Il 4-3-3 di Baroni riapre il dibattito

Il 4-3-3 di Baroni riapre il dibattito
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NOVARA - La scelta di mister Baroni di puntare deciso sul 4-3-3 che rese dapprima esaltante eppoi desolante l’avventura di Aglietti a Novara ha riaperto il dibattito: questo modulo può adattarsi alla caratteristiche dei “superstiti” (Gonzalez, Buzzegoli, Pesce e Faragò, ma anche Vicari, Manconi e Ludi) della stagione più deludente della gestione De Salvo? Ed allora, senza avventurarci in valutazioni premature, rinfreschiamoci la memoria andando a ripercorrere le evoluzioni tattiche che si sono susseguite nelle ultime tre stagioni azzurre. La grande intuizione di Aglietti di virare sul 4-3-3 arriva l’8 dicembre 2012, alla vigilia di un drammatico Novara-Padova. «Voglio allargare un po’ il gioco là davanti per metterli in difficoltà», aveva anticipato il mister nella conferenza stampa della vigilia. La squadra è reduce da sei sconfitte consecutive, ha imboccato un tunnel di cui non si vede la via d’uscita. Tesser aveva iniziato il campionato con l’abituale 4-3-1-2 delle stagioni migliori senza trovare degli interpreti adatti tra i numerosi volti nuovi estivi. Giaretta l’aveva rimbrottato ad Ascoli, la sera dell’esonero «non è il modulo giusto per questa squadra». Con il 3-5-2 di Gattuso e Perrone le cose però non erano andate meglio, anzi: tre gare altrettante sconfitte, senza troppi alibi di sorta. Aglietti era tornato subito al 4-3-1-2 incassando due beffardi kappaò a tempo scaduto contro Livorno e Modena.

Con il Padova nasce finalmente un altro Novara: agendo sulla destra Gonzalez ritrova d’incanto gli spazi e le magie d’inizio campionato. E soprattutto la staffetta tra Lepiller e Lazzari sull’out mancino si rivela decisamente proficua per i due acquisti estivi, non più gravati dagli oneri del trequartista. E Buzzegoli, da centrocampista centrale, comincia ad inanellare prestazioni sempre più convincenti con Pesce che va frequentemente in gol da interno sinistro. Arrivano 5 vittorie nelle prime 6 gare, ancor prima degli innesti di gennaio. Con gli inserimenti di Crescenzi e Colombo sulle fasce, di Bruno Fernandes interno destro e soprattutto di Seferovic centravanti il Novara si trasforma in rullo compressore. La cavalcata dura sino a metà aprile poi la squadra paga nell’ordine un calo di condizione generale nonchè le sirene di mercato che ammaliano Fernandes, le sofferenze di Gonzalez che sarà operato a fine stagione ed il grave infortunio occorso a Lepiller.

Il 4-3-3 comunque è promosso a pieni voti e riproposto nella stagione successiva quando gli interpreti, ahinoi, sono ben diversi e la musica decisamente differente. Aglietti lo abbandona solo per un posticipo a Carpi scegliendo un 4-2-3-1 che dovrebbe consentire di sfruttare meglio le qualità di Katidis e Rigoni, ma anche in Emilia arriva l’ennesima sconfitta. Dopo il 5-0 di Terni (quando Toscano schiera un 4-3-3 speculare al modulo azzurro) l’attuale tecnico dell’Entella vira su un più razionale 4-4-2 che lo accompagnerà fino all’esonero di Trapani.

Calori opta invece per un 3-5-2 che resiste sino alla pausa di fine anno. A Varese, nel pantano, con il debutto di Sansovini si torna al 4-3-3 che nelle settimane successive esalterà l’estro dell’emergente Manconi. Prima del secondo ribaltone in panchina stagionale si prova anche un 4-3-1-2 con Lazzari (o Lepiller) di nuovo nei panni del trequartista e talvolta Rigoni centrale di centrocampo al posto di Buzzegoli.

