Sì dell’Unione Europea all’obbligo dell’origine del latte in etichetta

Sì dell’Unione Europea all’obbligo dell’origine del latte in etichetta
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NOVARA - «Un provvedimento che apre nuovi scenari e che valorizza un patrimonio che nelle nostre province è tradizione e che da troppo tempo viene penalizzato da un’insostenibile congiuntura: la zootecnia e il comparto lattiero caseario si legano ancor più al territorio e al suo presente, nel segno di un diritto alla trasparenza che, finalmente, viene riconosciuto alle imprese e ai consumatori». Così il presidente e il direttore di Coldiretti Novara Vco, Federico Boieri e Maria Lucia Benedetti, commentano con estrema positività lo storico via libera dell’Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari perché sono scaduti senza obiezioni alle ore 24 del 13 ottobre i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti.

Venerdì scorso, in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, Coldiretti ha presentato in anteprima le confezioni di latte, burro e mozzarella con le nuove etichette per aiutare i consumatori a scegliere.

Il provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti era stato annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano, organizzata da Coldiretti nel maggio scorso, con la presenza degli allevatori di Novara e Vco.

Le 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia – fra cui gli oltre 25.800 capi del Novarese e i 4.800 del Vco - possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.

Il via libera comunitario – continua la Coldiretti - risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle Politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.

«Come rimarcato dal nostro presidente nazionale Roberto Moncalvo, con l’adozione dell’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta», conclude il presidente Boieri nel sottolineare che «si tratta anche di un importante segnale di cambiamento a livello comunitario sotto la spinta dell’alleanza con la Francia che ha adottato un analogo provvedimento».

«L’obbligo di indicare l’origine in etichetta - continua la Coldiretti - salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.  Il provvedimento salva 120mila posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi che è la voce più importante dell’agroalimentare italiano dal punto di vista economico, ma anche da quello dell’immagine del Made in Italy».

Laura Cavalli

NOVARA - «Un provvedimento che apre nuovi scenari e che valorizza un patrimonio che nelle nostre province è tradizione e che da troppo tempo viene penalizzato da un’insostenibile congiuntura: la zootecnia e il comparto lattiero caseario si legano ancor più al territorio e al suo presente, nel segno di un diritto alla trasparenza che, finalmente, viene riconosciuto alle imprese e ai consumatori». Così il presidente e il direttore di Coldiretti Novara Vco, Federico Boieri e Maria Lucia Benedetti, commentano con estrema positività lo storico via libera dell’Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari perché sono scaduti senza obiezioni alle ore 24 del 13 ottobre i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti.

Venerdì scorso, in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, Coldiretti ha presentato in anteprima le confezioni di latte, burro e mozzarella con le nuove etichette per aiutare i consumatori a scegliere.

Il provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti era stato annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano, organizzata da Coldiretti nel maggio scorso, con la presenza degli allevatori di Novara e Vco.

Le 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia – fra cui gli oltre 25.800 capi del Novarese e i 4.800 del Vco - possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.

Il via libera comunitario – continua la Coldiretti - risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle Politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione.

«Come rimarcato dal nostro presidente nazionale Roberto Moncalvo, con l’adozione dell’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta», conclude il presidente Boieri nel sottolineare che «si tratta anche di un importante segnale di cambiamento a livello comunitario sotto la spinta dell’alleanza con la Francia che ha adottato un analogo provvedimento».

«L’obbligo di indicare l’origine in etichetta - continua la Coldiretti - salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.  Il provvedimento salva 120mila posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi che è la voce più importante dell’agroalimentare italiano dal punto di vista economico, ma anche da quello dell’immagine del Made in Italy».

Laura Cavalli

 

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