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Il naufragio nel lago Maggiore diventerà una serie tv israeliana

Il progetto è finanziato con circa 2 milioni di dollari a episodio

Il naufragio nel lago Maggiore diventerà una serie tv israeliana
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Il naufragio nel lago in cui oltre un mese fa persero la vita alcuni 007 ispirerà una serie tv per l'emittente israeliana Yes Tv.

Il naufragio nel lago Maggiore ispira una serie tv

La tragedia tra Arona e Lisanza diventa una serie tv. Mentre su cause ed eventuali responsabilità del naufragio del 28 maggio scorso, quando una barca turistica con a bordo 23 passeggeri, quasi tutti membri dei servizi segreti italiani e del Mossad israeliano, è affondata nel lago Maggiore tra Arona e Lisanza dopo un improvviso peggioramento delle condizioni meteorologiche indaga la procura della Repubblica di Busto Arsizio, si apprende che il network israeliano Yes TV, che ha nel suo archivio prodotti come Fauda e Shtisel, ha ordinato una nuova fiction intitolata “Maggiore” e ispirata alla vicenda ancora avvolta nel mistero.

Un progetto finanziato con ingenti risorse economiche

Quattro le vittime, tra cui la fidanzata dello skipper della barca, un ex agente del Mossad e due ufficiali dell’intelligence italiana. La serie intitolata “Maggiore”, così si apprende, sarà composta da 8 episodi, “ci sono molte più domande che risposte su ciò che è realmente accaduto su quella barca e su ciò che è accaduto dopo l’incidente. Ad esempio, perché Israele ha inviato un aereo privato per evacuare le vittime israeliane?”. La serie si propone di rispondere ad alcune domande scottanti, come il ruolo della donna russa scomparsa nel naufragio e gli scenari che coinvolgono altri Stati. Nel progetto c’è anche un giornalista investigativo che ha accesso a informazioni riservate. Il budget previsto è enorme, circa 2 milioni di dollari per episodio.

Il punto sulle indagini

La procura bustese indaga e poco più di un mese dopo l’apertura del fascicolo l’unico indagato resta lo skipper, Claudio Carminati di 60 anni. Tra le certezze maturate c’è che l’house boat era limitata a una capienza di 15 persone, ma che quella domenica ne ospitava 8 in più. Parti dello scafo, poi, sarebbero state sottoposte a manutenzioni presunte abusive, che secondo i magistrati anziché offrire opposizione alle raffiche di vento, prossime ai cento chilometri, ne avrebbero perfino implementato la forza. La barca, inoltre, batteva bandiera slovena, però dalle banche dati delle immatricolazioni non ci sarebbero conferme. E ancora. Pur danneggiati dalla lunga permanenza della barca in acqua prima del suo difficoltoso recupero, la quantità di documenti a bordo autorizzerebbe molteplici ipotesi tuttora al vaglio degli inquirenti. Infine. Lo skipper avrebbe parlato di un’improvvisa mutazione del tempo. Ma il 20 maggio scorso il bollettino del Centro prealpino annunciava “sviluppo di molte nuvole sui rilievi dove potrebbero verificarsi rovesci o temporali pomeridiani”.

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