Edilizia, c’è un po’ meno pessimismo

Edilizia, c’è un po’ meno pessimismo
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NOVARA - Nessuno parla di ottimismo, ma tra le imprese edili piemontesi c’è comunque, rispetto a sei mesi fa, un po’ meno pessimismo sul futuro, quantomeno nel breve termine. Lo rivelano i dati dell’indagine congiunturale sul primo semestre 2016 svolta dall’Ance Piemonte-Valle d’Aosta, ente che rappresenta, attraverso nove associazioni territoriali, circa 1.500 aziende di costruzioni delle due regioni, con 25mila addetti complessivi.

Le attese lievemente meno negative riguardano il fatturato, l’occupazione, la manodopera e le intenzioni di investimento, confermando l’inversione di tendenza iniziata un anno fa, al termine di un decennio di crisi che ha toccato il fondo alla fine del 2014. Le criticità, invece, sono ancora forti sul fronte dei pagamenti e delle aspettative di lavori, soprattutto per chi opera nel settore pubblico: qui le commesse sono ai livelli minimi da inizio secolo.

Per quanto concerne il fatturato, nei prossimi sei mesi ne prevede un aumento a prezzi costanti l’11,9% delle circa 300 imprese del campione; il 41,5% prevede una riduzione mentre il 46,5% non segnala variazioni significative rispetto ai volumi del semestre precedente. Il saldo, calcolato come differenza fra la percentuale degli “ottimisti” e quella dei “pessimisti”, si attesta a -29,6 punti, meno peggio dei -31,9 di sei mesi fa.

Le previsioni di crescita dell’occupazione dipendente rimangono ancora molto meno forti rispetto alle previsioni di diminuzione: il 5% delle imprese intende aumentare il numero degli addetti, mentre il 29,1% ne prevede la riduzione, con un saldo che pur rimanendo a -24,1 punti risulta leggermente meno negativo rispetto a sei mesi fa (-25,5). Migliorano lievemente, rispetto alla precedente indagine, anche le intenzioni di fare ricorso a manodopera esterna: l’aumento è previsto dal 12% delle imprese e la riduzione dal 34%, con un saldo che sale a -22 punti rispetto ai precedenti -24,5. Le difficoltà di reperimento di personale qualificato confermano le rilevazioni del secondo semestre del 2015 mentre si riducono, seppur di poco, quelle di personale generico: il problema riguarda, infatti, il 12,3% delle aziende per la manodopera qualificata e lo 0,7% per quella generica, mentre sei mesi fa le percentuali erano, rispettivamente, 12,5% e 1%.

Il 19,7% delle imprese, a fronte del precedente 19,1%, ha in programma di fare investimenti entro il prossimo giugno: nel 5,1% dei casi (in calo rispetto al 6,8% sei mesi fa) si tratta esclusivamente di investimenti “immobiliari”, mentre il restante 14,6% (in aumento dal 12,3% della precedente rilevazione) prevede “solo o anche investimenti non immobiliari”.

Preoccupa, invece, gli operatori la situazione del portafoglio ordini delle aziende, che le vede impegnate in media per 6,7 mesi, in lieve calo rispetto ai 7 mesi registrati nella scorsa indagine. I committenti privati assicurano in media 4,7 mesi di lavori (un mese in meno rispetto allo scorso autunno), mentre quelli pubblici, che nella precedente rilevazione erano a 2,2 mesi, non vanno oltre il bimestre.

Anche il problema dei pagamenti continua a pesare sul sentiment del settore. Nel secondo semestre 2015 i tempi medi di saldo delle fatture da parte dei committenti, pubblici e privati, sono stati di 106,9 giorni: il dato è superiore rispetto al semestre precedente (104,1 giorni), mentre i tempi medi di pagamento dei soli committenti pubblici sono passati da 129,7 a 135,9 giorni. Gli indicatori relativi alle dilazioni pattuite dalle imprese con i fornitori si attestano a 76,1 giorni con i fornitori, a 55,9 giorni con i fornitori con posa in opera e a 57,2 giorni con i noleggiatori a caldo. Nel semestre precedente i valori erano, rispettivamente, di 73,2, 55,4 e 56,5 giorni. Risulta invece sostanzialmente invariato, rispetto alla precedente indagine semestrale, il costo effettivo del credito bancario, in media al 5,1%.

«Anche se a livello locale registriamo qualche lieve miglioramento sul fronte dei tempi di pagamento – commenta il presidente di Ance Novara, Emilio Brustia - purtroppo le criticità che ostacolano il percorso di fuoriuscita dalla crisi sono ancora molte. Le previsioni delle imprese di Novara sul fatturato, l’occupazione e il ricorso alla manodopera esterna esprimono un po’ meno pessimismo di sei mesi fa. Come già nel secondo semestre del 2015, circa la metà delle imprese intervistate intende effettuare investimenti, mentre aumentano al 12,5% le difficoltà di reperimento di manodopera specializzata. Perché i timidi segnali di ripresa possano consolidarsi occorre che le misure fiscali introdotte con la Legge di Stabilità 2016 diano un effettivo slancio agli investimenti immobiliari, puntando anche su nuovi strumenti come il leasing immobiliare, ed è necessario accelerare la capacità di spesa investendo tutte le risorse disponibili. Ci aspettiamo da parte della politica azioni di sostegno all’edilizia, in tutte le sue molteplici componenti, perché la crisi che sta attraversando il settore delle costruzioni dura ormai da troppo tempo».

