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Habilita I Cedri: anestesia personalizzata per ogni paziente

Habilita I Cedri: anestesia personalizzata per ogni paziente
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Habilita I Cedri, la casa di cura di Fara Novarese (NO) è uno dei centri d’eccellenza a livello nazionale nell’ambito della chirurgia ortopedica. Per ottenere risultati di livello sempre più alto, è importante che tutte le équipe lavorino in sinergia seguendo un progetto condiviso.

Una delle componenti fondamentali nell’attività della chirurgia ortopedica è legato all’attività di anestesia. In quest’ambito si sta diffondendo la pratica della Prehabilitation, intesa come l’insieme di una serie di valutazioni e di interventi preoperatori che consentono al paziente di affrontare l’intervento in modo sicuro e con un tempo di recupero molto più rapido rispetto al passato. La visita anestesiologica rappresenta uno dei momenti chiave di questo approccio, e abbiamo chiesto al Dr. Gianluca Ragni, responsabile del servizio di Anestesia e Rianimazione di Habilita I Cedri, di spiegarci in cosa consiste la Prehabilitation.

Dr. Gianluca Ragni

«In Habilita I Cedri possiamo parlare di un’anestesia di tipo “taylor made”, studiata sulle necessità e sulle caratteristiche di ogni singolo paziente. Non vengono più utilizzati dei protocolli generalizzati di anestesia, ma le modalità di intervento sono applicate su misura, in base a ogni situazione specifica. Questa particolare prassi permette di dare la massima attenzione a ciascun paziente, massimizzando i benefici dell’anestesia e permettendo, di conseguenza un miglior decorso post-operatorio. In sede di reclutamento vengono analizzate nel dettaglio le caratteristiche e le patologie di ogni caso, con l’obiettivo di garantire la massima efficacia delle cure e un percorso più rapido all’interno della struttura».

Cosa si intende per reclutamento?

«Il lavoro di preparazione di un paziente all’intervento inizia con un’approfondita visita preoperatoria. In questa sede viene spiegato nel dettaglio tutto ciò che il paziente dovrà fare al suo arrivo e, soprattutto, ciò che sarebbe meglio evitasse di fare prima del ricovero. È la fase che noi chiamiamo Prehabilitation, l’insieme di situazioni che permettono di accelerare il percorso di degenza e che favoriscono un più rapido raggiungimento del benessere legato all’intervento operatorio».

Parliamo quindi di un’anestesia calibrata su misura?

«Proprio così. Esistono dei protocolli generali legati all’anestesia che possono essere calibrati in base alle caratteristiche fisiche dele paziente, alla sua condizione e alla sua patologia. A questi si aggiungono poi i protocolli legati alla terapia del dolore e di analgesia post-operatoria, che vengono personalizzati permettendo la ripresa motoria e la possibilità, per il paziente, di tornare il prima possibile alla vita di tutti i giorni».

Quali sono concretamente i vantaggi che si possono avere dall’utilizzo di un’anestesia personalizzata?

«La differenza tra le tecniche di anestesia odierne, rispetto a quelle di alcuni anni fa, sono evidenti. Oggi, salvo situazioni particolari, un paziente che viene sottoposto a un intervento di chirurgia protesica di anca o ginocchio può riprendere a camminare già a distanza di tre ore dall’operazione. Naturalmente il tutto avviene grazie anche alla supervisione e al lavoro dei fisioterapisti che aiutano il paziente nel percorso di recupero. Tornare a camminare dopo tre ore dall’uscita dalla sala operatoria consente una ripresa molto più rapida».

L’obiettivo, quindi, è quello di velocizzare i tempi di recupero?

«Non solo. L’obiettivo è quello di rendere più rapida la degenza del paziente aumentando la qualità delle cure erogate. Lavoriamo per avere un “ospedale senza dolore”, per garantire al paziente di riprendere a camminare subito dopo l’intervento di protesica senza alcun fastidio e, nel giro qualche giorno, di uscire dalla struttura, effettuare la riabilitazione tornando a casa dopo ogni seduta e, nel più breve tempo possibile, tornare all’attività di tutti i giorni».

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