Tribunale

Delitto del piccolo Leo, la Corte d'Appello: "La madre tollerava tutto"

La madre e il suo ex fidanzato erano stati condannati all'ergastolo

Delitto del piccolo Leo, la Corte d'Appello: "La madre tollerava tutto"
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Per il delitto del piccolo Leonardo, la Corte d'Appello ha reso note le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti della madre e del suo ex compagno.

La Corte d'Appello rende note le motivazioni della sentenza

Delitto del piccolo Leonardo: le motivazioni della condanna. Lo scorso mese di settembre, così come aveva chiesto la procura generale, i giudici della Corte di Appello di Torino avevano confermato l’ergastolo per Gaia Russo e Nicolas Musi, accusati dell’omicidio del piccolo Leonardo, di appena 20 mesi, avvenuto il 23 maggio 2019 in via Trieste a Novara. Di recente si sono apprese le motivazioni dei giudici torinesi, secondo cui Russo avrebbe sostanzialmente “tollerato” le violenze del compagno Musi (l’esecutore materiale) nei confronti del figlioletto e lo avrebbe progressivamente trascurato.

Un omicidio che fece scalpore

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quella mattina di tre anni fa Leonardo sarebbe stato picchiato a morte da Musi, nella casa di Novara, il tutto con la madre che non avrebbe fatto nulla per opporsi. Una “violenza inaudita, non degna di un essere umano”, aveva sostenuto il procuratore di Novara, Marilinda Mineccia, oggi in pensione. L’autopsia aveva stabilito che a provocare la morte del bambino era stato un violento colpo all’addome, con conseguente emorragia al fegato: il decesso era sopraggiunto in meno di mezzora. Sul corpicino il medico legale aveva riscontrato ecchimosi e lesioni un po’ ovunque: sul capo, sul torace, sulla schiena, persino sui genitali. Lesioni che risalivano sì alla mattina stessa del delitto, nell’ambito però di un quadro di maltrattamenti anche pregressi.

Russo e Musi ricorreranno probabilmente in Cassazione

La scorsa estate il sostituto procuratore Paolo Fiore, dopo aver ascoltato in aula Gaia Russo in lacrime, non aveva cambiato idea e il 28 settembre 2022 la Corte torinese ha confermato la condanna già pronunciata a Novara nel marzo 2021. Musi sarebbe l’esecutore materiale, mentre Russo non avrebbe fatto nulla per impedire la tragedia, anzi l’incuria nei confronti del piccolo sarebbe via via aumentata, sfociando in comportamenti violenti. Russo, che attualmente si trova in una comunità protetta ai domiciliari, avrebbe subìto secondo i suoi legali violenze psicologiche. Musi, dal canto suo, ha sempre detto che al momento della morte del piccolo si trovava in un’altra stanza, pur ammettendo alcune percosse. Entrambi, tramite i loro avvocati, si giocheranno con ogni probabilità l’ultima carta, quella del ricorso in Corte di Cassazione.

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