Personaggio

La "rockstar della fisica" Gabriella Greison al Circolo dei lettori di Novara

"Tutto è nato dall'esigenza di raccontare la sincronicità in maniera semplice e di legarla a concetti scientifici"

La "rockstar della fisica" Gabriella Greison al Circolo dei lettori di Novara
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Gabriella Greison, fisica, scrittrice, performer teatrale, chiamata «la rockstar della fisica» sarà al Circolo dei lettori domani, domenica 19 novembre alle 11, per Dialoghi con la scienza.

L'ha intervistata Erica Bertinotti per il settimanale NovaraOggi.

L'intervista

Presenterà “Ogni cosa è collegata”. Come è nato questo testo e quale messaggio vuole dare?

«Questo testo teatrale è una riduzione scenica del libro “Ogni cosa è collegata”, pubblicato con Mondadori. Ho scritto il libro, uscito la primavera scorsa, dopo un anno e mezzo di ricerche, tra Princeton, Zurigo, Vienna, Monaco e il Cern di Ginevra. Tutto è nato da una esigenza di raccontare la sincronicità in maniera semplice e di legarla a concetti scientifici, su cui si basa la fisica quantistica. Io sono fisica di formazione, e la fisica quantistica è il mio argomento di studi, così come la mia ossessione, la racconto, la diffondo, ne parlo, ne scrivo, continuamente. E’ il mio lavoro quello di raccontarla in maniera semplice. Dal mio libro, ho scritto il testo del monologo “Entangled”. Si tratta di un racconto in prima persona, fatto da Wolfgang Pauli, in cui lui vive un grande cambiamento nella sua vita. Chi lo aiuta nel suo percorso sono Jung, lo psicanalista, e l’idea di voler scrivere una teoria che connetta tutto: la grande teoria unificatrice, quella che tutti cercano. Alla fine dello spettacolo, questa teoria, ve la dico io. Entangled sta per intrecciato, e nasce dal termine entanglement, una caratteristica dei sistemi quantistici: due sistemi quantistici quando sono a contatto si scambiano informazioni, e quando vengono allontanati continuano a comunicare a distanza e a modificare il proprio stato in base a quello dell’altro. Entanglement è come dire amore a distanza. In questo mio racconto metterò insieme tutto: fisica quantistica, sincronicità, mente, amore e tutto il resto. E dirò a tutti come fare per unificare tutto, scientificamente».

Pauli e Jung: racconta la loro "relazione" per noi?

«Pauli andava in analisi da Jung, perché voleva capire cos'è l'amore, non aveva mai provato amore, le uniche donne con cui era stato le ha tutte pagate. Jung, in cambio, voleva che Pauli gli spiegasse la fisica quantistica. Quindi gli incontri erano equi, lo scambio era continuo. Per questo ho voluto approfondire questo rapporto così anomalo, durato tantissimi anni, fino alla morte di Pauli. I due volevano anche arrivare a uno scopo comune, quello di unificare gli opposti, quello di creare una teoria che tenesse insieme tutto. Per Jung significava unire il conscio all'inconscio. Per Pauli voleva dire unificare la fisica quantistica con la fisica esistente fino ad allora. Pauli era tra i creatori della fisica quantistica, era un genio assoluto della fisica teorica, pensate che Einstein lo ha eletto il suo unico e degno successore. Pauli ha vinto il Premio Nobel per il suo Principio di Esclusione, poi ha scoperto per primo i neutrini, ha pensato per primo allo spin degli elettroni, ed è stato anche un talent scout, ha fatto conoscere la mondo Werner Heisenberg, senza Pauli, Heiseinberg non sarebbe mai emerso, e non avrebbe scritto il suo Principio di Indeterminazione. Anzi, posso tranquillamente dire che è stato Pauli a suggerirglielo, e Heisenberg lo ha raccontato a Bohr, e Bohr gli ha detto di pubblicarlo. Ma il rapporto più bello, Pauli ce lo aveva con Einstein. Infatti anche questo rapporto indago nel libro e nello spettacolo teatrale».

