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Premio Camilleri al Fermi di Arona: ecco la giuria di qualità

Nella giuria è inserita anche una scrittrice finalista al Premio Strega

Premio Camilleri al Fermi di Arona: ecco la giuria di qualità
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Continua il percorso di avvicinamento alla premiazione ufficiale del Premio nazionale Modello Camilleri, promosso dall'istituto Fermi di Arona, che in questi giorni ha ufficializzato i nomi che comporranno la giuria di qualità.

Premio Camilleri: si entra nel vivo

Procede spedito l'iter di avvicinamento al giorno delle premiazioni del Premio nazionale Modello Camilleri, organizzato dall'istituto Fermi di Arona e rivolto a tutte le scuole superiori italiane. L'idea è quella di stuzzicare la creatività dei giovani scrittori e al contempo di recuperare e valorizzare il patrimonio linguistico dialettale, sul modello della scrittura di Andrea Camilleri, per l'appunto.

La giuria di qualità

"A comporre la Giuria di qualità – precisa Giuseppe Amato, dirigente scolastico dell’istituto aronese - sono scrittori, critici e cultori di lettere, esponenti del mondo culturale, tutti con potere di voto”. La scelta è caduta su Serena Caruso Bavisotto, dirigente Ufficio Scolastico di Novara, Gaetano Savatteri, giornalista, scrittore e autore dei libri che hanno ispirato la fiction “Makari”, Denise Inguanta, giornalista e scrittrice, Maria Rita di Natale, docente, Jana Karsaiova, scrittrice slovacca, finalista al Premio Strega con il suo primo romanzo “Divorzio di velluto”".

Entro la fine dell'anno la premiazione

In questi giorni i giurati, che prestano la loro opera a titolo gratuito, sono impegnati nella lettura dei dieci elaborati finalisti, tra cui saranno individuati i vincitori. Entro la fine dell’anno scolastico si terrà, ad Arona e on line, la cerimonia di premiazione in cui saranno rivelati i nomi dei vincitori. Il progetto del Premio, che ha come referente la docente Patrizia Storoni, è molto ambizioso. "L’auspicio conclude Giuseppe Amato è che in questo modo i giovani sperimentino il valore della lettura e della scrittura e possano, inoltre, scoprire le proprie radici attraverso la conoscenza del dialetto, in modo che tale patrimonio culturale non si disperda e sia salvaguardato dalle nuove generazioni”.

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