Natimortalità, le imprese piemontesi soffrono ancora

Natimortalità, le imprese piemontesi soffrono ancora
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E’ ancora negativo il saldo delle imprese in tutto il Piemonte. E Novara, pur mantenendo il segno meno, è la provincia che sembra dare i maggiori segnali di vitalità. 
In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, nel periodo gennaio/marzo 2016 sono nate in Piemonte 8.924 imprese, a fronte delle 8.567 iscrizioni registrate nello stesso periodo del 2015. Al netto delle 11.041 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio, a fronte delle 11.334 del I trimestre 2015), il saldo risulta negativo per 2.117 unità. Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2016 presso il registro delle imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta a 439.808 unità. 

E’ ancora negativo il saldo delle imprese in tutto il Piemonte. E Novara, pur mantenendo il segno meno, è la provincia che sembra dare i maggiori segnali di vitalità. 
In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, nel periodo gennaio/marzo 2016 sono nate in Piemonte 8.924 imprese, a fronte delle 8.567 iscrizioni registrate nello stesso periodo del 2015. Al netto delle 11.041 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio, a fronte delle 11.334 del I trimestre 2015), il saldo risulta negativo per 2.117 unità. Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2016 presso il registro delle imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta a 439.808 unità. 
Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,48%, segnando un lieve miglioramento rispetto al I trimestre dello scorso anno (-0,62%). L’intensità della contrazione della base imprenditoriale piemontese appare, però, ancora una volta superiore a quella rilevata a livello nazionale (-0,21%). 
In un trimestre che tradizionalmente consegna un bilancio negativo all’anagrafe delle Camere di commercio, il numero complessivo delle aziende che hanno cessato la propria attività è risultato, quindi, superiore a quello delle iniziative imprenditoriali nate sul territorio. 
Ciononostante, è possibile scorgere alcuni segnali di miglioramento rispetto a quanto accaduto a inizio 2015: nel I trimestre 2016 si è assistito, infatti, a un incremento del numero di iscrizioni, cui si è accompagnato un rallentamento, seppur lieve, del numero di chiusure. 
«I dati del Registro imprese ci confermano la difficoltà di sopravvivenza delle nostre imprese, sebbene si scorgano dei segnali di miglioramento rispetto a un anno fa – commenta Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte -. Ancora una volta, a resistere sono le imprese più strutturate, quelle con un patrimonio aziendale più solido e una struttura economico-finanziaria in grado di offrire più garanzie per il credito. L’attenzione delle istituzioni deve quindi rivolgersi a tutte le altre aziende, quelle più piccole e meno strutturate, che rappresentano la maggioranza del tessuto imprenditoriale della nostra regione. Le Camere di commercio sono da sempre vicine alle piccole realtà produttive che costituiscono l’eccellenza del nostro territorio, supportandole attraverso strumenti di accompagnamento all’imprenditorialità, agevolazioni nell’accesso al credito, sostegno all’internazionalizzazione, supporto organizzativo nell’ambito della partecipazione alle più importanti manifestazioni fieristiche». 
Provincia per provincia 
Il dato regionale scaturisce dalle flessioni delle basi imprenditoriali di tutte le realtà provinciali. 
Novara (-0,33%) e Cuneo (-0,36%) registrano le contrazioni di entità minore, mentre Vercelli (-0,61%) e Asti (-0,59%) scontano le perdite più intense. I tassi di crescita rilevati per i restanti territori approssimano il risultato regionale: Alessandria -0,53%; Biella - 0,51%; Torino -0,50%, Verbano Cusio Ossola -0,49%. 
Tutti i settori di attività hanno registrato tassi negativi di variazione dello stock. Il turismo (-0,16%) e gli altri servizi (-0,06%), gli stessi comparti che nel 2015 avevano realizzato le performance migliori, scontano le flessioni di minore intensità. Di simile entità appaiono i risultati concretizzati dall’agricoltura (-0,60%), dall’industria in senso stretto (-0,64%) e dalle attività commerciali (-0,65%). Il settore maggiormente penalizzato è, ancora una volta, quello delle costruzioni (-0,94%). 
l.c. 

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