Scoperta

Resti di uomini preistorici trovati nelle grotte del Fenera

La Ciota Ciara si riconferma un sito archeologico di eccezionale importanza.

Resti di uomini preistorici trovati nelle grotte del Fenera
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Resti di uomini preistorici all’interno delle grotte del Fenera: il monte valsesiano si conferma terreno di studio di grande importanza.

Resti di uomini sul Fenera

Il monte Fenera si riconferma un terreno privilegiato per studiare gli insediamenti preistorici. La campagna di scavi che si è recentemente conclusa ha permesso di ritrovare nelle grotte nuovi resti umani che vanno ad aggiungersi a quelli recuperati nelle ultime due stagioni. Come sempre l’area delle ricerche ha riguardato la grotta della Ciota Ciara: il prosieguo degli scavi ha portato al ritrovamento di tre reperti, un secondo incisivo inferiore, un molare e un frammento di primo incisivo superiore.

Gli studi

Proseguono dunque le scoperte a confermare l’eccezionalità del Fenera come sito archeologico di primaria importanza. Non per nulla gli scavi all’interno della Ciota Ciara proseguono da tredici anni, sotto la direzione dell’Università di Ferrara, e anche a giugno ricercatori e studenti sono tornati a Borgosesia per proseguire l’attività. Nei tredici anni di scavo sono stati raccolti moltissimi dati che hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle fasi di occupazione preistorica della grotta, culminati nelle ultime due campagne con il ritrovamento dei primi resti umani: un incisivo inferiore, un molare superiore, un canino superiore e un osso occipitale.

I reperti

L’ampliamento dell’area indagata della Ciota Ciara ha ora permesso di approfondire le ricerche e recuperare i nuovi reperti. Si tratta dunque di un molare e un incisivo inferiore molto ben conservati che, in via preliminare, portano a ipotizzare una loro appartenenza a un individuo adulto di giovane età. A sostegno di tale ipotesi, l’incisivo inferiore presenta una radice ancora incompleta, in fase di accrescimento, mentre per entrambi si rileva un grado di usura piuttosto scarso. Il terzo reperto, l’incisivo superiore, sebbene presenti anch’esso un buono stato di conservazione, è frammentario e non consente di fare ipotesi realistiche prima di analisi e studi più approfonditi.

Il periodo cronologico

L’importanza del ritrovamento, al di là del fatto che i resti preistorici di questo periodo sono pochissimi in tutta Europa, risiede nel fatto che ci si trova di fronte a fossili che permetteranno di documentare il periodo cronologico che vede il passaggio dall’Homo heidelbergensis all’Homo neanderhalensis. Nel reperto rivenuto nella grotta della Ciota Ciara è presente un rigonfiamento occipitale, ma poco sviluppato e molto meno marcato rispetto ai Neandertaliani: in modo del tutto preliminare è possibile affermare che questo importantissimo resto appartenga a una forma arcaica della specie neandertaliana. Questa ipotesi sarà verificata e integrata nello studio interdisciplinare che verrà intrapreso nei prossimi mesi dai ricercatori dell’Università di Ferrara.

Un caso unico

I resti della Ciota Ciara rappresentano un unicum per tutto il Nord Italia. La grotta costituisce infatti un’evidenza fondamentale per la ricostruzione del popolamento preistorico dell’Italia del Nord Ovest in quanto si tratta dell’unico sito ben documentato in fase di scavo sistematico e portante tracce così antiche dell’occupazione preistorica.

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