatro Coccia. Papaleo è appena arrivato a Novara e già i fan sono alla caccia di autografi. C’è chi lo nota nel foyer, dopo l’incontro con i giornalisti, ed entra nel teatro per avvicinarlo. Per parlare del suo nuovo spettacolo, “Buena Onda”, che debutta questa sera, sabato 27 febbraio, in prima nazionale a Novara Rocco Papaleo e Giovanni Esposito hanno voluto incontrare la stampa. La prima all’ombra della Cupola segue di qualche giorno l’uscita del film “Onda su onda” con lo stesso Papaleo e Alessandro Gassmann. Richiami sì, ma ognuno va per la sua strada. Come era avvenuto con “Una piccola impresa meridionale”: anche in quella occasione film e spettacolo che il Coccia aveva messo in cartellone nel marzo del 2014. Papaleo torna a Novara proseguendo in quel filone di teatro canzone in cui si trova a suo agio. Ed è contento. Raggiante è pure la direttrice artistica del Coccia, Renata Rapetti: «Permettetemi di iniziare con un ricordo personale. Al Ciak di Milano, 20 anni fa, ho visto uno spettacolo con Papaleo e Haber. In sala c’erano 150 persone. Sono rimasta incantata da Rocco. Un genio, un talento. Che di lì a poco sarebbe esploso: film, teatro, musica. Ho chiesto ad Alessandro di presentarmelo. In pratica è come se l’avessi scoperto io…». Due anni fa a Novara “Una piccola impresa meridionale”: «Uno spettacolo da ricordare, che si concludeva con un inno alla gentilezza. Come lui. Grande artista e persona gentile. Una bella coppia con Esposito che a Novara ha recitato tante volte». Ecco “Buena Onda” che parte da Novara, «da un teatro bellissimo e che conosco. Ho comperato casa a Torino, c’è una forza che mi attrae da queste parti Cominciare un nuovo viaggio da qui mi piace. E mi affascina il contatto con il pubblico, dal vivo, in carne ed ossa, quello che inseguo di più. Mi piace la relazione. Spettacolo nuovo, con pro e contro, è il compimento di un percorso iniziato nel teatro canzone vent’anni fa. E il consolidamento del rapporto con Giovanni con cui lavoro da vent’anni. Dopo una fiction in tv, veramente orrenda, ci siamo promessi di lavorare insieme a teatro. Anche per evolvere il percorso con quei musicisti vestiti di bianco. Siamo in due ora, più complicato vero, ma anche la suggestione è più forte, meno evocativa e più completa. Ed eccoci. Su una nave da crociera. Due personaggi, un entertainer triste e il comandante che vorrebbe qualcosa di più frizzante e allegro. Una comicità che paga le conseguenze degli ultimi devastanti vent'anni di tv che ha spinto l’acceleratore su un tipo di intrattenimento abbastanza vuoto. L’incertezza c'è, come ogni volta che si inizia, ma c’è una forte identità che riguarda il nostro gusto di attori comici e non. Abbiamo aspettative e speriamo sorprese. Un lavoro in divenire, un work in progress con sua ambizione ambiziosa». E sulla nave c’è anche Esposito: «Una esperienza nuova per me quella del teatro canzone – così l’attore napoletano -, mi muovo a piccoli passi, per capire i codici diversi rispetto agli spettacoli più o meno tradizionali e con impianto teatrale e basta. Uno stimolo continuo, sto imparando guardando lui. Anche se non capisco niente di musica. Per lui invece fa la differenza la piccola nota sull’umore di quello che stai dicendo. Un’altra dimensione, questa, che ti dà una libertà di veduta mai avuta. Sono in un parco giochi e vorrei non chiudesse. E poi Novara è un test che vale. Se vai bene qui vai bene ovunque. Come quando feci “Signori in carrozza”, andammo lisci. Sabato capiremo subito se lo spettacolo funziona o meno». Il film è appena uscito, ora lo spettacolo, «nessuna coincidenza voluta, perché a decidere le date è Zalone – ancora Papaleo sempre poliedrico, ovvero attore, musicista, sceneggiatore e regista -. Il problema è che il nostro regista, Lupo, ha una idea ogni tre anni. E va divisa a metà tra spettacolo e film. Film che è più strutturato e ci offre molte possibilità di variare, ma “Onda su onda” non sta andando benissimo, è al di sotto