Come dialogano scienza-fisica e amore?

«Li faccio dialogare io. Appunto tramite quello che ci ha lasciato in eredità Wolfgang Pauli. Lui per primo ha iniziato a indagare questo legame. Anche Erwin Schroedinger lo ha fatto, e infatti a è sua la parola 'entanglement', l'ha creata lui. Per questo io eleggo loro due nel mio personalissimo Olimpo degli scienziati più grandi di sempre. A differenza di Pauli, però, Schroedinger si innamorava di tutte le donne che conosceva. Ho scritto un libro su di lui, si chiama “Ucciderò il gatto di Schroedinger”, da cui ho fatto nascere anche un altro spettacolo teatrale, che racconto la sua vita e le sue creazioni. Anche, un tipo strano. Anche lui aveva una vita sregolata. Ha vissuto in bigamia, dopo un accordo con la moglie, ed era molto irrequieto, come quelli che piacciono a me».

Perché ha raccontato la storia di Wolfgang Pauli?

«Perché oggi più che mai c'è bisogno di far emergere una personalissima intelligenza spirituale, in tutti noi. L'intelligenza spirituale di differenzia da tutte le altre intelligenze perché è un'aggiunta, un optional, puoi inserirla o no nella tua vita, se la inserisci scopri sempre qualcosa di nuovo. E Wolfgang Pauli è stato il primo fisico che l'ha indagata meglio di chiunque altro. Mi sento una fisica esistenziale, diciamo così».

Lei oggi è innamorata?

«Innamoratissima».

Con i suoi racconti, anticipa i tempi: Come ci riesce?

«L’ho fatto per il racconto sul machine learning e l'intelligenza artificiale, quando è uscito il suo libro “Uccidero il gatto di Schrodinger” nel 2019 e oggi tutti ne parlano. L’ho fatto con “L'incredibile cena dei fisici quantistici”, nel 2015, e oggi tutti vogliono conoscere la fisica quantistica. L’ho fatto con “Sei donne che hanno cambiato il mondo”, nel 2016, e subito dopo tutti hanno parlato di donne protagoniste assolute della scena. E l’ho fatto infine anche con quest'ultimo lavoro. Io attingo dall'America e dalla Francia i miei racconti, studio e viaggio prima di tutto. Vado nei posti dove sono successe le cose e ricostruisco frammenti di storia. I miei libri sono ricostruzioni storiche, ho l'intuito di capire quale frammento è necessario nel momento esatto in cui esce il libro, e quindi lo racconto, romanzandolo. Non faccio un racconto verticale della fisica, ma racconto storie. Sono una storyteller naturale, una monologhista, e quindi destinata alla solitudine. Infatti a me la solitudine piace, dovrebbe essere insegnata nelle scuole da quanto è importante. Serve per capire se stessi, per capire dove si sta andando e che traccia lasciare su questo mondo».

E’ stata definita dalla prestigiosa rivista californiana Ozy “la rockstar della fisica”, come è nato l'interesse della stampa straniera nei suoi confronti?

«Perché porto i miei monologhi anche all'estero. L'ultima volta che ci sono stata è stato a Zurigo, ho portato il mio cavallo di battaglia, “Monologo Quantistico” nella sede dell'IBM, in inglese, una platea di 500 persone molto esperti di fisica quantistica come me, ed erano tutti a bocca aperta per come romanzo le vicende più belle legate alla fisica quantistica. Poi sono stata a fare monologhi in California, a San Francisco. Poi in Francia, in Svizzera tedesca. Anche la stampa tedesca si è accorta di me, è stata una grande soddisfazione. In Italia ci sono bravissimi giornalisti che sanno vedere lungo, per questo ho spazio sui quotidiani, sanno trovare le cose belle e ne scrivono. In televisione un po' meno. Aspetto sempre che mi chiamino per fare cose nelle miei corde, ma ci vuole troppo coraggio, e in televisione in pochi ce l'hanno. Tipo, sarei perfetta per fare un monologo a Sanremo in prima serata, lo dite voi ad Amadeus?».

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