Marco Fontana

NOVARA - Nessuno parla di ottimismo, ma tra le imprese edili piemontesi c’è comunque, rispetto a sei mesi fa, un po’ meno pessimismo sul futuro, quantomeno nel breve termine. Lo rivelano i dati dell’indagine congiunturale sul primo semestre 2016 svolta dall’Ance Piemonte-Valle d’Aosta, ente che rappresenta, attraverso nove associazioni territoriali, circa 1.500 aziende di costruzioni delle due regioni, con 25mila addetti complessivi.

Le attese lievemente meno negative riguardano il fatturato, l’occupazione, la manodopera e le intenzioni di investimento, confermando l’inversione di tendenza iniziata un anno fa, al termine di un decennio di crisi che ha toccato il fondo alla fine del 2014. Le criticità, invece, sono ancora forti sul fronte dei pagamenti e delle aspettative di lavori, soprattutto per chi opera nel settore pubblico: qui le commesse sono ai livelli minimi da inizio secolo.

Per quanto concerne il fatturato, nei prossimi sei mesi ne prevede un aumento a prezzi costanti l’11,9% delle circa 300 imprese del campione; il 41,5% prevede una riduzione mentre il 46,5% non segnala variazioni significative rispetto ai volumi del semestre precedente. Il saldo, calcolato come differenza fra la percentuale degli “ottimisti” e quella dei “pessimisti”, si attesta a -29,6 punti, meno peggio dei -31,9 di sei mesi fa.

Le previsioni di crescita dell’occupazione dipendente rimangono ancora molto meno forti rispetto alle previsioni di diminuzione: il 5% delle imprese intende aumentare il numero degli addetti, mentre il 29,1% ne prevede la riduzione, con un saldo che pur rimanendo a -24,1 punti risulta leggermente meno negativo rispetto a sei mesi fa (-25,5). Migliorano lievemente, rispetto alla precedente indagine, anche le intenzioni di fare ricorso a manodopera esterna: l’aumento è previsto dal 12% delle imprese e la riduzione dal 34%, con un saldo che sale a -22 punti rispetto ai precedenti -24,5. Le difficoltà di reperimento di personale qualificato confermano le rilevazioni del secondo semestre del 2015 mentre si riducono, seppur di poco, quelle di personale generico: il problema riguarda, infatti, il 12,3% delle aziende per la manodopera qualificata e lo 0,7% per quella generica, mentre sei mesi fa le percentuali erano, rispettivamente, 12,5% e 1%.

Il 19,7% delle imprese, a fronte del precedente 19,1%, ha in programma di fare investimenti entro il prossimo giugno: nel 5,1% dei casi (in calo rispetto al 6,8% sei mesi fa) si tratta esclusivamente di investimenti “immobiliari”, mentre il restante 14,6% (in aumento dal 12,3% della precedente rilevazione) prevede “solo o anche investimenti non immobiliari”.

Preoccupa, invece, gli operatori la situazione del portafoglio ordini delle aziende, che le vede impegnate in media per 6,7 mesi, in lieve calo rispetto ai 7 mesi registrati nella scorsa indagine. I committenti privati assicurano in media 4,7 mesi di lavori (un mese in meno rispetto allo scorso autunno), mentre quelli pubblici, che nella precedente rilevazione erano a 2,2 mesi, non vanno oltre il bimestre.

Anche il problema dei pagamenti continua a pesare sul sentiment del settore. Nel secondo semestre 2015 i tempi medi di saldo delle fatture da parte dei committenti, pubblici e privati, sono stati di 106,9 giorni: il dato è superiore rispetto al semestre precedente (104,1 giorni), mentre i tempi medi di pagamento dei soli committenti pubblici sono passati da 129,7 a 135,9 giorni. Gli indicatori relativi alle dilazioni pattuite dalle imprese con i fornitori si attestano a 76,1 giorni con i fornitori, a 55,9 giorni con i fornitori con posa in opera e a 57,2 giorni con i noleggiatori a caldo. Nel semestre precedente i valori erano, rispettivamente, di 73,2, 55,4 e 56,5 giorni. Risulta invece sostanzialmente invariato, rispetto alla precedente indagine semestrale, il costo effettivo del credito bancario, in media al 5,1%.

«Anche se a livello locale registriamo qualche lieve miglioramento sul fronte dei tempi di pagamento – commenta il presidente di Ance Novara, Emilio Brustia - purtroppo le criticità che ostacolano il percorso di fuoriuscita dalla crisi sono ancora molte. Le previsioni delle imprese di Novara sul fatturato, l’occupazione e il ricorso alla manodopera esterna esprimono un po’ meno pessimismo di sei mesi fa. Come già nel secondo semestre del 2015, circa la metà delle imprese intervistate intende effettuare investimenti, mentre aumentano al 12,5% le difficoltà di reperimento di manodopera specializzata. Perché i timidi segnali di ripresa possano consolidarsi occorre che le misure fiscali introdotte con la Legge di Stabilità 2016 diano un effettivo slancio agli investimenti immobiliari, puntando anche su nuovi strumenti come il leasing immobiliare, ed è necessario accelerare la capacità di spesa investendo tutte le risorse disponibili. Ci aspettiamo da parte della politica azioni di sostegno all’edilizia, in tutte le sue molteplici componenti, perché la crisi che sta attraversando il settore delle costruzioni dura ormai da troppo tempo».

Marco Fontana

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