delle aspettative commerciali. Film e spettacolo sono propedeutici l’uno all’altro. Noi ci mettiamo ironia, leggerezza, comicità e anche poesia». Come dire, sta a voi giudicare. Per lo spettacolo di due anni fa («con 400 repliche in tutta Italia») il pubblico novarese fece la “foca” con lui. «Ma questa volta – aggiunge l’autore lucano - lo solleciteremo ancora di più. Vogliamo creare un rapporto dinamico con la gente, il teatro ha bisogno di scendere in platea, non solo fisicamente, deve donare qualcosa di più. Non ho niente contro la tv che ha reso protagonisti i dilettanti, ma è il teatro il luogo in cui una relazione più dinamica può rendere una raffinatezza e un gioco che stabilisce con precisione i ruoli». La nave approda in Uruguay. Perché? «C’è un’assonanza geografica con la mia regione, come forma e collocazione, in mezzo a due grosse potenze, sembra una cosa estetica ma comporta una assonanza di indole, di uomini gentili, orgogliosi della loro appartenenza, un popolo delicato con le caratteristiche della mia regione». E perché la casa a Torino chiede la collega, beccandosi un bel “Saranno c… miei” (ma ci sta col personaggio, vero e mai costruito)? «Una città che si confà alla mia indole e che completa la mia migrazione dal sud. Si era fermata a Roma». Imbastito nella capitale, all’Ambra Jovinelli, ora lo spettacolo nasce a Novara: «Siamo pronti a surfare io Giovanni in questa dimensione. Onda su onda. Ora è anche lui nel nostro mondo. Quello che succederà sarà interessante. Ogni volta che vedrete il mio pallore significa che stiamo per precipitare». Novara benedice un nuovo debutto: «Dopo la prima di Virginia Raffaele – sempre più raggiante la Rapetti – quella di Papaleo. Il nostro teatro acquisisce sempre più credibilità, al di là dei rapporti personali che si possono creare con la produzione e in questo caso con Marco Balsamo. Gli attori scelgono Novara e poi ritornano».
Eleonora Groppetti
Quando esco dal teatro con Giovanni Esposito i fan cercano Rocco. Lo cercano già. Giovedì 25 febbraio, Teatro Coccia. Papaleo è appena arrivato a Novara e già i fan sono alla caccia di autografi. C’è chi lo nota nel foyer, dopo l’incontro con i giornalisti, ed entra nel teatro per avvicinarlo. Per parlare del suo nuovo spettacolo, “Buena Onda”, che debutta questa sera, sabato 27 febbraio, in prima nazionale a Novara Rocco Papaleo e Giovanni Esposito hanno voluto incontrare la stampa. La prima all’ombra della Cupola segue di qualche giorno l’uscita del film “Onda su onda” con lo stesso Papaleo e Alessandro Gassmann. Richiami sì, ma ognuno va per la sua strada. Come era avvenuto con “Una piccola impresa meridionale”: anche in quella occasione film e spettacolo che il Coccia aveva messo in cartellone nel marzo del 2014. Papaleo torna a Novara proseguendo in quel filone di teatro canzone in cui si trova a suo agio. Ed è contento. Raggiante è pure la direttrice artistica del Coccia, Renata Rapetti: «Permettetemi di iniziare con un ricordo personale. Al Ciak di Milano, 20 anni fa, ho visto uno spettacolo con Papaleo e Haber. In sala c’erano 150 persone. Sono rimasta incantata da Rocco. Un genio, un talento. Che di lì a poco sarebbe esploso: film, teatro, musica. Ho chiesto ad Alessandro di presentarmelo. In pratica è come se l’avessi scoperto io…». Due anni fa a Novara “Una piccola impresa meridionale”: «Uno spettacolo da ricordare, che si concludeva con un inno alla gentilezza. Come lui. Grande artista e persona gentile. Una bella coppia con Esposito che a Novara ha recitato tante volte». Ecco “Buena Onda” che parte da Novara, «da un teatro bellissimo e che conosco. Ho comperato casa a Torino, c’è una forza che mi attrae da queste parti Cominciare un nuovo viaggio da qui mi piace. E mi affascina il contatto con il pubblico, dal vivo, in carne ed ossa, quello che inseguo di più. Mi piace la relazione. Spettacolo nuovo, con pro e contro, è il compimento di un percorso iniziato nel teatro canzone vent’anni fa. E