Protesta "IO APRO"

I ristoratori tornano in piazza: dal 7 aprile riapriranno a pranzo e cena

Ieri si è svolta la prima manifestazione a Milano davanti alla Scala. Prossime tappe nelle più importanti città italiane.

I ristoratori tornano in piazza: dal 7 aprile riapriranno a pranzo e cena
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Un tour di cinque tappe che porterà la carovana dei manifestanti di "Io Apro" a toccare alcune delle più importanti città d'Italia. Una serie di presidi in piazza che hanno avuto inizio con la protesta che si è svolta nel corso della giornata di ieri, domenica 28 marz0 2021, a Milano davanti alla Scala. Il mondo della ristorazione (e non solo) ha voluto esprimere tutto il suo dissenso verso le restrizioni governative e si dice pronto, una volta concluse le manifestazioni nelle principali città italiane, a fare fronte unito per riaprire le serrande a pranzo e a cena dal 7 aprile 2021.

Prossime tappe di un movimento di protesta ormai nazionale: Napoli, Bologna, Palermo e, il 6 aprile, Roma.

I ristoratori "disobbedienti", tramite la loro pagina Facebook ufficiale macinano consensi (e polemiche). Ma soprattutto continuano a raccogliere adepti.

La protesta "Io Apro" riparte da a Milano

Ha avuto inizio ieri, domenica 28 marzo 2021, a Milano in piazza della Scala la protesta che porterà la carovana di “Io Apro” in tutte le più importanti città italiane, dal capoluogo lombardo fino a Bologna, Napoli, Palermo e Roma, tappa conclusiva del tour che si svolgerà il 6 aprile 2021.

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Aprire oggi per non fallire domani!“. Questo è il messaggio univoco lanciato dal tour di “Io Apro”, dai suoi organizzatori e dai partecipanti, i quali, una volta terminate le manifestazioni in piazza, sono pronti a riaprire i battenti delle loro attività dal 7 aprile 2021.

“La voglia di tutti è una – afferma Tito El Hawi, uno degli organizzatori – riaprire al più presto le attività, in sicurezza, come volete, perché altrimenti non si va più avanti, perché così non si può andare avanti”. “A noi dicono riaprirete a maggio, ma chi ci arriva?” ha chiesto, fra gli applausi del centinaio di persone presenti, un altro degli organizzatori, Antonio Alfieri.

Per sostenere le spese degli spostamenti in tutto il territorio degli organizzatori del tour di “Io Apro”, è stata aperta anche una raccolta fondi sulla piattaforma GoFund.Me:

“#IoApro per riconquistare la nostra libertà. Siamo l’unica vera opposizione in questo paese, centinaia di multe non ci hanno fermato. Ora riempiamo le piazze di tutta Italia con il nostro tour ed un unico obiettivo: il 7 aprile riaprire tutto. Eliminare il coprifuoco, riappropriarci della libertà di movimento, della libertà d’impresa, dell’istruzione, dello sport, della nostra vita, prima che il paese fallisca. Perché #NOINONSIAMOLORO. Aiutaci a sostenere le spese per gli spostamenti in tutto il territorio e per l’organizzazione della piazza”.

A gennaio la prima mobilitazione nazionale

La protesta ha preso forma a Pesaro, a gennaio 2021, ed è rimbalzata in fretta in ogni parte d'Italia: ad amplificarla anche Twitter con hashtag # #Ioapro1501. Il 15 gennaio 2021 moltissimi ristoratori e baristi hanno tenuto aperti i loro locali violando intenzionalmente le restrizioni Covid e mettendo in conto anche una multa: una ribellione consapevole quindi, che parte dal presupposto in base al quale le restrizioni del Dpcm sono “illegittime”. Una ribellione nazionale che avevano definito "gentile".

Ora la storia si ripete. Nonostante quanto dichiarato da Yuri Naccarella, fra i promotori del movimento, molti locali che a gennaio hanno deciso di trasgredire sono andati incontro a sanzioni:

“Potete continuate a rimanere aperti, nonostante vi impongano dei giorni di chiusura, anzi dovete rimanere aperti, come abbiamo fatto noi, che nonostante le multe siamo rimasti aperti perché la chiusura è assolutamente illegittima”.

A Torino, per esempio, era finita con una sospensione dell’attività per cinque giorni, la protesta #Ioapro1501 per la trattoria Cerere di via Legnano, nel quartiere Crocetta, uno dei ristoranti che aveva aderito all’iniziativa nazionale contro le restrizioni Covid a gennaio.

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Ma non era stata l'unica, anzi.

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