“Il consumo del suolo, quando è inutile, è una scelta sbagliata"

“Il consumo del suolo, quando è inutile, è una scelta sbagliata"
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NOVARA - Il consumo del suolo, quando è inutile e può essere evitato, è una scelta sbagliata. Ma questo non significa fermare le iniziative imprenditoriali che intendono assicurare alla città e al territorio nuovi livelli occupazionali, qualificati e duraturi. Nel rispetto, però, dei suoi abitanti e delle future generazioni. Questo, in sintesi, il contenuto del documento conclusivo approvato - e letto dall'architetto Giovanni Gramegna - dalle associazioni promotrici del forum tenutosi nel pomeriggio di martedì nell'auditorium del liceo delle Scienze umane “Bellini” di Novara.
Moderati dal giornalista del “Corriere di Novara” Sandro Devecchi, hanno via via preso la parola un po' tutte le figure, portavoce di associazioni ambientaliste e comitati più o meno spontanei, che da tempo si stanno battendo contro una serie di interventi che spaziano dal progetto dell'“Eni” per la trivellazione petrolifera a Carpignano Sesia sino a quelli riguardanti i due poli logistici di Pernate (con il ventilato raddoppio del “Cim”) e di Agognate (dove è invece previsto un nuovo insediamento di un milione di metri quadrati).
Particolarmente significativo, in apertura dei lavori, il messaggio fatto pervenire dall'assessore all'Agricoltura della Regione Giorgio Ferrero nel quale l'esponente della Giunta Chiamparino ha ribadito come sia allo studio «un disegno di legge in materia di consumo del suolo teso a introdurre anche in Piemonte il cosiddetto “principio di invarianza” alfine di fermare la cementificazione in atto e l'inutile ed irreversibile consumo di suolo agricolo, bene non più ripristinabile». Parole accolte con soddisfazione da parte dei presenti, mentre i successivi interventi si sono particolarmente indirizzati verso i due principali “filoni” che interessano il capoluogo, quello di Agognate e quello di Pernate.
Gramegna ha ricostruito la “vicenda Agognate”, «tornata in auge a distanza di qualche anno», definendo il «progetto del sindaco Ballaré e dell'assessore Bozzola addirittura peggiore di quello a suo tempo presentato dalla Giunta Giordano. Perché diciamo no ad Agognate? Si vuole sacrificare terreno agricolo quando abbiamo già un Piano regolatore che prevede un consumo del suolo rispetto alle aree attualmente urbanizzate di 20 milioni di metri quadrati. Chiediamo quindi di dare priorità alle aree libere, a quelle dismesse e ai tanti capannoni vuoti». Un progetto «che non porta lavoro ma solo danni ambientali e risponde esclusivamente alle attese speculative della proprietà».

Seconda “introduzione” è stata quella di Claudio Ferro, del “Comitato per Pernate”, anche lui impegnato a illustrare «le trasformazioni subite dalla frazione novarese legate alla presenza del “Centro intermodale merci”. Il nostro territorio - ha ricordato - è un bacino idraulico del Terdoppio. Non ci sentiamo d'accordo con il Comune, dal quale attendiamo ancora una risposta dopo la nostra petizione popolare. Nel frattempo ribadiamo che altro consumo del territorio a Pernate non si può fare, a causa di un dissesto idrogeologico ormai riconosciuto. L'area “T3b”, non più interessata dal “Cim” a uso ferroviario», non dovrebbe, in sostanza, ospitare nuovi insediamenti.

Pareri unanimi sono arrivati anche dal mondo della scuola, dal sindacato e dalle associazioni di categoria: «Sembra esserci una nuova coscienza civica fra tanta gente - ha detto in proposito Gian Carlo Ramella, direttore di “Coldiretti Novara” -  secondo la quale quello del terreno agricolo non sia più solo un problema degli addetti ai lavori del nostro settore, ma piuttosto di ordine sociale».

«Le nostre imprese - ha illustrato ad esempio Francesco Cruciano, vicedirettore dell'“Api” - puntano sulla qualità, sul “Made in Italy” e sullo sviluppo sostenibile, dove il comparto alimentare rappresenta un elemento trainante. La posizione è quella che prima di sacrificare nuove aree sarebbe opportuno sfruttare i siti già esistenti, cominciando dai capannoni vuoti e sfitti». Tutti d'accordo, insomma. E fra le conclusioni, Fabio Tomei del “Carp” ha ricordato infine come il gruppo delle associazioni sarà impegnati nei prossimi mesi a sostenere altre iniziative «sulle quali riflettere, come quella riguardante il progetto di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti». Quello ormai conosciuto con l'acronimo “Ttip” è il prossimo bersaglio che le associazioni hanno inquadrato.

