Expo 2015, scommessa già vinta?
NOVARA – A meno di settanta giorni dalla sua ufficiale apertura si può affermare che quella dell’“Expo” sia una scommessa già vinta? Per alcuni degli autorevoli intervenuti, nella mattinata di sabato all’albergo “Italia”, al convegno promosso dalla sezione di Novara dell’associazione “Agorà”, la risposta non può che essere affermativa. Tanto è stato fatto, nonostante le difficoltà della crisi internazionale da un lato e la vocazione quasi masochistica dell’Italia e degli italiani a volersi in qualche modo farsi male da soli, a complicarsi la vita quando si tratta di organizzare una “vetrina” di portata mondiale. Però il peggio (sembrerebbe) superato e l’appuntamento in programma a Milano da maggio a ottobre dovrà essere un’occasione irripetibile («…per forse un secolo», è stato tra l’altro detto) per mostrare ancora una volta a tutto il mondo quanto di buono il “Bel Paese” sia ancora in grado di fare. A patto che si rimbocchi tutti quanti le maniche.
NOVARA – A meno di settanta giorni dalla sua ufficiale apertura si può affermare che quella dell’“Expo” sia una scommessa già vinta? Per alcuni degli autorevoli intervenuti, nella mattinata di sabato all’albergo “Italia”, al convegno promosso dalla sezione di Novara dell’associazione “Agorà”, la risposta non può che essere affermativa. Tanto è stato fatto, nonostante le difficoltà della crisi internazionale da un lato e la vocazione quasi masochistica dell’Italia e degli italiani a volersi in qualche modo farsi male da soli, a complicarsi la vita quando si tratta di organizzare una “vetrina” di portata mondiale. Però il peggio (sembrerebbe) superato e l’appuntamento in programma a Milano da maggio a ottobre dovrà essere un’occasione irripetibile («…per forse un secolo», è stato tra l’altro detto) per mostrare ancora una volta a tutto il mondo quanto di buono il “Bel Paese” sia ancora in grado di fare. A patto che si rimbocchi tutti quanti le maniche.
«Saranno sei mesi di duro lavoro – è stata, ad esempio, la chiosa conclusiva di Fabio Leonardi, ceo della “Igor Gorgonzola”, uno degli imprenditori che più hanno creduto in questa manifestazione – Il messaggio che voglio trasmettere ai miei colleghi è che non dobbiamo aspettarci che sia l’organizzazione lavori per noi, ma il contrario. Se i nostri obiettivi sono quelli di presentare il nostro prodotto dovremo essere presenti. Un difetto di noi italiani, infine, è quello che abbiamo dei prodotti d’eccellenza che ci sono invidiati in tutto il mondo, ma a volte ci aspettiamo dalla politica quello che invece dobbiamo fare noi, partecipando insieme ai nostri rappresentanti istituzionali alla promozione del “Made in Italy”, alla lotta alla contraffazione, andando in diversi Paesi per cercare di strappare accordi bilaterali a tutela della denominazione d’origine».
Per Simone Crolla, ad dell’“American Chamber of commerce in Italy”, “Expo” potrà tra le altre cose essere «la grande occasione per attrarre importanti investitori dal mercato Usa; un’operazione che non potrà che portare alla creazione di nuovi posti di lavoro».
“Expo”, negli interventi moderati da Oliviero Colombo, dovrà in qualche modo rappresentare l’immagine dell’Italia, il suo orgoglio. “Orgoglio Italia”, come ha detto Fabrizio Sala, assessore della Regione Lombardia con una delega specifica proprio all’Expo, «non è un semplice slogan del nostro spazio, “Padiglione Italia”, ma dovrà diventare un volano per il dopo. Importante sarà infatti raccogliere la sfida per quello che dovrà accadere al termine di questo appuntamento», senza voler alla fine trascurare che dal punto di vista politico, «“Expo” sia stato un “giocattolo” voluto dal centro-destra».
E Piemonte? E il Novarese? Non dovranno starsene a guardare. Per il consigliere regionale Diego Sozzani, che di “Agorà Novara” è il presidente, «sarà importante “spronare” le istituzioni locali affinché anche il nostro territorio riesca a ottenere qualche beneficio da questa rassegna». Anche se, come ha sottolineato al termine con una battuta l’europarlamentare (ed ex assessore a Palazzo Lascaris) Alberto Cirio, «quando sentiamo parlare un esponente lombardo sembra di trovarci su un altro pianeta… Copiare non è sbagliato. A patto che si copi giusto e da chi è più bravo. E dobbiamo impegnarci perché “Expo” sia un appuntamento “democratico”, dove possano essere in tanti a goderne dei benefici. Senza avere paura di confrontarci con prodotti che potrebbero essere concorrenziali, ma di qualità decisamente inferiore».
Luca Mattioli