Quel paté in salsa politica…
NOVARA – Sono ben due gli adattamenti cinematografici della pièce francese “Le Prénom” di Matthieu DeLaporte e Alexandre De La Patellière. Il primo, francese, diretto nel 2012 dagli stessi autori e intitolato in italiano “Cena tra amici”, che conserva lo stesso soggetto. Il secondo, italiano, “Il nome del figlio” uscito quest’anno per la regia di Francesca Archibugi. Pino Quartullo, interprete di “Signori… Le paté de la maison”, spettacolo in scena al Teatro Coccia di Novara nel fine settimana per la stagione di prosa, tratto anch’esso dal testo originale francese, vuole subito chiarire una cosa: «La nostra versione si discosta abbastanza dall’originale e dalle versione cinematografiche. L’idea di partenza è la stessa, ma la regia di Maurizio Micheli e l’adattamento curato da Sabrina Ferilli e Carlo Buccirosso hanno portato alcune novità. Ad esempio il personaggio della madre che era solo telefonico qui ha uno spazio importante. Il personaggio del padrone di casa, interpretato da Maurizio Micheli in originale era un poco antipatico, chiuso, qui diventa più scherzoso».
NOVARA – Sono ben due gli adattamenti cinematografici della pièce francese “Le Prénom” di Matthieu DeLaporte e Alexandre De La Patellière. Il primo, francese, diretto nel 2012 dagli stessi autori e intitolato in italiano “Cena tra amici”, che conserva lo stesso soggetto. Il secondo, italiano, “Il nome del figlio” uscito quest’anno per la regia di Francesca Archibugi. Pino Quartullo, interprete di “Signori… Le paté de la maison”, spettacolo in scena al Teatro Coccia di Novara nel fine settimana per la stagione di prosa, tratto anch’esso dal testo originale francese, vuole subito chiarire una cosa: «La nostra versione si discosta abbastanza dall’originale e dalle versione cinematografiche. L’idea di partenza è la stessa, ma la regia di Maurizio Micheli e l’adattamento curato da Sabrina Ferilli e Carlo Buccirosso hanno portato alcune novità. Ad esempio il personaggio della madre che era solo telefonico qui ha uno spazio importante. Il personaggio del padrone di casa, interpretato da Maurizio Micheli in originale era un poco antipatico, chiuso, qui diventa più scherzoso».
Il personaggio che lei interpreta invece come è stato sviluppato? Quanto c’è di italianizzato nel carattere e nella storia?
«La vicenda narrata è quella di cena in famiglia che vede i padroni di casa, interpretati da Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli, prepararsi all’ultimo minuto per accogliere me, il fratello della padrona di casa e mia moglie Claudiafederica Petrella oltre a un amico di famiglia, Massimiliano Giovanetti. Ad aiutare in casa c’è anche la madre mia e della Ferilli, impersonata da Liliana Oricchio Vallasciani. Uno scherzo portato avanti da me, l’idea di dare un nome di battesimo improponibile a un bimbo che deve nascere assieme ad altre situazioni grottesche, renderà indigesto il paté del titolo a tutti gli invitati. Il mio personaggio è simpatico, un vero burlone, provocatore e in questo c’è molta della mia personalità fuori scena. Diverso è il fattore politico. In una casa di gente che si considera di sinistra, lui fa il provocatore di destra. Io non sono di destra nella realtà, ma mi piace questo personaggio che con la scusa di idee conservatrici tira fuori le ipocrisie di una certa sinistra “modaiola”. Mi sono divertito molto a interpretarlo e ho condiviso la critica a certi atteggiamenti progressisti solo di facciata. Diciamo che mi sono riconosciuto anch’io in certi comportamenti definibili finti umili e snobistici».
Secondo lei perché questo testo ha avuto così tanto successo?
«Il motivo è che si tratta di uno spettacolo che parla di politica in modo intelligente e critico, ma in maniera divertente e leggera. Mostra una sinistra in crisi. Oltre alle separazioni da ideologie politiche alcuni personaggi dimostrano di non essere aperti ed emancipati, come spesso vogliono far vedere. Ad esempio su tematiche ancora delicate come l’omosessualità. C’è comicità ma anche una certa verità drammatica. Se il testo originale è stata rappresentato in decine di nazioni è perché, penso, contenga elementi che sono universali».
Ha qualche ricordo particolare con Novara?
«Premesso che non ho memoria dei luoghi e dimentico ogni tournée credo sia la prima volta che vengo a recitare a Novara. Speriamo di avere in futuro un buon ricordo del Coccia e del suo pubblico!».
Massimo Delzoppo