Premio Cantelli, «un tavolo di lavoro»

Premio Cantelli, «un tavolo di lavoro»
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«A giorni l’avvio del tavolo di lavoro. Ed entro l’anno un sogno da realizzare: riportare in vita il Premio Cantelli». Non può dire di più Renata Rapetti, direttore del Teatro Coccia. L’ente che guida è in campo insieme a Comune di Novara, Conservatorio Cantelli e Classica. La missione è di quelle che contano. E mentre fervono i preparativi per la nuova avventura, non possiamo non ricordare che fu il maestro Riccardo Muti, due anni fa, dal palco del Coccia a lanciare l’appello. «Ristabiliamo il concorso Cantelli. Una bella opportunità per i giovani», disse, lui che lo aveva vinto nel 1967, primo italiano nell’albo d’oro. Una bella storia quella scritta dal premio. Una storia mondiale. Riservato a giovani direttori d’orchestra, si era rivelato un trampolino di lancio per personaggi che poi avrebbero calcato con successo la scena musicale. Tutto era iniziato negli anni Sessanta, prima edizione nel 1961, grazie all’iniziativa dell’Ente Provinciale per il Turismo di Novara con l’obiettivo di ricordare Guido Cantelli, giovane ma già famoso direttore d’orchestra morto in un incidente aereo nel 1956 alle porte di Parigi. Dopo Novara Milano: il Teatro alla Scala “adottò” il premio che poi andò incontro a un triste destino, spegnendosi per sempre negli anni Ottanta. Nella pubblicazione di Guido Pezzana “Dieci volte Cantelli”, edita nel 1980 per la decima edizione, Pier Luigi Cassietti scrisse che nel prosieguo degli anni il Premio “si è qualificato come una delle più ambite occasioni internazionali offerta ai giovani che intendono dedicarsi all’arte direttoriale per misurarsi, farsi conoscere e prendere slancio per la loro carriera professionale”. Ora, finalmente, se ne riparla. «Il sindaco Canelli – dice ancora Rapetti – ci tiene molto. Per questo abbiamo deciso di organizzare un tavolo di lavoro, al quale siederanno il Comune, il Conservatorio di Novara, il Coccia e Classica che, grazie a Piero Maranghi, si sta avvicinando sempre di più al nostro teatro, dopo la regia di Aida e la realizzazione del DVD dedicato all’opera. A giorni il tavolo di lavoro ed entro l’anno l’annuncio che il premio tornerà a vivere. Un lavorone, certo. Bisogna capire come procedere. Per questo stiamo studiando tutte le carte conservate al Conservatorio, nel Centro Studi Cantelli: l’obiettivo è quello di riproporlo in una formula il più possibile simile a come era in passato. Il più importante premio per direttori d’orchestra. I tempi sono cambiati, di questo occorre tenere conto. Oggi si mandano anche DVD per partecipare a un concorso. Nei prossimi giorni inizieremo a lavorare, coinvolgendo il figlio, Leonardo Cantelli, in una iniziativa che ci deve vedere uniti in una progettualità. Impensabile fare da soli. In giuria ci dovranno essere persone che possano garantire un futuro ai vincitori». I costi? Il figlio Leonardo prospetta una cifra che oscilla tra 400.000 e 1.400.000 euro. «Credo – precisa Rapetti – che si possa realizzare a costi più contenuti. Certo dipenderà dalle collaborazioni che attiveremo. Una cosa è certa: siamo nella fase pre-preparatoria ma c’è la fortissima volontà di farlo. Da parte di tutti».Eleonora Groppetti

«A giorni l’avvio del tavolo di lavoro. Ed entro l’anno un sogno da realizzare: riportare in vita il Premio Cantelli». Non può dire di più Renata Rapetti, direttore del Teatro Coccia. L’ente che guida è in campo insieme a Comune di Novara, Conservatorio Cantelli e Classica. La missione è di quelle che contano. E mentre fervono i preparativi per la nuova avventura, non possiamo non ricordare che fu il maestro Riccardo Muti, due anni fa, dal palco del Coccia a lanciare l’appello. «Ristabiliamo il concorso Cantelli. Una bella opportunità per i giovani», disse, lui che lo aveva vinto nel 1967, primo italiano nell’albo d’oro. Una bella storia quella scritta dal premio. Una storia mondiale. Riservato a giovani direttori d’orchestra, si era rivelato un trampolino di lancio per personaggi che poi avrebbero calcato con successo la scena musicale. Tutto era iniziato negli anni Sessanta, prima edizione nel 1961, grazie all’iniziativa dell’Ente Provinciale per il Turismo di Novara con l’obiettivo di ricordare Guido Cantelli, giovane ma già famoso direttore d’orchestra morto in un incidente aereo nel 1956 alle porte di Parigi. Dopo Novara Milano: il Teatro alla Scala “adottò” il premio che poi andò incontro a un triste destino, spegnendosi per sempre negli anni Ottanta. Nella pubblicazione di Guido Pezzana “Dieci volte Cantelli”, edita nel 1980 per la decima edizione, Pier Luigi Cassietti scrisse che nel prosieguo degli anni il Premio “si è qualificato come una delle più ambite occasioni internazionali offerta ai giovani che intendono dedicarsi all’arte direttoriale per misurarsi, farsi conoscere e prendere slancio per la loro carriera professionale”. Ora, finalmente, se ne riparla. «Il sindaco Canelli – dice ancora Rapetti – ci tiene molto. Per questo abbiamo deciso di organizzare un tavolo di lavoro, al quale siederanno il Comune, il Conservatorio di Novara, il Coccia e Classica che, grazie a Piero Maranghi, si sta avvicinando sempre di più al nostro teatro, dopo la regia di Aida e la realizzazione del DVD dedicato all’opera. A giorni il tavolo di lavoro ed entro l’anno l’annuncio che il premio tornerà a vivere. Un lavorone, certo. Bisogna capire come procedere. Per questo stiamo studiando tutte le carte conservate al Conservatorio, nel Centro Studi Cantelli: l’obiettivo è quello di riproporlo in una formula il più possibile simile a come era in passato. Il più importante premio per direttori d’orchestra. I tempi sono cambiati, di questo occorre tenere conto. Oggi si mandano anche DVD per partecipare a un concorso. Nei prossimi giorni inizieremo a lavorare, coinvolgendo il figlio, Leonardo Cantelli, in una iniziativa che ci deve vedere uniti in una progettualità. Impensabile fare da soli. In giuria ci dovranno essere persone che possano garantire un futuro ai vincitori». I costi? Il figlio Leonardo prospetta una cifra che oscilla tra 400.000 e 1.400.000 euro. «Credo – precisa Rapetti – che si possa realizzare a costi più contenuti. Certo dipenderà dalle collaborazioni che attiveremo. Una cosa è certa: siamo nella fase pre-preparatoria ma c’è la fortissima volontà di farlo. Da parte di tutti».Eleonora Groppetti

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