Referendum costituzionale, costituito il comitato dei “tre no”
NOVARA - Il “Coordinamento per la democrazia” provinciale, che di fatto costituisce il “tavolo dei no” al referendum confermativo sulla riforma costituzionale ma che si fa promotore anche della raccolta firme per giungere di fatto all’abrogazione dell’“Italicum”, si è presentato ufficialmente martedì mattina. A illustrare i contenuti dell’iniziativa sono stati Alberto Pacelli e Giorgio Albertinale.
«La storia dell’Italia repubblicana - ha ricordato Pacelli - è caratterizzata da una lunga serie di consultazioni referendarie, tutte per certi versi importanti: dal divorzio all’aborto, sino all’acqua. Questi non lo sono meno, perché è in gioco l’assetto costituzionale del nostro Paese».
Non si tratta, hanno voluto precisare i due promotori, «di un voto pro o contro Renzi, anche se il presidente del Consiglio ha addirittura affermato di essere pronto a lasciare la politica qualora la sua riforma non dovesse passare». E qui Pacelli ha voluto fare un excursus storico, ricordando come in passato solo un personaggio come Charles De Gaulle riuscì ad arrivare a tanto, “traghettando” la Francia verso quella “Quinta Repubblica” dopo il referendum del 1962, «anche se Renzi non è De Gaulle…».
Oltre a sostenere il “no” alla riforma costituzionale, è stato poi illustrato, il “coordinamento” ha avviato la raccolta di firme per l’indizione di due referendum abrogativi riguardanti la nuova legge elettorale da poco approvata. Il primo relativo alla cancellazione del premio di maggioranza (che di fatto assegna il 54% dei seggi alla lista che ottiene la maggioranza relativa dei voti, anche se però ha ottenuto soltanto il 20% dei voti), il secondo che interessa i cosiddetti “capilista bloccati”, e che consente «alle segreterie dei partiti di “nominare” un terzo dei rappresentanti di Montecitorio». E qui Pacelli ha guardato ancora al passato: «Ci troviamo di fronte a qualcosa addirittura peggiore della “legge Acerbo”, la riforma elettorale del 1923 che consentì poi l’anno successivo a Mussolini di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati».
Per Pacelli e Albertinale, infine, «osserviamo quotidianamente come fra la gente sia sempre maggiore il disinteresse verso la politica. Il nostro Paese ha dunque bisogno di tutto fuorché leggi che allontanino ulteriormente i cittadini dalla partecipazione alla cosa pubblica».
Il “coordinamento” sarà attivo nella raccolta delle firme (oltre 750 quelle già ottenute in questi primi giorni, un risultato che i diretti interessati hanno definito «significativo») nel pomeriggio di sabato, dalle 16 alle 19, all’angolo delle Ore e domenica mattina alla fontana alle spalle di largo Costituente.
Luca Mattioli
NOVARA - Il “Coordinamento per la democrazia” provinciale, che di fatto costituisce il “tavolo dei no” al referendum confermativo sulla riforma costituzionale ma che si fa promotore anche della raccolta firme per giungere di fatto all’abrogazione dell’“Italicum”, si è presentato ufficialmente martedì mattina. A illustrare i contenuti dell’iniziativa sono stati Alberto Pacelli e Giorgio Albertinale.
«La storia dell’Italia repubblicana - ha ricordato Pacelli - è caratterizzata da una lunga serie di consultazioni referendarie, tutte per certi versi importanti: dal divorzio all’aborto, sino all’acqua. Questi non lo sono meno, perché è in gioco l’assetto costituzionale del nostro Paese».
Non si tratta, hanno voluto precisare i due promotori, «di un voto pro o contro Renzi, anche se il presidente del Consiglio ha addirittura affermato di essere pronto a lasciare la politica qualora la sua riforma non dovesse passare». E qui Pacelli ha voluto fare un excursus storico, ricordando come in passato solo un personaggio come Charles De Gaulle riuscì ad arrivare a tanto, “traghettando” la Francia verso quella “Quinta Repubblica” dopo il referendum del 1962, «anche se Renzi non è De Gaulle…».
Oltre a sostenere il “no” alla riforma costituzionale, è stato poi illustrato, il “coordinamento” ha avviato la raccolta di firme per l’indizione di due referendum abrogativi riguardanti la nuova legge elettorale da poco approvata. Il primo relativo alla cancellazione del premio di maggioranza (che di fatto assegna il 54% dei seggi alla lista che ottiene la maggioranza relativa dei voti, anche se però ha ottenuto soltanto il 20% dei voti), il secondo che interessa i cosiddetti “capilista bloccati”, e che consente «alle segreterie dei partiti di “nominare” un terzo dei rappresentanti di Montecitorio». E qui Pacelli ha guardato ancora al passato: «Ci troviamo di fronte a qualcosa addirittura peggiore della “legge Acerbo”, la riforma elettorale del 1923 che consentì poi l’anno successivo a Mussolini di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati».
Per Pacelli e Albertinale, infine, «osserviamo quotidianamente come fra la gente sia sempre maggiore il disinteresse verso la politica. Il nostro Paese ha dunque bisogno di tutto fuorché leggi che allontanino ulteriormente i cittadini dalla partecipazione alla cosa pubblica».
Il “coordinamento” sarà attivo nella raccolta delle firme (oltre 750 quelle già ottenute in questi primi giorni, un risultato che i diretti interessati hanno definito «significativo») nel pomeriggio di sabato, dalle 16 alle 19, all’angolo delle Ore e domenica mattina alla fontana alle spalle di largo Costituente.
Luca Mattioli