Fondazione Carolina lancia una "rivoluzione digitale" con CYBERJOY
“Oggi i ragazzi stanno attraversando un deserto emotivo che li sta privando dell’empatia necessaria per comprendere gli effetti delle proprie scelte sugli altri coetanei"
Scuole, salute, famiglie e aziende al centro della nuova campagna a tutela dei minori online.
L'iniziativa
Dopo gli orizzonti spalancati dal Metaverso, nel mezzo del dibattito sulle incredibili performance di ChatGpt, Fondazione Carolina lancia una nuova sfida educativa e mette a disposizione strumenti gratuiti per genitori, educatori, insegnanti e studenti. Risorse utili anche per i legislatori, perché supportano sia il diritto all’educazione digitale -a scuola e in famiglia- sia quello alla tutela della salute dei minori, già dai primi mesi di vita.
Un’iniziativa in grado di restituire alla tecnologia un aggiornamento che non si può scaricare, lontano da algoritmi ed intelligenze artificiali: l’umanità.
Insieme per migliorare internet
La Commissione Europea negli ultimi anni ha scelto questo slogan per la promozione del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la Sicurezza in Rete, celebrata in tutto il mondo (circa 100 Paesi). Il prossimo 7 febbraio ricorre il ventennale della campagna internazionale di sensibilizzazione, cresciuta progressivamente rispetto ad un fenomeno sempre più percepito. Parliamo della sicurezza in Rete dei ragazzi, sempre più connessi e, quindi, sempre più esposti ai pericoli online, sin dall’infanzia.
Fondazione Carolina dal 2017 partecipa attivamente alla Giornata del SID, organizzando eventi ufficiali, attraverso campagne sui social e sui media tradizionali e mettendo a disposizione delle scuole e delle famiglie materiali educativi e laboratori didattici.
#CYBERJOY non è un semplice hashtag, ma rappresenta una “rinascita educativa” verso un nuovo umanesimo digitale. Una grande call to action rivolta a tutta la comunità, perché la tutela dei minori online possa diventare un bene comune e una responsabilità di tutti. Un messaggio rivolto alle istituzioni, alle famiglie, alla scuola e a tutti i luoghi abitati dai ragazzi. Milioni di bambini e preadolescenti che frequentano oratori, centri sportivi, attività culturali e spazi di aggregazione, tutti riuniti in nella sterminata community del web.
I dati in possesso di Fondazione Carolina confermano il trend degli ultimi studi di settore sul tempo trascorso in Rete dai teenager, che ormai supera le 6 ore al giorno. Naturalmente a questa media concorre anche l’attività scolastica, ma la sovraesposizione online, fino a 12 ore al giorno, comporta dei rischi evidenti per le nuove generazioni. Dall’insonnia ai cambi di umore repentini, dalla debolezza alla perdita di concentrazione, dall’abbandono dei propri interessi alla modifica delle abitudini alimentari; i sintomi del disagio online sono molteplici e sempre più diffusi.
Sono questi i principali sintomi che mettono a rischio oltre il 10 per cento dei giovanissimi. Dinamiche che possono condurre a fenomeni quali dipendenza da web, adescamento, gioco d’azzardo, challenge estreme, furto d’identità, sexting, cyberbullismo e, più, in generale, condotte violente sul web.
Fenomeni tutti associati a un comune denominatore: la mancanza di gioia. La filosofia “CyberJoy, felici di navigare online”, parte proprio da qui. “Il rapporto distorto tra minori e web - spiega Ivano Zoppi, Segretario generale di Fondazione Carolina - va letto in una cornice più ampia di quella strettamente tecnologica, perché se è vero che non possiamo più distinguere tra reale e virtuale, ogni giorno i nostri figli affidano alla dimensione digitale la propria reputazione, le relazioni e i sentimenti e l’intimità, nonché la costruzione della propria identità”. In questo percorso di crescita i genitori, e più largamente il mondo adulto, hanno delegato il proprio ruolo ai social e alle App, senza badare alle conseguenze di questo vuoto educativo.
“Oggi i ragazzi stanno attraversando un deserto emotivo che li sta privando dell’empatia necessaria per comprendere gli effetti delle proprie scelte sugli altri coetanei. Questo impoverimento dei linguaggi e dei rapporti umani - continua Ivano Zoppi - si traduce in azioni replicate pedissequamente dal web, spesso solo per essere filmate con l’intento di aumentare views e follower”.
Da qui la necessità di proporre un modello positivo, capace di riportare entusiasmo ai ragazzi e a tutta la comunità educante. Ben prima della crisi pandemica, era già in corso una crisi di valori, che negli ultimi anni ha visto aumentare le distanze tra le nuove generazioni e gli adulti, istituzioni comprese. “Siamo partiti dal lessico fatto di paure, divieti e giudizi di questa lunga narrazione, impropriamente costruita attorno al termine Cyberbullismo, per arrivare al suo significato opposto: CyberJoy!”, rivela Ivano Zoppi. Un concetto open, che mette al centro il diritto di bambini e adolescenti a vivere l’esperienza digitale in sicurezza, armonia e con la gioia di condividere emozioni autentiche, anche nella sfera digitale.
L’operazione CYBERJOY si sviluppa attraverso quattro linee d’azione (vedi scheda in allegato):
- Attività nelle scuole
- Giochi per le famiglie
- Connessioni delicate, il progetto nazionale di Salute digitale
- Lo sticker CyberJoy per i promotori della gioia in Rete
Le parole di Paolo Picchio
“Mia figlia, suo malgrado, è diventata il simbolo della lotta al cyberbullismo. Al di là di tutto il dolore che ogni giorno mi racconta la sua mancanza, in questi anni di impegno e di duro lavoro dalla parte dei ragazzi, grazie a Fondazione Carolina siamo riusciti a trasmettere anche molti sorrisi”, commenta Paolo Picchio, padre di Carolina e Presidente onorario della Fondazione a lei dedicata. “La mia Caro amava la vita, la natura e lo sport. Passioni che condivideva con i suoi amici anche in Rete. CyberJoy - conclude Paolo Picchio - sarebbe diventato il suo hashtag preferito, perché fino a quella notte, la gioia era stata la stella polare di ogni sua giornata”.