Banco, non sarà l’assemblea della svolta

Banco, non sarà l’assemblea della svolta
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Non sarà l’assemblea della svolta, ormai è chiaro. Questo sabato, 19 marzo, i soci del Banco Popolare saranno chiamati ad approvare il bilancio 2015 del Gruppo in uno scenario futuro che ancora non è delineato e in cui  continuano a tenere banco i preparativi per le “nozze del secolo”. L’annunciata fusione tra Banco e Bpm, finalizzata alla creazione di un’unica “superbanca” nell’ottica della riforma delle Popolari (che prevede la trasformazione in Spa delle principali dieci banche cooperative italiane), è infatti ancora ferma alla fase del “fidanzamento”. Le condizioni imposte dalla vigilanza Bce - soprattutto in relazione alla riduzione delle sofferenze -  restano difficili da far quadrare e i tempi si sono allungati più del previsto.

Ma tra i vertici del Banco continua a  prevalere l’ottimismo. E se solo qualche giorno fa l’ad Pier Francesco Saviotti aveva ricordato, lapidario, che «il Banco è nelle condizioni di proseguire per la sua strada stand alone», il vicepresidente Maurizio Comoli ci tiene a sottolineare che il Gruppo naviga in acque tranquille e che, anzi, «la velocità di crociera rispetto ai principali competitors è anche più spedita». «Abbiamo chiuso un bilancio consolidato con buoni risultati reddituali e una situazione di equilibrio solida per ciò che riguarda i requisiti patrimoniali richiesti - spiega Comoli - L’utile netto è pari a 430 milioni e per la prima volta da anni tornerà ad esserci la distribuzione di un dividendo di 15 centesimi. Dati senz’altro positivi, che vanno visti insieme  ai cosiddetti indicatori di rischio: il CET1 capital ratio del Gruppo ha raggiunto il 13,2% al 31 dicembre 2015 e la solidità patrimoniale è confermata anche assumendo a riferimento le regole che saranno a regime al termine del periodo transitorio (Basilea 3 fully loaded) con un CET1 capital ratio pari al 12,4%, 284 punti base in più rispetto alla soglia minima del 9,5% stabilita dalla Bce».

Laura Cavalli

Leggi di più sul Corriere di Novara di giovedì 17 marzo 2016

Non sarà l’assemblea della svolta, ormai è chiaro. Questo sabato, 19 marzo, i soci del Banco Popolare saranno chiamati ad approvare il bilancio 2015 del Gruppo in uno scenario futuro che ancora non è delineato e in cui  continuano a tenere banco i preparativi per le “nozze del secolo”. L’annunciata fusione tra Banco e Bpm, finalizzata alla creazione di un’unica “superbanca” nell’ottica della riforma delle Popolari (che prevede la trasformazione in Spa delle principali dieci banche cooperative italiane), è infatti ancora ferma alla fase del “fidanzamento”. Le condizioni imposte dalla vigilanza Bce - soprattutto in relazione alla riduzione delle sofferenze -  restano difficili da far quadrare e i tempi si sono allungati più del previsto.

Ma tra i vertici del Banco continua a  prevalere l’ottimismo. E se solo qualche giorno fa l’ad Pier Francesco Saviotti aveva ricordato, lapidario, che «il Banco è nelle condizioni di proseguire per la sua strada stand alone», il vicepresidente Maurizio Comoli ci tiene a sottolineare che il Gruppo naviga in acque tranquille e che, anzi, «la velocità di crociera rispetto ai principali competitors è anche più spedita». «Abbiamo chiuso un bilancio consolidato con buoni risultati reddituali e una situazione di equilibrio solida per ciò che riguarda i requisiti patrimoniali richiesti - spiega Comoli - L’utile netto è pari a 430 milioni e per la prima volta da anni tornerà ad esserci la distribuzione di un dividendo di 15 centesimi. Dati senz’altro positivi, che vanno visti insieme  ai cosiddetti indicatori di rischio: il CET1 capital ratio del Gruppo ha raggiunto il 13,2% al 31 dicembre 2015 e la solidità patrimoniale è confermata anche assumendo a riferimento le regole che saranno a regime al termine del periodo transitorio (Basilea 3 fully loaded) con un CET1 capital ratio pari al 12,4%, 284 punti base in più rispetto alla soglia minima del 9,5% stabilita dalla Bce».

Laura Cavalli

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