A Trecate

Calendari "politici" distribuiti ai bimbi, il presidente del consiglio si scusa

Un fatto avvenuto alcuni giorni fa ma che continua a far discutere ed è approdato in consiglio

Calendari "politici" distribuiti ai bimbi, il presidente del consiglio si scusa
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La questione dei calendari con il logo del Comune di Trecate, donati ai bambini delle scuole dal presidente del Consiglio Giorgio Ingold durante una visita degli alunni in Municipio, lunedì 18 dicembre è tornata in Consiglio comunale per la presentazione da parte dei consiglieri di minoranza di ben cinque mozioni tutte inerenti alla vicenda, anche se con declinazioni diverse.

Lo racconta il Corriere di Novara

La discussione in consiglio

Problema centrale dei tanto discussi calendari è la presenza sugli stessi, oltre che del logo del Comune, di Qr-Code che rimandano alle pagine di propaganda politica di proprietà del presidente del Consiglio.

Prima della discussione delle mozioni lo stesso Giorgio Ingold ha letto una sua dichiarazione, per poi lasciare l’aula per permettere, a suo dire, una discussione più libera da parte di tutti i consiglieri, venendo sostituito nella sua funzione dall’assessore Mauro Bricco.

Le scuse di Ingold

«Chiedo scusa se ho sbagliato senza volerlo - ha detto Ingold - ho commesso una leggerezza e sono dispiaciuto». E ha poi precisato «di aver sempre cercato di essere una figura istituzionale super partes e di rappresentare tutti i consiglieri, anzi a volte sono stato rimproverato dai consiglieri di maggioranza di aver concesso troppo ai consiglieri di minoranza. Sono stato io a richiedere il patrocinio per l’utilizzo del logo e tutte le spese sono state a carico mio. La giunta e i consiglieri di maggioranza non erano a conoscenza della bozza del calendario e neppure dei Qr-Code che rimandano alle mie pagine social».

Le mozioni

Si è quindi passati alle mozioni: quattro sono state discusse singolarmente mentre una è stata ritirata. In sostanza al centro delle mozioni vi era la censura dell’operato del presidente del Consiglio, la richiesta di revoca dell’autorizzazione dell’uso del simbolo del Comune, la richiesta di dimissioni spontanee del presidente del Consiglio comunale e la condanna del post di offesa al presidente della Repubblica Mattarella.

A rispondere è stato solo il sindaco Federico Binatti, mentre tutti i consiglieri di maggioranza, per tutta la discussione, non hanno fatto alcun intervento: «Interverrò una volta sola perché tutte le mozioni si riferiscono alla stessa vicenda. La richiesta era stata fatta per il patrocinio al calendario. L’errore è stato l’inserimento dei Qr-Code che rimandano ai profili personali del presidente Ingold. È stato fatto un errore che non si ripeterà più. Si può sbagliare, Ingold ha chiesto scusa e si è dichiarato dispiaciuto. Questo per quanto mi riguarda è sufficiente. Scuse accettate. E poi per definizione non si può richiedere delle dimissioni spontanee, o si richiedono o sono spontanee».

Dai banchi dell’opposizione il consigliere Raffaele Sacco ha voluto sottolineare che «le scuse sono arrivate almeno con un Consiglio comunale di ritardo e poi non si capisce se tutta la maggioranza si associa oppure no». Giorgio Capoccia, invece, ha rimarcato che nella dichiarazione «lo stesso Ingold ha detto “Chiedo scusa se ho sbagliato”, e quindi quel “se” forse fa ipotizzare che non è certo di aver sbagliato, ma io voglio credere alla buona fede di Ingold».

Marco Uboldi, invece, avrebbe voluto che oltre alle scuse si andasse oltre: «Si doveva porre rimedio, invece nulla è cambiato e accedendo ai link tutto è rimasto immutato con le offese al presidente Mattarella e il sostegno alla Russia».

A sottolineare che si tratta di una questione molto delicata è la consigliera Emanuela Cazzadore: «Possibile che nessuno abbia controllato? Possibile che si possa concedere il patrocinio del Comune e il logo senza sapere come verrà utilizzato? Ora si dovrebbe almeno ritirare l’autorizzazione del logo per uso improprio».

Le mozioni sono state bocciate da tutta la maggioranza compatta, con eccezione di quella riguardante il post offensivo al Presidente Mattarella che non è stata votata dal consigliere di maggioranza Michele Musone e dal consigliere di minoranza Giorgio Capoccia, entrambi militari, che al momento della votazione sono usciti dall’aula consiliare.

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