Il referendum “spiegato” a scuola

Il referendum “spiegato” a scuola
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NOVARA - Forse, per qualcuno che non aveva raggiunto in extremis la maggiore età in occasione delle amministrative dello scorso giugno, quello con il referendum del 4 dicembre sarà il primo appuntamento della sua vita di cittadino con una cabina elettorale. Così, con molta pazienza e interesse, gli studenti delle ultime due classi del liceo Scientifico “Carlo Alberto” hanno ascoltato - giovedì mattina - il confronto fra un sostenitore del “no”, il sindaco di Novara Alessandro Canelli, e uno del “sì”, l’esponente del Pd Giuseppe Genoni.Toni assolutamente pacati, interventi caratterizzati anche da qualche battuta, il ping - pong (non necessariamente sempre vincolato allo stesso tema per entrambi i relatori, di cui riportiamo i passaggi più significativi) è stato aperto da Genoni, che ha inizialmente inquadrato il contesto storico che accompagnò la nascita della nostra Costituzione, «quando due forze politiche contrapposte come Democrazia cristiana e Partito comunista temevano che l’una potesse prevalere in maniera preponderante sull’altra. Ecco allora la necessità quasi scontata di prevedere nell’ordinamento italiano due Camere con gli stessi poteri, seppure elette con sistemi diversi. Ma quei tempi oggi sono superati».Canelli ha invece respinto la tesi sostenuta da chi chiede l’eliminazione del “bicameralismo paritario”, definendo «ipocrita la scelta di averlo inserito nel quesito referendario», ritenendo «irrisorio il reale risparmio ottenuto con il nuovo Senato» e ribadendo che «si tratta di una riforma che nasconde in realtà il fatto che il nostro Paese si vedrà costretto a cedere una parte della sua sovranità, non sarà più padrone del suo destino, ma sarà costretto ad avere sempre l’assenso da Bruxelles prima di una sua decisione. Votare “no” è una questione di principio». Sul fatto che ci possano essere interessi “superiori” di fronte al voto del 4 dicembre non è stato negato da Genoni, ma da lui è visto in termini positivi: «Il quadro che si va delineando in Europa è di estrema incertezza, ma da questa riforma l’immagine e il peso del nostro Paese usciranno rafforzati».Opinioni divergenti sul uno dei temi come quello della cosiddetta iniziativa legislativa popolare: «Prima occorrevano 50 mila firme, ora il triplo», da detto Canelli. «Adesso ne occorreranno 150 mila - ha replicato Genoni - ma in questo caso il Parlamento sarà vincolato a calendarizzare questa proposta di legge». E chi ipotizza una deriva autoritaria? Un Esecutivo rafforzato? «No - è stato il parere di Genoni - Anzi, fu il progetto di dieci anni fa, allora bocciato dai cittadini, a prevedere ulteriori poteri al “premier”». Ipotesi respinta anche da Canelli: «Non è la riforma in sé a dare più poteri al Governo, ma piuttosto il combinato legato alla nuova legge elettorale». I senatori non saranno più eletti direttamente… «Però - secondo Genoni - saranno scelti fra i consiglieri regionali e i sindaci, tutti indicati dai cittadini». «Io - ha replicato Canelli - sono stato scelto dai novaresi per fare il sindaco, con tutte le problematiche e gli impegni che questo incarico comporta. Non vedo come un altro nella mie condizioni possa fare “anche” il senatore…». Ma questa riforma si poteva fare meglio? Genoni: «Come tante cose è stato il frutto di una serie di compromessi». Canelli: «E’ un grosso pasticcio, che peggiora la situazione. L’Italia ha bisogno di riforme, ma non di questo tipo». E tornando alla presunta “velocizzazione” del processo legislativo che si verrà a crear, e il sindaco del capoluogo ha sostenuto nuovamente che il problema italiano è sempre stato quello delle troppe leggi: «Occorre qualità, non quantità».Luca MattioliLeggi tutti gli incontri sul referendum in agenda sul Corriere di Novara di sabato 26 novembre 2016 

