La salite del Giro d’Italia

Sulle ruote di Nibali & C. Là dove osano le aquile

Un’occasione per conoscere il Belpaese, i suoi prodotti e i suoi piatti

Sulle ruote di Nibali & C. Là dove osano le aquile
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Tra pochi giorni, il 3 ottobre, parte il Giro d’Italia 2020, spostato in autunno, anziché a maggio, causa Covid. Per tre settimane, fino al 25 ottobre, i ciclisti attraverseranno tutta la Penisola, dalla Sicilia a Milano, passando lungo la costa adriatica e poi attraversando tutto l’arco alpino. Anche tra voi lettori non mancano gli emuli di Francesco Nibali, Gerent Thomas, della maglia rosa uscente Richard Carapaz… e probabilmente seguirete in tv le imprese di questi campioni. Ma la voglia di percorrere quelle stesse salite agli appassionati non manca. Ecco perché, in queste due pagine, abbiamo deciso di metterci in sella e di affrontare “virtualmente” i tanti tornanti della prossima edizione, raccontandovi anche delle bellezze che potreste incontrare. Visto, poi, che per qualche settimana ci saranno ancora delle belle temperature, chissà che non vi venga la voglia di cimentarvi su qualcuna di queste salite. E di approfittarne per assaggiare i prodotti e i piatti delle cucine tipiche.

Là dove osano le aquile

Per quattro volte sopra i duemila metri

Stelvio, Colle dell’Agnello, Col d’Izoard e Sestriere. Sono le quattro salite che nel prossimo Giro d’Italia superano i 2.000 metri. Le ultime tre saranno scalate il penultimo giorno della gara e chi sarà in maglia rosa in cima al Sestriere avrà vinto la corsa a tappe. Ma, visto che saremo già al 24 di ottobre, non si escludono possibili nevicate come già successo negli anni scorsi sulle montagne piemontesi nello stesso periodo. Per chi può, approfitti degli ultimi giorni di settembre (e di caldo) per affrontarle.

Lo Stelvio, la Cima Coppi del Giro

Sicuramente non ha bisogno di presentazioni. Tra gli amanti delle due ruote, la salita dello Stelvio è tra le più note e tra le più ambite: tanti l’hanno già affrontata e altrettanti la sognano… Quest’anno, viene scalato arrivando dalla Val Venosta, quindi dal versante più impegnativo: sono quasi 25 km di cui metà oltre i 2000 metri, quarantotto tornanti da scalare in bici da Prato allo Stelvio alla vetta a quota 2.758 metri, un dislivello di 1.851 metri con una pendenza media del 7,5% e una pendenza massima del 12%. Lo Stelvio venne inserito per la prima volta tra le salite della gara nel 1953 nella tappa Bolzano-Bormio dove Fausto Coppi staccò il leader della classifica Hugo Koblet, conquistò la maglia rosa e vinse il suo quinto e ultimo Giro.E salendo si può anche “familiarizzare” con un altro grande sportivo perché all’uscita del paese di Trafoi si incontra l’hotel Bella Vista della famiglia di Gustav Thöni, leader della valanga azzurra che negli anni ‘70 spopolò nello sci alpino, e sulla cui facciata è stata disegnata la gigantografia della sua firma.Poi a tutta birra verso i 1.215 metri di Bormio, una bella discesa di 22 km, terminata la quale non c’è che l’imbarazzo della scelta: una rilassante seduta alle terme oppure un ottimo pranzo o cena con qualcuna delle prelibatezze della cucina valtellinese, un piatto di pizzoccheri o di polenta taragna.

Il Colle dell’Agnello

Ci spostiamo in Piemonte perché qui, una dietro l’altra, il 24 ottobre i ciclisti affronteranno tre salite oltre i duemila metri: Colle dell’Agnello, Col d’Izoard e Sestriere.La salita al Colle dell’Agnello è lunga 21,3 km, dai 1.292 di Casteldefino allo scollinamento posto a 2.744 metri, per un dislivello di 1.452 metri, una pendenza media del 6,80% e una pendenza massima del 15%. Insomma, una salita davvero impegnativa, soprattutto se a Casteldelfino avete intenzione di arrivare in bicicletta partendo dalla città di Alba come fanno i ciclisti del Giro… L’ultima volta che venne scalata al Giro d’Italia, nel 2016, vide passare per primo l’indimenticato Michele Scarponi.Comunque, se siete ad Alba, approfittatene. Siete in una città Creativa Unesco, cuore del distretto gastronomico di Langhe Roero, rinomato per i suoi prodotti di eccellenza: il Tartufo Bianco è il suo prodotto d’eccellenza, ma ci sono anche grandi vini (Barolo, Barbaresco, Moscato d’Asti e Barbera d’Asti per citarne alcuni), i formaggi Dop (come la Robiola di Roccaverano) e i dolci a base di Nocciola Piemonte Igp.

Il Col d’Izoard

Il punto di partenza per chi vuole scalare l’Izoard è Guillestre: siamo nel dipartimento delle Hautes-Alpes e nella regione Provence-Alpes-Côte d’Azur a una quota di 1.025 metri. La vetta si trova a quota 2.360 metri, dopo una salita di 14,2 km con una pendenza media del 7,1%.

Qui i tratti più impegnativi sono i lunghi rettilinei che non offrono zone d’ombra e i cinque chilometri che portano ai 2.182 metri della Casse Déserte, dove è situato il monumento a Coppi e Bobet, con pendenze comprese fra l’8,5% e il 10%. Gli ultimi due chilometri hanno una pendenza media di poco superiore all’8% con un tratto di 300 metri al 12%. Per chi ha voglia e... gambe, può scendere dall’altra parte e in meno di venti chilometri raggiungere la bella Briançon dove è possibile degustare prodotti tipici della gastronomia alpina, come la tartiflette, uno sformato di patate lesse, cipolla, lardo e del formaggio Reblochon fuso, una pietanza molto sostanziosa per recuperare dallo sforzo fatto.

Al Sestriere

Qui arriva la penultima tappa, a quota 2.035 metri, dopo aver affrontato una salita di 11,4 km al 5,9% di pendenza media partendo da Cesana Torinese per un dislivello di 689 metri. E’ una salita che può vantare un record singolare: è il primo passo sopra i duemila metri sul livello del mare affrontano dal Giro d’Italia nel 1911. Particolarmente impegnativi i due ampi tornanti tra i boschi che aggirano lo sperone roccioso del Monte Crouzore, intorno ai 1.700 metri, con pendenze vicine al 10%, e gli ultimi chilometri. A Sestriere sono giunte diverse tappe del Tour de France e del Giro d’Italia, l’ultima nel 2015 quando a vincere fu Fabio Aru.Arrivati qui, comunque, godetevi lo spettacolo che offre il comune più alto d’Italia con i suoi inconfondibili alberghi, noti come “le torri”, fatti costruire negli anni Trenta dal fondatore della Fiat, Giovanni Agnelli. Rinomata soprattutto come sede di sport invernali, a Sestriere si possono gustare molteplici piatti tipici di quest’area piemontese, tra la val di Susa e la val Chisone, come le Cajettes (gnocchi di patate, ortica, cipolla e farina di segale, solitamente gratinati al forno) o una delle zuppe e minestre che hanno per protagoniste le castagne. Non mancano salumi e formaggi unici come la Bondiola, salume famoso per la sua forma irregolare, o il Murianengo, un formaggio a pasta burrosa con muffe nobili.

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