Le tasse a Novara pesano per il 57,5%

Le tasse a Novara pesano per il 57,5%
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«Dall’anno dell’ultima assemblea, nel 2013, ad oggi, il territorio novarese ha perso 1.468 imprese artigiane, quello di Vercelli 694, quello del Vco 684 imprese. Complessivamente, siamo a -2.846». L’impatto della crisi sulla vita delle imprese è stato forte: lo ha ricordato Donato Telesca, confermato presidente della Cna Piemonte Nord nell’assemblea elettiva di domenica mattina. E in questi anni, in cui il modo di lavorare si è radicalmente trasformato, gli artigiani hanno fatto la loro parte: «Abbiamo innovato e abbiamo imparato, puntando sulla qualità, a competere con nuovi e agguerriti attori economici che hanno messo nel basso costo dei prodotti il loro punto di forza. Ci siamo aperti alle nuove forme di organizzazione dell’offerta dei nostri prodotti, molti hanno iniziato a utilizzare internet. Ci siamo rimessi in gioco cercando nuove strade». Ma – secondo Telesca - ci sono ancora troppi “muri di gomma” contro i quali le imprese continuano a scontrarsi. Tre, su tutti, i problemi da risolvere: il peso della pressione fiscale, la burocrazia opprimente e il difficoltoso accesso al credito. «A incidere molto – ha illustrato il presidente – sono soprattutto i tributi locali, in particolare Tassa rifiuti e Imu. Secondo l’indagine Cna sul “tax free day”, nel 2017 il peso complessivamente esercitato dal fisco sulle Pmi è del 57,5% a Novara, del 58,4% a Vercelli e del 57,2% a Verbania». 
Se a questo si aggiungono la burocrazia che, secondo un calcolo del Centro studi Cna, «ha un costo annuo medio di 5.000 euro ad azienda, che deve impiegare il personale addetto dai tre ai cinque giorni al mese solo per pratiche e adempimenti», e un rapporto non sempre ottimale col sistema bancario, il risultato è che «le nostre imprese sono sempre meno competitive, non solo in termini di ricavi più ridotti, ma anche perché non riescono ad affrontare la concorrenza dei competitori esteri».
Ma la relazione del presidente Cna Piemonte Nord non è stata solo un “cahier de doléance”. Telesca ha anche sottolineato con soddisfazione i risultati raggiunti, anche grazie all’impegno di Cna: dal mantenimento e rafforzamento delle agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, all’introduzione dell’Iri («che finalmente consente ai piccoli di pagare l’aliquota fissa del 24% sul reddito che resta in azienda come per la grande impresa»); dal super e iper ammortamento alla soppressione dell’Irap, alla trasformazione degli studi di settore da strumento di accertamento a indicatore economico-finanziario.
«Il futuro – ha concluso Telesca – è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese. Possiamo farcela, ma solo se sapremo ripartire ad alta velocità».
E, secondo il segretario nazionale Cna Sergio Silvestrini, la “ricetta” esiste e si chiama “made in Italy”. «Quella che stiamo vivendo è una fase di incredibile discontinuità, di rottura verso tutto ciò che è stato il ‘900. Sono cambiati i fondamentali su cui agire». Ecco perché, per riuscire a sopravvivere, «dobbiamo essere in grado di trasformare l’Italia sempre più nel Paese della bellezza e delle cose fatte bene. Dobbiamo riuscire a contrapporre al prodotto di massa un prodotto di assoluta qualità, ma efficiente. E per far questo occorre tornare a puntare sul turismo e ridurre la burocrazia. L’Italia deve essere un Paese bello e in cui fare impresa sia semplice».
Laura Cavalli

«Dall’anno dell’ultima assemblea, nel 2013, ad oggi, il territorio novarese ha perso 1.468 imprese artigiane, quello di Vercelli 694, quello del Vco 684 imprese. Complessivamente, siamo a -2.846». L’impatto della crisi sulla vita delle imprese è stato forte: lo ha ricordato Donato Telesca, confermato presidente della Cna Piemonte Nord nell’assemblea elettiva di domenica mattina. E in questi anni, in cui il modo di lavorare si è radicalmente trasformato, gli artigiani hanno fatto la loro parte: «Abbiamo innovato e abbiamo imparato, puntando sulla qualità, a competere con nuovi e agguerriti attori economici che hanno messo nel basso costo dei prodotti il loro punto di forza. Ci siamo aperti alle nuove forme di organizzazione dell’offerta dei nostri prodotti, molti hanno iniziato a utilizzare internet. Ci siamo rimessi in gioco cercando nuove strade». Ma – secondo Telesca - ci sono ancora troppi “muri di gomma” contro i quali le imprese continuano a scontrarsi. Tre, su tutti, i problemi da risolvere: il peso della pressione fiscale, la burocrazia opprimente e il difficoltoso accesso al credito. «A incidere molto – ha illustrato il presidente – sono soprattutto i tributi locali, in particolare Tassa rifiuti e Imu. Secondo l’indagine Cna sul “tax free day”, nel 2017 il peso complessivamente esercitato dal fisco sulle Pmi è del 57,5% a Novara, del 58,4% a Vercelli e del 57,2% a Verbania». 
Se a questo si aggiungono la burocrazia che, secondo un calcolo del Centro studi Cna, «ha un costo annuo medio di 5.000 euro ad azienda, che deve impiegare il personale addetto dai tre ai cinque giorni al mese solo per pratiche e adempimenti», e un rapporto non sempre ottimale col sistema bancario, il risultato è che «le nostre imprese sono sempre meno competitive, non solo in termini di ricavi più ridotti, ma anche perché non riescono ad affrontare la concorrenza dei competitori esteri».
Ma la relazione del presidente Cna Piemonte Nord non è stata solo un “cahier de doléance”. Telesca ha anche sottolineato con soddisfazione i risultati raggiunti, anche grazie all’impegno di Cna: dal mantenimento e rafforzamento delle agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, all’introduzione dell’Iri («che finalmente consente ai piccoli di pagare l’aliquota fissa del 24% sul reddito che resta in azienda come per la grande impresa»); dal super e iper ammortamento alla soppressione dell’Irap, alla trasformazione degli studi di settore da strumento di accertamento a indicatore economico-finanziario.
«Il futuro – ha concluso Telesca – è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese. Possiamo farcela, ma solo se sapremo ripartire ad alta velocità».
E, secondo il segretario nazionale Cna Sergio Silvestrini, la “ricetta” esiste e si chiama “made in Italy”. «Quella che stiamo vivendo è una fase di incredibile discontinuità, di rottura verso tutto ciò che è stato il ‘900. Sono cambiati i fondamentali su cui agire». Ecco perché, per riuscire a sopravvivere, «dobbiamo essere in grado di trasformare l’Italia sempre più nel Paese della bellezza e delle cose fatte bene. Dobbiamo riuscire a contrapporre al prodotto di massa un prodotto di assoluta qualità, ma efficiente. E per far questo occorre tornare a puntare sul turismo e ridurre la burocrazia. L’Italia deve essere un Paese bello e in cui fare impresa sia semplice».
Laura Cavalli

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