Presto gli Stati Generali dell'acqua: "Coltivazioni a rischio se non interveniamo in 10-15 giorni"
In attesa del riconoscimento dello stato di calamità sono state proposte delle soluzioni immediate
Presto verranno convocati gli Stati Generali dell'acqua. Lo ha deciso la Regione nel suo colloquio con Anbi ((l'Associazione regionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue).
Crisi idrica al centro dell'agenda politica
La Regione ha deciso di istituire gli Stati Generali dell'Acqua per trovare una soluzione decisa e radicale al problema della siccità e della carenza idrica. L'annuncio è arrivato durante l'assemblea annuale di Anbi Piemonte (l'Associazione regionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue) che si è svolta nella Sala Trasparenza di piazza Castello a Torino. Si è trattato di un momento di confronto durante il quale sono intervenuti, oltre ai massimi rappresentanti dei consorzi irrigui piemontesi, gli assessori regionali all'Agricoltura e Cibo (Marco Protopapa), all'Ambiente (Matteo Marnati), alla difesa del suolo (Marco Gabusi).
"Bisogna intervenire entro 10-15 giorni"
"Siamo nell'occhio del ciclone di una situazione drammatica - ha sottolineato Vittorio Viora, presidente di Anbi Piemonte e vicepresidente nazionale. Abbiamo dieci-quindici giorni di tempo per dare una risposta al mondo agricolo, poi le coltivazioni potrebbero essere compromesse. Servono misure immediate per salvare il salvabile, poi interventi strutturali per il futuro: da decenni invochiamo inutilmente la realizzazione di bacini e invasi di raccolta delle acque piovane. La siccità di quest'anno evidenzia una crisi senza precedenti, siamo a un punto di non ritorno. Noi l'allarme l'avevamo già dato nell'autunno scorso e dobbiamo riconoscere che la Regione è intervenuta, ma ora serve un piano a più largo respiro".
Presto gli Stati Generali dell'acqua
Gli Stati Generali dell'Acqua, che saranno organizzati a Torino a fine luglio o a settembre su proposta dell’assessore Marnati, coinvolgeranno tutti i settori interessati (non solo il mondo dell'agricoltura, ma anche quello idroelettrico e idropotabile e gli Enti di Governo a tutti i livelli istituzionali). Da lì si partirà per una programmazione che copra tutto il territorio subalpino, dalle valli alla pianura, e si punterà soprattutto sulla realizzazione di invasi, le casseforti d'acqua cui attingere nelle fasi critiche come quelle che stiamo attraversando. È arrivato il tempo di parlare di questi bacini - ha aggiunto Viora. Dopo la tragedia del Vajont il tema è sempre stato rimosso. "Una situazione d'emergenza mai vista prima d'ora", ha proseguito Mario Fossati, direttore di Anbi Piemonte, oltre che direttore generale di Est Sesia, il Consorzio irriguo più grande d'Italia, che serve la risaia piemontese e lomellina. E ha aggiunto: "Le reti irrigue denunciano una riduzione tra il 50 e l'80 per cento. Con un paradosso: la falda freatica sotto le risaie, se alimentata, potrebbe disporre di un serbatoio d'acqua naturale di estensione venti volte superiore a quella del Lago Maggiore. Non possiamo disperdere questo patrimonio".
Le proposte per l'immediato
In attesa che a Roma siano riconosciuti lo stato di emergenza e quello di calamità, fortemente richiesti dal presidente Alberto Cirio, dal dibattito sono emerse alcune proposte e indicazioni. L'assessore Marco Gabusi ha sottolineato che serve subito una programmazione di mini-invasi e casse di espansione oltre alla trasformazione degli statuti dei consorzi di irrigazione e bonifica, per metterli in condizioni di fruire
dei finanziamenti. Poi una migliore finalizzazione delle risorse, per destinarle alle difese idrauliche. Per Matteo Marnati, che in Regione è anche coordinatore delle attività del tavolo permanente sull’emergenza idrica istituito dal Presidente Alberto Cirio, gli Stati Generali (con l'Anbi che potrebbe fare sintesi di tutti i bisogni) dovranno essere il momento di svolta, favorendo una mappa degli interventi e delle priorità, perché è necessario arrivare a una pianificazione per indirizzare le risorse. Nel frattempo - ha aggiunto - si sta cercando di attingere a tutti i potenziali interlocutori e ai vicini di casa. Come la Valle d'Aosta e la Svizzera, chiedendo loro di rilasciare una parte delle riserve idriche dai loro bacini idroelettrici. Ma la risposta, in entrambi i casi, è stata negativa. Insomma, siamo all'anno zero e da qui è necessario partire per imprimere una svolta. La Regione è già intervenuta con 2,4 milioni di euro per finanziare i consorzi irrigui, come ha ricordato l'assessore all'agricoltura Marco Protopapa. La somma è finalizzata a migliorare le opere esistenti. Intanto sono già pronti 10 progetti per 160 milioni, destinati ai micro-invasi. Ma nell'immediato serve una forte attività con deroghe per incrementare il deflusso minimo vitale di fiumi e laghi.