NOVARA - Forse, per qualcuno che non aveva raggiunto in extremis la maggiore età in occasione delle amministrative dello scorso giugno, quello con il referendum del 4 dicembre sarà il primo appuntamento della sua vita di cittadino con una cabina elettorale. Così, con molta pazienza e interesse, gli studenti delle ultime due classi del liceo Scientifico “Carlo Alberto” hanno ascoltato - giovedì mattina - il confronto fra un sostenitore del “no”, il sindaco di Novara Alessandro Canelli, e uno del “sì”, l’esponente del Pd Giuseppe Genoni.Toni assolutamente pacati, interventi caratterizzati anche da qualche battuta, il ping - pong (non necessariamente sempre vincolato allo stesso tema per entrambi i relatori, di cui riportiamo i passaggi più significativi) è stato aperto da Genoni, che ha inizialmente inquadrato il contesto storico che accompagnò la nascita della nostra Costituzione, «quando due forze politiche contrapposte come Democrazia cristiana e Partito comunista temevano che l’una potesse prevalere in maniera preponderante sull’altra. Ecco allora la necessità quasi scontata di prevedere nell’ordinamento italiano due Camere con gli stessi poteri, seppure elette con sistemi diversi. Ma quei tempi oggi sono superati».Canelli ha invece respinto la tesi sostenuta da chi chiede l’eliminazione del “bicameralismo paritario”, definendo «ipocrita la scelta di averlo inserito nel quesito referendario», ritenendo «irrisorio il reale risparmio ottenuto con il nuovo Senato» e ribadendo che «si tratta di una riforma che nasconde in realtà il fatto che il nostro Paese si vedrà costretto a cedere una parte della sua sovranità, non sarà più padrone del suo destino, ma sarà costretto ad avere sempre l’assenso da Bruxelles prima di una sua decisione. Votare “no” è una questione di principio». Sul fatto che ci possano essere interessi “superiori” di fronte al voto del 4 dicembre non è stato negato da Genoni, ma da lui è visto in termini positivi: «Il quadro che si va delineando in Europa è di estrema incertezza, ma da questa riforma l’immagine e il peso del nostro Paese usciranno rafforzati».Opinioni divergenti sul uno dei temi come quello della cosiddetta iniziativa legislativa popolare: «Prima occorrevano 50 mila firme, ora il triplo», da detto Canelli. «Adesso ne occorreranno 150 mila - ha replicato Genoni - ma in questo caso il Parlamento sarà vincolato a calendarizzare questa proposta di legge». E chi ipotizza una deriva autoritaria? Un Esecutivo rafforzato? «No - è stato il parere di Genoni - Anzi, fu il progetto di dieci anni fa, allora bocciato dai cittadini, a prevedere ulteriori poteri al “premier”». Ipotesi respinta anche da Canelli: «Non è la riforma in sé a dare più poteri al Governo, ma piuttosto il combinato legato alla nuova legge elettorale». I senatori non saranno più eletti direttamente… «Però - secondo Genoni - saranno scelti fra i consiglieri regionali e i sindaci, tutti indicati dai cittadini». «Io - ha replicato Canelli - sono stato scelto dai novaresi per fare il sindaco, con tutte le problematiche e gli impegni che questo incarico comporta. Non vedo come un altro nella mie condizioni possa fare “anche” il senatore…». Ma questa riforma si poteva fare meglio? Genoni: «Come tante cose è stato il frutto di una serie di compromessi». Canelli: «E’ un grosso pasticcio, che peggiora la situazione. L’Italia ha bisogno di riforme, ma non di questo tipo». E tornando alla presunta “velocizzazione” del processo legislativo che si verrà a crear, e il sindaco del capoluogo ha sostenuto nuovamente che il problema italiano è sempre stato quello delle troppe leggi: «Occorre qualità, non quantità».

Luca Mattioli

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