60 anni d’Unione europea: «Ma non ha salvaguardato le nostre eccellenze»

60 anni d’Unione europea: «Ma non ha salvaguardato le nostre eccellenze»
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Se come molti sostengono l’UE sta viaggiando su due velocita?, un giudizio in merito da parte del parlamentare europeo Alberto Cirio, in occasione del traguardo sei sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma, non puo? che risentire di una certa dicotomia: «Come a scuola - questa la metafora da lui utilizzata - dipende dalle materie in cui uno si e? cimentato. Se parliamo della “materia” pace il voto e? dieci, perche? l’Europa unita, nata all’indomani della tragedia dell’ultimo conflitto mondiale, ha dato al nostro continente oltre mezzo secolo di convivenza pacifica. Il giudizio e? pero? insufficiente se parliamo di politiche monetarie; e in questo un concorso di responsabilita? lo si deve ricercare anche in alcuni dei nostri Governi». Logico, alla luce di questo ragionamento, un accostamento alla moneta unica: «L’euro non e? di per se? un male - ha precisato - Ma piuttosto come l’Italia sia entrata nella moneta unica, senza un particolare meccanismo di affiancamento adottato invece da altri Paesi, senza contrattare in modo corretto e soprattutto efficace la nostra economia». Ovviamente, «se si parla di liberta? di circolazione e di opportunita? per i nostri giovani nello studio come nel lavoro anche in questo caso la valutazione e? ottima», ma l’Unione, questo l’altro rovescio della medaglia, «si merita un bel quattro per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione, perche? non e? stata in grado di gestire in modo “europeo” un problema, scaricandolo invece sui singoli Stati».

Capitolo “Brexit”. L’europarlamentare di Alba aveva gia? espresso una sua opinione all’indomani del referendum con il quale la maggioranza dei cittadini britannici aveva manifestato la volonta? di lasciare l’Unione: «Allora come oggi l’ho definita una “sveglia” che, a lungo termine, non portera? bene al Regno Unito. Non credo che sia un bene, ma al tempo stesso ritengo che possa essere uno stimolo per qualcuno dei nostri affinche? possa cambiare mentalita?». Europeista convinto, anche se a volte “eurocritico” (ma non sicuramente “euroscettico”), Cirio si considera «prima di tutto italiano. E da sempre mi batto perche? il nostro Paese possa avere piu? voce in capitolo nelle istituzioni comunitarie a tutela dei suoi prodotti, delle sue aziende, del suo territorio». Un “Made in Italy” da salvaguardare, a tutti i livelli, con un occhio particolare al Piemonte e alle sue diverse realta?:

«Per quanto riguarda il Novarese e il Vercellese - ha spiegato - sto lavorando a una mobilitazione generale del comparto risicolo. Purtroppo, anche da questo punto di vista l’Europa si merita un brutto voto in pagella. Le nostre eccellenze non sono sufficiente- mente salvaguardate. A Bruxelles mi sto battendo affinche? ulteriori accordi con i Paesi produttori del Sud-Est asiatico non passino, ma occorre che anche le nostre istituzioni del territorio facciano sentire sempre di piu? la loro voce». Perche? l’Alto Piemonte, come il resto della regione, deve essere tutelato per quello che gia? offre e per quello che ancora puo? offrire in tanti altri settori.

Luca Mattioli
Leggi di più sul Corriere di Novara di sabato 25 marzo 2017

Se come molti sostengono l’UE sta viaggiando su due velocita?, un giudizio in merito da parte del parlamentare europeo Alberto Cirio, in occasione del traguardo sei sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma, non puo? che risentire di una certa dicotomia: «Come a scuola - questa la metafora da lui utilizzata - dipende dalle materie in cui uno si e? cimentato. Se parliamo della “materia” pace il voto e? dieci, perche? l’Europa unita, nata all’indomani della tragedia dell’ultimo conflitto mondiale, ha dato al nostro continente oltre mezzo secolo di convivenza pacifica. Il giudizio e? pero? insufficiente se parliamo di politiche monetarie; e in questo un concorso di responsabilita? lo si deve ricercare anche in alcuni dei nostri Governi». Logico, alla luce di questo ragionamento, un accostamento alla moneta unica: «L’euro non e? di per se? un male - ha precisato - Ma piuttosto come l’Italia sia entrata nella moneta unica, senza un particolare meccanismo di affiancamento adottato invece da altri Paesi, senza contrattare in modo corretto e soprattutto efficace la nostra economia». Ovviamente, «se si parla di liberta? di circolazione e di opportunita? per i nostri giovani nello studio come nel lavoro anche in questo caso la valutazione e? ottima», ma l’Unione, questo l’altro rovescio della medaglia, «si merita un bel quattro per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione, perche? non e? stata in grado di gestire in modo “europeo” un problema, scaricandolo invece sui singoli Stati».

Capitolo “Brexit”. L’europarlamentare di Alba aveva gia? espresso una sua opinione all’indomani del referendum con il quale la maggioranza dei cittadini britannici aveva manifestato la volonta? di lasciare l’Unione: «Allora come oggi l’ho definita una “sveglia” che, a lungo termine, non portera? bene al Regno Unito. Non credo che sia un bene, ma al tempo stesso ritengo che possa essere uno stimolo per qualcuno dei nostri affinche? possa cambiare mentalita?». Europeista convinto, anche se a volte “eurocritico” (ma non sicuramente “euroscettico”), Cirio si considera «prima di tutto italiano. E da sempre mi batto perche? il nostro Paese possa avere piu? voce in capitolo nelle istituzioni comunitarie a tutela dei suoi prodotti, delle sue aziende, del suo territorio». Un “Made in Italy” da salvaguardare, a tutti i livelli, con un occhio particolare al Piemonte e alle sue diverse realta?:

«Per quanto riguarda il Novarese e il Vercellese - ha spiegato - sto lavorando a una mobilitazione generale del comparto risicolo. Purtroppo, anche da questo punto di vista l’Europa si merita un brutto voto in pagella. Le nostre eccellenze non sono sufficiente- mente salvaguardate. A Bruxelles mi sto battendo affinche? ulteriori accordi con i Paesi produttori del Sud-Est asiatico non passino, ma occorre che anche le nostre istituzioni del territorio facciano sentire sempre di piu? la loro voce». Perche? l’Alto Piemonte, come il resto della regione, deve essere tutelato per quello che gia? offre e per quello che ancora puo? offrire in tanti altri settori.

Luca Mattioli
Leggi di più sul Corriere di Novara di sabato 25 marzo 2017

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