Luca Mattioli

NOVARA - Il consumo del suolo, quando è inutile e può essere evitato, è una scelta sbagliata. Ma questo non significa fermare le iniziative imprenditoriali che intendono assicurare alla città e al territorio nuovi livelli occupazionali, qualificati e duraturi. Nel rispetto, però, dei suoi abitanti e delle future generazioni. Questo, in sintesi, il contenuto del documento conclusivo approvato - e letto dall'architetto Giovanni Gramegna - dalle associazioni promotrici del forum tenutosi nel pomeriggio di martedì nell'auditorium del liceo delle Scienze umane “Bellini” di Novara.
Moderati dal giornalista del “Corriere di Novara” Sandro Devecchi, hanno via via preso la parola un po' tutte le figure, portavoce di associazioni ambientaliste e comitati più o meno spontanei, che da tempo si stanno battendo contro una serie di interventi che spaziano dal progetto dell'“Eni” per la trivellazione petrolifera a Carpignano Sesia sino a quelli riguardanti i due poli logistici di Pernate (con il ventilato raddoppio del “Cim”) e di Agognate (dove è invece previsto un nuovo insediamento di un milione di metri quadrati).
Particolarmente significativo, in apertura dei lavori, il messaggio fatto pervenire dall'assessore all'Agricoltura della Regione Giorgio Ferrero nel quale l'esponente della Giunta Chiamparino ha ribadito come sia allo studio «un disegno di legge in materia di consumo del suolo teso a introdurre anche in Piemonte il cosiddetto “principio di invarianza” alfine di fermare la cementificazione in atto e l'inutile ed irreversibile consumo di suolo agricolo, bene non più ripristinabile». Parole accolte con soddisfazione da parte dei presenti, mentre i successivi interventi si sono particolarmente indirizzati verso i due principali “filoni” che interessano il capoluogo, quello di Agognate e quello di Pernate.
Gramegna ha ricostruito la “vicenda Agognate”, «tornata in auge a distanza di qualche anno», definendo il «progetto del sindaco Ballaré e dell'assessore Bozzola addirittura peggiore di quello a suo tempo presentato dalla Giunta Giordano. Perché diciamo no ad Agognate? Si vuole sacrificare terreno agricolo quando abbiamo già un Piano regolatore che prevede un consumo del suolo rispetto alle aree attualmente urbanizzate di 20 milioni di metri quadrati. Chiediamo quindi di dare priorità alle aree libere, a quelle dismesse e ai tanti capannoni vuoti». Un progetto «che non porta lavoro ma solo danni ambientali e risponde esclusivamente alle attese speculative della proprietà».

Seconda “introduzione” è stata quella di Claudio Ferro, del “Comitato per Pernate”, anche lui impegnato a illustrare «le trasformazioni subite dalla frazione novarese legate alla presenza del “Centro intermodale merci”. Il nostro territorio - ha ricordato - è un bacino idraulico del Terdoppio. Non ci sentiamo d'accordo con il Comune, dal quale attendiamo ancora una risposta dopo la nostra petizione popolare. Nel frattempo ribadiamo che altro consumo del territorio a Pernate non si può fare, a causa di un dissesto idrogeologico ormai riconosciuto. L'area “T3b”, non più interessata dal “Cim” a uso ferroviario», non dovrebbe, in sostanza, ospitare nuovi insediamenti.

Pareri unanimi sono arrivati anche dal mondo della scuola, dal sindacato e dalle associazioni di categoria: «Sembra esserci una nuova coscienza civica fra tanta gente - ha detto in proposito Gian Carlo Ramella, direttore di “Coldiretti Novara” -  secondo la quale quello del terreno agricolo non sia più solo un problema degli addetti ai lavori del nostro settore, ma piuttosto di ordine sociale».

«Le nostre imprese - ha illustrato ad esempio Francesco Cruciano, vicedirettore dell'“Api” - puntano sulla qualità, sul “Made in Italy” e sullo sviluppo sostenibile, dove il comparto alimentare rappresenta un elemento trainante. La posizione è quella che prima di sacrificare nuove aree sarebbe opportuno sfruttare i siti già esistenti, cominciando dai capannoni vuoti e sfitti». Tutti d'accordo, insomma. E fra le conclusioni, Fabio Tomei del “Carp” ha ricordato infine come il gruppo delle associazioni sarà impegnati nei prossimi mesi a sostenere altre iniziative «sulle quali riflettere, come quella riguardante il progetto di libero scambio fra Unione europea e Stati Uniti». Quello ormai conosciuto con l'acronimo “Ttip” è il prossimo bersaglio che le associazioni hanno inquadrato.

Luca Mattioli

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