«Fatturati fermi o in calo del 30%»

«Fatturati fermi o in calo del 30%»
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TRECATE - Lievissima crescita per le attività commerciali trecatesi nel 2014. I dati definitivi relativi allo scorso anno evidenziano infatti un aumento di quattro unità delle attività di vario genere presenti sul territorio comunale, che passano dalle 466 del 2013 alle 470 del 2014. In lieve calo le attività di commercio in sede fissa che da 220 scendono a 217; in leggero aumento le attività di commercio ambulante che da 117 diventano 119; in crescita i pubblici esercizi che da 66 salgono a 71; scendono da 10 a 9 le edicole; stabili le attività di commercio elettronico che rimangono 30; aumentano invece da 23 a 24 le attività di vendita al domicilio del consumatore.

«Possiamo dire – commentano l’assessore al Commercio Mario Zeno e la responsabile del Settore Commercio Anna Rosina – che la situazione è stabile e il numero delle chiusure non è preoccupante. Naturalmente, ciò non significa che la crisi non si faccia sentire e che i commercianti non abbiano subito flessioni nelle vendite. Il nostro auspicio è che le attività presenti a Trecate riescano a trovare il modo per rilanciarsi e aumentare le vendite, magari puntando sulla qualità e sui servizi al cliente, elementi che li differenziano dagli outlet e dai centri commerciali».

Più pessimista l’analisi del presidente di Ascom Trecate, Alberto Ferruta, che imputa la situazione di stallo del commercio trecatese, oltre che alla crisi, alla mancata pianificazione commerciale.

«Se negli anni scorsi – dichiara Ferruta - la crisi ha colpito in particolare alcuni settori (ad esempio quello dell’abbigliamento) ora è generalizzata. Le attività che sono riuscite a superare i primi anni della crisi ora continuano a resistere, ma non guadagnano. Secondo i dati in nostro possesso per almeno l’80% dei negozi i fatturati sono fermi o in calo del 20-30%. Per gli operatori del settore l’accesso al credito è difficoltoso e la tassazione continua ad essere pesante (anche a causa degli studi di settore), perciò non rimangono risorse da investire per migliorare l’offerta dei negozi. A ciò si aggiunga che la qualità dei prodotti tende ad abbassarsi anche perché il potere d’acquisto dei clienti si è notevolmente abbassato».

Daniela Uglietti

Leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 9 febbraio 2015 

TRECATE - Lievissima crescita per le attività commerciali trecatesi nel 2014. I dati definitivi relativi allo scorso anno evidenziano infatti un aumento di quattro unità delle attività di vario genere presenti sul territorio comunale, che passano dalle 466 del 2013 alle 470 del 2014. In lieve calo le attività di commercio in sede fissa che da 220 scendono a 217; in leggero aumento le attività di commercio ambulante che da 117 diventano 119; in crescita i pubblici esercizi che da 66 salgono a 71; scendono da 10 a 9 le edicole; stabili le attività di commercio elettronico che rimangono 30; aumentano invece da 23 a 24 le attività di vendita al domicilio del consumatore.

«Possiamo dire – commentano l’assessore al Commercio Mario Zeno e la responsabile del Settore Commercio Anna Rosina – che la situazione è stabile e il numero delle chiusure non è preoccupante. Naturalmente, ciò non significa che la crisi non si faccia sentire e che i commercianti non abbiano subito flessioni nelle vendite. Il nostro auspicio è che le attività presenti a Trecate riescano a trovare il modo per rilanciarsi e aumentare le vendite, magari puntando sulla qualità e sui servizi al cliente, elementi che li differenziano dagli outlet e dai centri commerciali».

Più pessimista l’analisi del presidente di Ascom Trecate, Alberto Ferruta, che imputa la situazione di stallo del commercio trecatese, oltre che alla crisi, alla mancata pianificazione commerciale.

«Se negli anni scorsi – dichiara Ferruta - la crisi ha colpito in particolare alcuni settori (ad esempio quello dell’abbigliamento) ora è generalizzata. Le attività che sono riuscite a superare i primi anni della crisi ora continuano a resistere, ma non guadagnano. Secondo i dati in nostro possesso per almeno l’80% dei negozi i fatturati sono fermi o in calo del 20-30%. Per gli operatori del settore l’accesso al credito è difficoltoso e la tassazione continua ad essere pesante (anche a causa degli studi di settore), perciò non rimangono risorse da investire per migliorare l’offerta dei negozi. A ciò si aggiunga che la qualità dei prodotti tende ad abbassarsi anche perché il potere d’acquisto dei clienti si è notevolmente abbassato».

Daniela Uglietti

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