«Da qui a fine anno si gioca con il 4-3-3 e basta!» esclama Aglietti durante uno dei suoi primi allenamenti della seconda avventura a Novarello per far ritrovare ai suoi almeno un po’ delle certezze dell’anno precedente. Le cose funzionano per un mesetto, con Buzzegoli e Faragò al top della forma. Poi i gravi infortuni in mezzo al campo di Pesce (che rientrerà ad aprile), Buzzegoli e Laner fanno precipitare le cose. Si ferma anche Lazzari mentre Lepiller e Gonzalez sono ben distanti dal rendimento dell’anno precedente. Dopo il 4-1 di Latina si passa ad un 3-5-2 che viene riproposto per qualche settimana. Nelle ultime partite, invece, il modulo viene scelto più facendo la conta dei disponibili che per reali convinzioni tattiche.

Il resto è storia recente. Toscano lavora per tutta l’estate su un 3-4-3 che viene abbandonato ad ottobre dopo la sconfitta di Sassari. La sfida al Bassano capolista inaugura un 3-5-2 che porta finalmente al gol su azione Evacuo e che verrà riproposto come schieramento iniziale fino a primavera inoltrata, talvolta anche in condizioni di vera emergenza. L’11 aprile a Mantova il “Cannibale” ripropone a sorpresa il 3-4-3 per dare la scossa ad una squadra che a Bergamo si era adattata al non ritmo degli avversari. Il 3-5-2 verrà definitivamente abbandonato dopo la deludente mezzora iniziale di Pordenone con gli azzurri in balia dei friulani. Nel mentre a Bolzano era stata sperimentata con successo la soluzione d’emergenza, da utilizzare nella ripresa, che diverrà il marchio di fabbrica delle ultime rimonte: il 4-2-4 con gli avversari quasi sempre incapaci di fronteggiare il poker d’assi dell’attacco novarese e Dickmann (o Garufo) e Garofalo (o Foglio) efficaci esterni anche in una difesa a quattro.

 

Massimo Barbero

 

 

 

 

 

 

 

 

NOVARA - La scelta di mister Baroni di puntare deciso sul 4-3-3 che rese dapprima esaltante eppoi desolante l’avventura di Aglietti a Novara ha riaperto il dibattito: questo modulo può adattarsi alla caratteristiche dei “superstiti” (Gonzalez, Buzzegoli, Pesce e Faragò, ma anche Vicari, Manconi e Ludi) della stagione più deludente della gestione De Salvo? Ed allora, senza avventurarci in valutazioni premature, rinfreschiamoci la memoria andando a ripercorrere le evoluzioni tattiche che si sono susseguite nelle ultime tre stagioni azzurre. La grande intuizione di Aglietti di virare sul 4-3-3 arriva l’8 dicembre 2012, alla vigilia di un drammatico Novara-Padova. «Voglio allargare un po’ il gioco là davanti per metterli in difficoltà», aveva anticipato il mister nella conferenza stampa della vigilia. La squadra è reduce da sei sconfitte consecutive, ha imboccato un tunnel di cui non si vede la via d’uscita. Tesser aveva iniziato il campionato con l’abituale 4-3-1-2 delle stagioni migliori senza trovare degli interpreti adatti tra i numerosi volti nuovi estivi. Giaretta l’aveva rimbrottato ad Ascoli, la sera dell’esonero «non è il modulo giusto per questa squadra». Con il 3-5-2 di Gattuso e Perrone le cose però non erano andate meglio, anzi: tre gare altrettante sconfitte, senza troppi alibi di sorta. Aglietti era tornato subito al 4-3-1-2 incassando due beffardi kappaò a tempo scaduto contro Livorno e Modena.