il consolidamento del rapporto con Giovanni con cui lavoro da vent’anni. Dopo una fiction in tv, veramente orrenda, ci siamo promessi di lavorare insieme a teatro. Anche per evolvere il percorso con quei musicisti vestiti di bianco. Siamo in due ora, più complicato vero, ma anche la suggestione è più forte, meno evocativa e più completa. Ed eccoci. Su una nave da crociera. Due personaggi, un entertainer triste e il comandante che vorrebbe qualcosa di più frizzante e allegro. Una comicità che paga le conseguenze degli ultimi devastanti vent'anni di tv che ha spinto l’acceleratore su un tipo di intrattenimento abbastanza vuoto. L’incertezza c'è, come ogni volta che si inizia, ma c’è una forte identità che riguarda il nostro gusto di attori comici e non. Abbiamo aspettative e speriamo sorprese. Un lavoro in divenire, un work in progress con sua ambizione ambiziosa». E sulla nave c’è anche Esposito: «Una esperienza nuova per me quella del teatro canzone – così l’attore napoletano -, mi muovo a piccoli passi, per capire i codici diversi rispetto agli spettacoli più o meno tradizionali e con impianto teatrale e basta. Uno stimolo continuo, sto imparando guardando lui. Anche se non capisco niente di musica. Per lui invece fa la differenza la piccola nota sull’umore di quello che stai dicendo. Un’altra dimensione, questa, che ti dà una libertà di veduta mai avuta. Sono in un parco giochi e vorrei non chiudesse. E poi Novara è un test che vale. Se vai bene qui vai bene ovunque. Come quando feci “Signori in carrozza”, andammo lisci. Sabato capiremo subito se lo spettacolo funziona o meno». Il film è appena uscito, ora lo spettacolo, «nessuna coincidenza voluta, perché a decidere le date è Zalone – ancora Papaleo sempre poliedrico, ovvero attore, musicista, sceneggiatore e regista -. Il problema è che il nostro regista, Lupo, ha una idea ogni tre anni. E va divisa a metà tra spettacolo e film. Film che è più strutturato e ci offre molte possibilità di variare, ma “Onda su onda” non sta andando benissimo, è al di sotto delle aspettative commerciali. Film e spettacolo sono propedeutici l’uno all’altro. Noi ci mettiamo ironia, leggerezza, comicità e anche poesia». Come dire, sta a voi giudicare. Per lo spettacolo di due anni fa («con 400 repliche in tutta Italia») il pubblico novarese fece la “foca” con lui. «Ma questa volta – aggiunge l’autore lucano - lo solleciteremo ancora di più. Vogliamo creare un rapporto dinamico con la gente, il teatro ha bisogno di scendere in platea, non solo fisicamente, deve donare qualcosa di più. Non ho niente contro la tv che ha reso protagonisti i dilettanti, ma è il teatro il luogo in cui una relazione più dinamica può rendere una raffinatezza e un gioco che stabilisce con precisione i ruoli». La nave approda in Uruguay. Perché? «C’è un’assonanza geografica con la mia regione, come forma e collocazione, in mezzo a due grosse potenze, sembra una cosa estetica ma comporta una assonanza di indole, di uomini gentili, orgogliosi della loro appartenenza, un popolo delicato con le caratteristiche della mia regione». E perché la casa a Torino chiede la collega, beccandosi un bel “Saranno c… miei” (ma ci sta col personaggio, vero e mai costruito)? «Una città che si confà alla mia indole e che completa la mia migrazione dal sud. Si era fermata a Roma». Imbastito nella capitale, all’Ambra Jovinelli, ora lo spettacolo nasce a Novara: «Siamo pronti a surfare io Giovanni in questa dimensione. Onda su onda. Ora è anche lui nel nostro mondo. Quello che succederà sarà interessante. Ogni volta che vedrete il mio pallore significa che stiamo per precipitare». Novara benedice un nuovo debutto: «Dopo la prima di Virginia Raffaele – sempre più raggiante la Rapetti – quella di Papaleo. Il nostro teatro acquisisce sempre più credibilità, al di là dei rapporti personali che si possono creare con la produzione e in questo caso con Marco Balsamo. Gli attori scelgono Novara e poi ritornano».
Eleonora Groppetti