Da Costa: “Io penso solo al Trapani”

Da Costa: “Io penso solo al Trapani”
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E’ diventato il portiere meno battuto della serie B e l’oggetto del desiderio di diverse società di categoria superiore. Ma il portiere del Novara David Da Costa ha un solo pensiero nella testa, la prossima partita: “Io mi concentro solo sul Trapani - ha esclamato - Vivo giorno per giorno e tutte le voci che mi circondano non le sento, penso al campo”.

Più chiaro di così. Perfettamente in sintonia con l’uomo Da Costa: “Sono venuto qui a Novara con l’intenzione di crescere alla scuola italiana dei portieri - spiega – Se lavori bene i frutti arrivano il giorno della partita e se va bene il gruppo ne beneficia anche il singolo”.

Un portiere moderno. Sa prendersi i suoi tempi dopo ogni intervento e con i piedi ci sa fare parecchio: “Ho imparato da mister Cataldi come si cade per prolungare soprattutto la mia carriera - scherza Da Costa – Io mi butto, non guardo se il terreno è morbido anche perchè da piccolo non giocavo su campi belli. Gioco spesso con i piedi? Fino a 12 anni ero attaccante, poi un problemino di asma mi ha messo in porta, non ce la facevo più a correre per 90 minuti...”.

Una statistica parla di un pallone toccato con i piedi per 27 volte in un match: “Vuol dire che i compagni hanno fiducia in me - sorride - Importanti sono le mani, io penso solo a concentrarmi per la squadra. La mia caratteristica è di attaccare la palla, farla respirare, voglio interpretare il ruolo il meglio possibile”. La cosa che balza più all’occhio è la sua freddezza: “Concentrazione e forza mentale, ma dovete essere voi a giudicarmi”. Per essere il primo anno in Italia si è ambientato in maniera sorprendente: “In tutti i posti mi sono trovato sempre bene - risponde – Questa città e questo gruppo hanno subito accolto bene me e la mia famiglia”. Da Costa si sente cittadino del mondo: “Conosco 6 o 7 lingue – racconta - Ho giocato con compagni provenienti da tutto il mondo. E poi a scuola mi piaceva studiarle, come la matematica”.

Zurighese di nascita e portoghese di madrelingua (“torno spesso a trovare mia nonna, che vive in un paese del nord, vicino a Braga”) con i genitori che si sono trasferiti in Svizzera per lavoro. Ha giocato nelle selezioni giovanili elvetiche, ma il suo sogno è vestire la casacca del Portogallo. E se arrivasse una chiamata per l’Europeo? “Prenderei la bicicletta adesso, ma non posso, lunedì c’è la partita - rivela - Spero di vestirla un giorno, non posso che impegnarmi partita per partita, il resto viene da sé”.

Paolo De Luca

E’ diventato il portiere meno battuto della serie B e l’oggetto del desiderio di diverse società di categoria superiore. Ma il portiere del Novara David Da Costa ha un solo pensiero nella testa, la prossima partita: “Io mi concentro solo sul Trapani - ha esclamato - Vivo giorno per giorno e tutte le voci che mi circondano non le sento, penso al campo”.

Più chiaro di così. Perfettamente in sintonia con l’uomo Da Costa: “Sono venuto qui a Novara con l’intenzione di crescere alla scuola italiana dei portieri - spiega – Se lavori bene i frutti arrivano il giorno della partita e se va bene il gruppo ne beneficia anche il singolo”.

Un portiere moderno. Sa prendersi i suoi tempi dopo ogni intervento e con i piedi ci sa fare parecchio: “Ho imparato da mister Cataldi come si cade per prolungare soprattutto la mia carriera - scherza Da Costa – Io mi butto, non guardo se il terreno è morbido anche perchè da piccolo non giocavo su campi belli. Gioco spesso con i piedi? Fino a 12 anni ero attaccante, poi un problemino di asma mi ha messo in porta, non ce la facevo più a correre per 90 minuti...”.

Una statistica parla di un pallone toccato con i piedi per 27 volte in un match: “Vuol dire che i compagni hanno fiducia in me - sorride - Importanti sono le mani, io penso solo a concentrarmi per la squadra. La mia caratteristica è di attaccare la palla, farla respirare, voglio interpretare il ruolo il meglio possibile”. La cosa che balza più all’occhio è la sua freddezza: “Concentrazione e forza mentale, ma dovete essere voi a giudicarmi”. Per essere il primo anno in Italia si è ambientato in maniera sorprendente: “In tutti i posti mi sono trovato sempre bene - risponde – Questa città e questo gruppo hanno subito accolto bene me e la mia famiglia”. Da Costa si sente cittadino del mondo: “Conosco 6 o 7 lingue – racconta - Ho giocato con compagni provenienti da tutto il mondo. E poi a scuola mi piaceva studiarle, come la matematica”.

Zurighese di nascita e portoghese di madrelingua (“torno spesso a trovare mia nonna, che vive in un paese del nord, vicino a Braga”) con i genitori che si sono trasferiti in Svizzera per lavoro. Ha giocato nelle selezioni giovanili elvetiche, ma il suo sogno è vestire la casacca del Portogallo. E se arrivasse una chiamata per l’Europeo? “Prenderei la bicicletta adesso, ma non posso, lunedì c’è la partita - rivela - Spero di vestirla un giorno, non posso che impegnarmi partita per partita, il resto viene da sé”.

Paolo De Luca

 

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