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Assemblea straordinaria, il Banco dice sì all’aumento di capitale
18.036 voti favorevoli, 120 contrari, 27 astenuti: a larghissima maggioranza l’assemblea del Banco Popolare ha approvato, sabato mattina, l’aumento di capitale. Ancora una volta, i soci non hanno tradito le attese dei vertici e hanno dato fiducia all’operazione di fusione con Banca Popolare di Milano. Sì perché l’aumento di capitale, lo ha ricordato l’ad Saviotti all’inizio del suo intervento in assemblea, era proprio «la "conditio sine qua non" posta da Bce per realizzare la fusione con Bpm». Un’operazione che «è la più importante dopo Intesa-Sanpaolo. E, una volta a regime, potrà eguagliarne i successi». Quella tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano - ha detto Saviotti - non è la coppia dell'anno, ma la coppia del decennio».
18.036 voti favorevoli, 120 contrari, 27 astenuti: a larghissima maggioranza l’assemblea del Banco Popolare ha approvato, sabato mattina, l’aumento di capitale. Ancora una volta, i soci non hanno tradito le attese dei vertici e hanno dato fiducia all’operazione di fusione con Banca Popolare di Milano. Sì perché l’aumento di capitale, lo ha ricordato l’ad Saviotti all’inizio del suo intervento in assemblea, era proprio «la "conditio sine qua non" posta da Bce per realizzare la fusione con Bpm». Un’operazione che «è la più importante dopo Intesa-Sanpaolo. E, una volta a regime, potrà eguagliarne i successi». Quella tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano - ha detto Saviotti - non è la coppia dell'anno, ma la coppia del decennio».
Il rafforzamento patrimoniale per un importo di 1 miliardo di euro, ha spiegato Saviotti, risponde alla richiesta dell’autorità di vigilanza, che aveva evidenziato la necessità che il gruppo derivante dalla fusione, per il ruolo e il posizionamento strategico che assumerebbe nel mercato italiano, raggiungesse fin dalla sua nascita sia un livello di patrimonializzazione allineato alla best practice europea e italiana, sia, anche nella prospettiva di un piano di più rapida riduzione dei crediti deteriorati mediante cessioni, un livello di copertura allineato ai più elevati standard del sistema bancario nazionale.
Inoltre, l’aumento di capitale «potrà consentire al Banco di affrontare uno scenario di mercato che si preannuncia particolarmente sfidante, mantenendo al contempo un'adeguata capacità di investimento e supporto alle attività commerciali, e di cogliere le opportunità derivanti da una possibile evoluzione positiva del contesto macro-economico».
«La nostra posizione patrimoniale è già forte - ha sottolineato l’ad del Banco - Con l’aumento di capitale da 1 miliardo il Cet1 (fully phased) del Banco salirà al 14,6%». Con l’approvazione dell’assemblea, il Cda ha dunque ricevuto la delega a definire - entro 18 mesi - le forme tecniche dell’aumento (che è garantito da Mediobanca e BofA Merrill Lynch), relative all'emissione di azioni o di convertendi (o una combinazione dei due) anche mediante l'esclusione in tutto o in parte del diritto di opzione.
«Le banche d'affari hanno capito il nostro aumento di capitale - ha sottolineato il presidente del Banco Carlo Fratta Pasini - Anche i nostri soci sapranno distinguerlo dagli altri sul mercato».
Quanto ai tempi, l’intenzione del consiglio di amministrazione è quella di utilizzare a breve la delega per dare avvio all’operazione - prodromica alla fusione - entro il primo semestre di quest’anno.
A questo punto, sul percorso dell’aggregazione, c’è una nuova tappa. «Occorre smarcare quanto prima il piano industriale - dice il vicepresidente del Banco Maurizio Comoli - Uno strumento fondamentale che segna l’itinerario futuro: ci dice dove andare, con che velocità... E’ necessario che venga ben gestito e metabolizzato».
Anche per questa partita, i tempi sono serrati: il Banco ha terminato la due diligence sulla Bpm, ha annunciato Saviotti, e entro metà maggio il piano industriale sarà sottoposto all’approvazione da parte dei consigli, quindi sarà sottoposto alla Bce per la validazione e poi presentato al mercato. Entro fine settembre-inizio ottobre si terranno poi le assemblee straordinarie per la fusione e la trasformazione in Spa.
«La fusione con Bpm - ha detto il presidente Fratta Pasini - è un’occasione unica non di difesa o sopravvivenza, ma di sviluppo e crescita». «Economia di scala e di scopo»: così Maurizio Comoli sintetizza l’operazione. «In un settore come il nostro, che fatica a crescere, il modo per creare sacche di efficienza è quello di tagliare i costi fissi. E questa è un’operazione di razionalizzazione che ci dà l’opportunità di arrivare ad essere il terzo gruppo bancario del Paese, che ha in più la peculiarità di essere insediato nell’area più ricca della penisola. E’ questo aspetto che rappresenta il nostro punto di forza».
Il gruppo che nascerà dalla fusione avrà 4 milioni di clienti e 2.500 filiali, un totale attivo di 171 miliardi di euro, con una raccolta diretta pari a circa 120 miliardi a fronte di impieghi stimati in 113 miliardi, mentre la raccolta indiretta ammonterà a circa 105 miliardi, di cui 56 miliardi gestita: «Sarà il terzo gruppo italiano con una quota di mercato superiore all'8%», ha detto Saviotti. Che, come già aveva anticipato durante l’assemblea dello scorso marzo, ha ribadito la sua intenzione di lasciare l’incarico e salutato i soci: «Mi dispiace, ma la banca del futuro che sta nascendo non deve essere gestita da un signore che compie 74 anni. Lascio la gestione in buone mani, all'ad di Bpm Giuseppe Castagna che, ne sono certo, saprà portare il gruppo a nuovi successi, affiancato dai nostri top manager De Angelis e Faroni».
Laura Cavalli