«Una violenza che non ci appartiene»

«Una violenza che non ci appartiene»
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NOVARA - I “Nuares” rompono il silenzio. A quasi un mese da quel fatidico sabato 5 novembre, che successivamente ha portato all’emissione da parte della Questura di Novara di una serie di Daspo per i noti fatti avvenuti davanti alla Barriera Albertina, il gruppo di supporters del Novara Calcio ha voluto raccontare a mente fredda la sua versione.

E lo ha fatto martedì sera in una affollata conferenza stampa, al bar “Helen Peter’s” di via Pietro Custodi, alla presenza dei legali Giovanni Adami di Udine, Antonio Redaelli di Como e Stefano Gevi di Lecco, i tre avvocati che stanno preparando i ricorsi.

La volontà del gruppo è chiara: «E’ uscita un’immagine che non corrisponde alla realtà – esordisce Alessandro Tartaglia a nome dei “Nuares” – Abbiamo aspettato, su consiglio dei nostri legali, ma vogliamo far emergere quello che è realmente accaduto. Il nostro gruppo non va in giro per la città a sporcare o far danni. La partita con la Spal non c’entra nulla e la dimostrazione è che tutto è accaduto ore e ore dopo. Quel sabato sera eravamo lì per festeggiare con i riminesi, con i quali c’è un’amicizia che dura da anni, senza recare danno a nessuno. Ma a questo punto non c’è stato più permesso».

Il racconto entra nel vivo: «L’intervento delle Forze dell’ordine è stato spropositato, non c’erano avvisaglie di danneggiamenti – prosegue – Alcuni sono stati in Questura fino alle 5 del mattino e alle 7 sono arrivate le Volanti a casa di tre di noi, che hanno subito una perquisizione in cerca di materiale pirotecnico davanti ai familiari e ai bambini. E’ emersa un’immagine di violenza che non ci appartiene, eravamo in giro per divertirci, come l’80% dei ragazzi che hanno continuato a festeggiare alla “Barriera” (il locale in centro città, ndr.)».

I ragazzi si sono rivolti ad alcuni legali specializzati in materia, che hanno illustrato la linea che verrà seguita durante l’iter giudiziario. A nome dei colleghi ha preso la parola l’avvocato Giovanni Adami: «Abbiamo avuto mandato di impugnare i Daspo emessi, tre da cinque anni e uno da tre anni – dichiara – Nelle intenzioni della Questura l’episodio è stato punito con il massimo consentito dalla legge. L’impressione è che si sia pescato nel mucchio. Non c’è stata l’identificazione del sospetto che ha lanciato il fumogeno, né di chi ha fatto i cori contro la Polizia o ancora di chi avrebbe gettato le monetine».

Su una cosa l’avvocato vuole essere chiaro e su un aspetto preciso verterà la portata dei ricorsi al Tar del Piemonte: «Siamo in contesto lontanissimo dalla partita – sottolinea Adami – Dunque, c’è un totale scollegamento con l’evento calcistico che la legge antiviolenza per le manifestazioni sportive ritiene di dover sanzionare. Punteremo forte su questo aspetto. Sono ricorsi impegnativi, ma doverosi. Le ricerche di armi hanno turbato, non poco, i ragazzi. Credo siano provvedimenti ingiustificabili e esagerati».

E’ già stato presentato ricorso alla Corte di Cassazione per un Daspo con obbligo di firma per i fatti all’interno dello stadio, mentre parallelamente verranno impugnati al Tar del Piemonte i provvedimenti dei fatti contestati in centro città.

Paolo De Luca

NOVARA - I “Nuares” rompono il silenzio. A quasi un mese da quel fatidico sabato 5 novembre, che successivamente ha portato all’emissione da parte della Questura di Novara di una serie di Daspo per i noti fatti avvenuti davanti alla Barriera Albertina, il gruppo di supporters del Novara Calcio ha voluto raccontare a mente fredda la sua versione.

E lo ha fatto martedì sera in una affollata conferenza stampa, al bar “Helen Peter’s” di via Pietro Custodi, alla presenza dei legali Giovanni Adami di Udine, Antonio Redaelli di Como e Stefano Gevi di Lecco, i tre avvocati che stanno preparando i ricorsi.

La volontà del gruppo è chiara: «E’ uscita un’immagine che non corrisponde alla realtà – esordisce Alessandro Tartaglia a nome dei “Nuares” – Abbiamo aspettato, su consiglio dei nostri legali, ma vogliamo far emergere quello che è realmente accaduto. Il nostro gruppo non va in giro per la città a sporcare o far danni. La partita con la Spal non c’entra nulla e la dimostrazione è che tutto è accaduto ore e ore dopo. Quel sabato sera eravamo lì per festeggiare con i riminesi, con i quali c’è un’amicizia che dura da anni, senza recare danno a nessuno. Ma a questo punto non c’è stato più permesso».

Il racconto entra nel vivo: «L’intervento delle Forze dell’ordine è stato spropositato, non c’erano avvisaglie di danneggiamenti – prosegue – Alcuni sono stati in Questura fino alle 5 del mattino e alle 7 sono arrivate le Volanti a casa di tre di noi, che hanno subito una perquisizione in cerca di materiale pirotecnico davanti ai familiari e ai bambini. E’ emersa un’immagine di violenza che non ci appartiene, eravamo in giro per divertirci, come l’80% dei ragazzi che hanno continuato a festeggiare alla “Barriera” (il locale in centro città, ndr.)».

I ragazzi si sono rivolti ad alcuni legali specializzati in materia, che hanno illustrato la linea che verrà seguita durante l’iter giudiziario. A nome dei colleghi ha preso la parola l’avvocato Giovanni Adami: «Abbiamo avuto mandato di impugnare i Daspo emessi, tre da cinque anni e uno da tre anni – dichiara – Nelle intenzioni della Questura l’episodio è stato punito con il massimo consentito dalla legge. L’impressione è che si sia pescato nel mucchio. Non c’è stata l’identificazione del sospetto che ha lanciato il fumogeno, né di chi ha fatto i cori contro la Polizia o ancora di chi avrebbe gettato le monetine».

Su una cosa l’avvocato vuole essere chiaro e su un aspetto preciso verterà la portata dei ricorsi al Tar del Piemonte: «Siamo in contesto lontanissimo dalla partita – sottolinea Adami – Dunque, c’è un totale scollegamento con l’evento calcistico che la legge antiviolenza per le manifestazioni sportive ritiene di dover sanzionare. Punteremo forte su questo aspetto. Sono ricorsi impegnativi, ma doverosi. Le ricerche di armi hanno turbato, non poco, i ragazzi. Credo siano provvedimenti ingiustificabili e esagerati».

E’ già stato presentato ricorso alla Corte di Cassazione per un Daspo con obbligo di firma per i fatti all’interno dello stadio, mentre parallelamente verranno impugnati al Tar del Piemonte i provvedimenti dei fatti contestati in centro città.

Paolo De Luca

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