Con il Padova nasce finalmente un altro Novara: agendo sulla destra Gonzalez ritrova d’incanto gli spazi e le magie d’inizio campionato. E soprattutto la staffetta tra Lepiller e Lazzari sull’out mancino si rivela decisamente proficua per i due acquisti estivi, non più gravati dagli oneri del trequartista. E Buzzegoli, da centrocampista centrale, comincia ad inanellare prestazioni sempre più convincenti con Pesce che va frequentemente in gol da interno sinistro. Arrivano 5 vittorie nelle prime 6 gare, ancor prima degli innesti di gennaio. Con gli inserimenti di Crescenzi e Colombo sulle fasce, di Bruno Fernandes interno destro e soprattutto di Seferovic centravanti il Novara si trasforma in rullo compressore. La cavalcata dura sino a metà aprile poi la squadra paga nell’ordine un calo di condizione generale nonchè le sirene di mercato che ammaliano Fernandes, le sofferenze di Gonzalez che sarà operato a fine stagione ed il grave infortunio occorso a Lepiller.

Il 4-3-3 comunque è promosso a pieni voti e riproposto nella stagione successiva quando gli interpreti, ahinoi, sono ben diversi e la musica decisamente differente. Aglietti lo abbandona solo per un posticipo a Carpi scegliendo un 4-2-3-1 che dovrebbe consentire di sfruttare meglio le qualità di Katidis e Rigoni, ma anche in Emilia arriva l’ennesima sconfitta. Dopo il 5-0 di Terni (quando Toscano schiera un 4-3-3 speculare al modulo azzurro) l’attuale tecnico dell’Entella vira su un più razionale 4-4-2 che lo accompagnerà fino all’esonero di Trapani.

Calori opta invece per un 3-5-2 che resiste sino alla pausa di fine anno. A Varese, nel pantano, con il debutto di Sansovini si torna al 4-3-3 che nelle settimane successive esalterà l’estro dell’emergente Manconi. Prima del secondo ribaltone in panchina stagionale si prova anche un 4-3-1-2 con Lazzari (o Lepiller) di nuovo nei panni del trequartista e talvolta Rigoni centrale di centrocampo al posto di Buzzegoli.

«Da qui a fine anno si gioca con il 4-3-3 e basta!» esclama Aglietti durante uno dei suoi primi allenamenti della seconda avventura a Novarello per far ritrovare ai suoi almeno un po’ delle certezze dell’anno precedente. Le cose funzionano per un mesetto, con Buzzegoli e Faragò al top della forma. Poi i gravi infortuni in mezzo al campo di Pesce (che rientrerà ad aprile), Buzzegoli e Laner fanno precipitare le cose. Si ferma anche Lazzari mentre Lepiller e Gonzalez sono ben distanti dal rendimento dell’anno precedente. Dopo il 4-1 di Latina si passa ad un 3-5-2 che viene riproposto per qualche settimana. Nelle ultime partite, invece, il modulo viene scelto più facendo la conta dei disponibili che per reali convinzioni tattiche.

Il resto è storia recente. Toscano lavora per tutta l’estate su un 3-4-3 che viene abbandonato ad ottobre dopo la sconfitta di Sassari. La sfida al Bassano capolista inaugura un 3-5-2 che porta finalmente al gol su azione Evacuo e che verrà riproposto come schieramento iniziale fino a primavera inoltrata, talvolta anche in condizioni di vera emergenza. L’11 aprile a Mantova il “Cannibale” ripropone a sorpresa il 3-4-3 per dare la scossa ad una squadra che a Bergamo si era adattata al non ritmo degli avversari. Il 3-5-2 verrà definitivamente abbandonato dopo la deludente mezzora iniziale di Pordenone con gli azzurri in balia dei friulani. Nel mentre a Bolzano era stata sperimentata con successo la soluzione d’emergenza, da utilizzare nella ripresa, che diverrà il marchio di fabbrica delle ultime rimonte: il 4-2-4 con gli avversari quasi sempre incapaci di fronteggiare il poker d’assi dell’attacco novarese e Dickmann (o Garufo) e Garofalo (o Foglio) efficaci esterni anche in una difesa a quattro.

 

Massimo Barbero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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